Quella strage di bambini che non c'è stata
Secondo una notizia rilanciata da Repubblica i tagli alla Sanità in Grecia avrebbero provocato un'impennata nella mortalità infantile, ma un esame attento dei dati smentisce questa affermazione. Ma inchioda il governo di Atene alle sue responsabilità.
“Grecia, strage degli innocenti: +43% di mortalità infantile dopo i tagli alla sanità”. Così qualche giorno fa la Repubblica titolava un articolo di Andrea Tarquini che dava conto dei risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet (“Greece’s health crisis: from austerity to denialism”) e che è stato a sua volta citato in un successivo editoriale a firma di Barbara Spinelli.
Il dato che “ha fatto il titolo” di Repubblica è effettivamente indicato nel paper. Ciò nondimeno l’informazione fornita appare fuorviante. Analizziamo innanzitutto l’andamento della spesa sanitaria procapite in Grecia: nel 2008 era pari a 3.227 $ annui (massimo storico fino ad allora), è ulteriormente cresciuta nel 2009 ed ha subito un modesto taglio nel 2010 assestandosi su un livello largamente superiore a quello del periodo pre-crisi. I tagli più consistenti di spesa sono avvenuti dopo il 2010: in particolare, nel 2011 le risorse destinate al settore sanitario sono risultatate pari a poco più di 2.300 $ a fronte degli oltre 3.000 $ dell’anno precedente.
Fonte: elaborazione su dati Organizzazione Mondiale della Sanità
Per quanto riguarda il tasso di mortalità, se tra il 2008 ed il 2010 si registra una crescita da 2,65 a 3,8 decessi per mille nati vivi, nel bienno successivo il parametro dimiuisce a 2,92 valore nettamente inferiore rispetto al periodo precedente alla crisi e paragonabile ai quello di altri Paesi come Italia e Germania.
Fonte: The Lancet
A fronte di queste evidenze, torna alla mente il vecchio detto: se li torturi abbastanza a lungo, i dati confessano sempre. O, come dicono gli inglesi, che ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le dannate bugie e... le statistiche.
La “notizia” di Repubblica, come prevedibile, ha avuto larga eco sul web ed oggi molte centinaia di migliaia di italiani sono, in buona fede, convinti che in Grecia sia realmente avvenuta una strage di infanti.
E’ peraltro indubbio che, nel medio termine, una riduzione consistente della spesa sanitaria avrà ricadute negative la cui reale entità dovrebbe però anch’essa essere descritta evitando toni sensazionalistici.
Un’indicazione, seppur approssimativa, di quello che potrebbe accadere in futuro, è possibile trarla ipotizzando che nei prossimi cinque anni la ricchezza procapite si riduca di un ulteriore 15%; il reddito procapite in Grecia verrebbe in questo caso ad attestarsi ad un livello analogo a quello attuale di tre Paesi dell’Europa orientale: Polonia, Lettonia e Croazia. In questi tre Stati nel 2011 il tasso di mortalità infantile si attestava a circa a cinque decessi per mille bambini nati vivi ossia il valore registrato in Grecia nel 2002 (nel 1970 era pari a trenta). Senza dubbio si tratterebbe di un passo indietro ma, forse, non precisamente di una “strage”.
E’ peraltro assai curioso che la responsabilità di questo possibile ritorno al passato (recente) venga fatta ricadere su chi “ha la pretesa” che un debito sia onorato e non su chi quel debito ha creato.
Al riguardo, è forse utile porre a confronto la situazione della Grecia con quella della Nuova Zelanda. Nel 1980 la ricchezza procapite dei due Paesi era sostanzialmente allineata, intorno agli 8.300 dollari procapite. Il rapporto debito/PIL in Grecia era di poco superiore al 20% mentre in Nuova Zelanda si attestava intorno al 70%. Nei trent’anni successivi le parti si sono invertite. Al momento dell’esplosione della crisi del 2007 il debito greco era salito al 113% del PIL, quello neozelandese era inferiore al 20%.
Fonte: elaborazione su dati Trading Economics (http://www.tradingeconomics.com/)
La crescita del reddito è andata quasi di pari passo fino al 2007 ma, nell’ultimo lustro, i percorsi si sono divaricati e nel 2012 il reddito della Nuova Zelanda è risultato superiore del 27% a quello greco. Se i governanti greci si fossero dimostrati responsabili come quelli neozelandesi, il Paese avrebbero attraversato indenne, senza necessità di dolorosi tagli, gli anni seguenti all’esplosione della crisi finanziaria. Hanno invece preferito scegliere la strada della spesa “facile”, elargendo, ad esempio, uno stipendio (netto) di 47.000 euro a ciascun dipendente delle ferrovie (che via via accumulavano un debito di 10 miliardi) oppure organizzando nel 2004 i giochi olimpici più costosi della storia con un spesa più che doppia rispetto alle previsioni iniziali e facendo salire la spesa farmaceutica del 9,9% all’anno tra il 2000 ed il 2009 e portandola al 2,6% del PIL (in Italia è all’1,5%). Qualcuno chiederà mai loro conto di questo comportamento?