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POLEMICHE

Quella finta libertà che ci fa dire sempre "no"

Siamo la società dei "senza".
A determinare le nostre scelte
non è una richiesta di senso, ma
solo il voler evitare sacrifici e rischi.

Attualità 18_07_2011
No!

 

«Le genti del bel paese là dove 'l sì suona», così descriveva Dante Alighieri nel Canto XXXIII dell’Inferno la popolazione italiana. Oggi invece a "suonare" sempre più spesso è il no. No tav, No nucleare, No pale eoliche, No discarica, No termovalorizzatori, No strade, No centrali, No carbone, No bocciati, No grazie, etc.

A forza di dire no per molti aspetti la società attuale si può definire come quella dei "senza", vuole le stesse cose della precedente ma sembra rifiutare la parte negativa e/o ciò che l’impegna nel tempo. È l’epoca del sesso senza amore, dell’educazione senza regole, del sesso senza rischi, della famiglia senza matrimonio, della famiglia senza padre e/o madre, dei figli senza genitori, della scuola senza esami, dello studio senza la frequenza, dei cristiani senza praticare, della comunione senza confessione, della morte senza sofferenza, dell’amicizia senza conoscersi, della dieta senza smettere di mangiare, dell’acquisto senza cambiali, dell’investimento in borsa senza rischi, del finanziamento senza interesse, del guadagnare senza lavorare, dell’amore senza età, della ginnastica senza sudare, dell’abbronzatura senza sole. Meno importanti sono le caramelle senza zucchero, le zone senza nucleare (quando non c’è mai stato), della cucina senza chimica, delle bibite senza bollicine, dell’acqua "minerale" senza minerali, della cucina senza grassi, delle vacanze senza prenotazione, della mortadella senza grasso, della birra senza malto, del vino senza alcool, il caffè senza caffeina, le sigarette senza nicotina, dell’uva senza semi, del cioccolato senza burro, del prosciutto senza grasso, della lonza senza pepe (anni fa invece si chiedeva più energia, più vitamine, più latte, più bollicine).

Senza addentrarsi in troppe analisi e riflessioni, quasi tutti accettano di buon grado l’illusione di poter avere la parte positiva delle cose senza quelli che sono ritenuti gli aspetti solo negativi, anche se in fondo si sa che si è di fronte a prodotti e proposte che sono sicuramente diverse dalle originali di cui mantengono solo il nome. Tutto lascia e vuole far credere che alla fine le cose si possono ottenere senza tanti sacrifici e senza rischi: basta trovare la strada giusta o il prodotto giusto.

La realtà che soddisfa sarebbe più complessa e piena di "con": sposarsi con amore, guadagnare con sudore, studiare con sacrificio, dimagrire con rigore, allenarsi con fatica, generare con responsabilità. Invece scegliamo l’altra via, dell’illusione della resurrezione senza passione: il destino è di ritrovarsi all’inizio "sazi e disperati" per divenire nel tempo "affamati e disperati".

Quando a determinare le scelte non è una richiesta di senso ma solo che siano "senza" sacrifici e rischi, inevitabilmente la vita rimane anche "senza" scopi. Le scelte e gioie del passato  rischiano di divenire spesso degli inutili problemi: siete matti a sposarvi? siete proprio sicuri di voler mettere al mondo un figlio? Quando siete in stato interessante  rischiate di vivere nove mesi di esami e domande come se fosse una malattia. Già pensate al secondo figlio? Che farà in futuro? Ora c’è il problema della droga, l’Aids, la flessibilità,il buco dell’ozono. Vi sacrificate per una Laurea che non vale più di qualsiasi altro pezzo di carta? Siamo nel duemila… ancora siete così fesso da cercare di essere onesto e leale? Avete dei valori in cui credete fermamente e siete disposto a confrontarvi e sacrificarvi per questi… allora siete un "fondamentalista intollerante" che non ha capito che tutto è relativo ed ogni cosa ha un prezzo!

Se vi siete comprati casa nuova, non vi faranno i complimenti ma subito qualcuno chiederà quanto pagate di tasse, chi la pulirà, chi annaffierà il giardino. Se vi siete comprata un’auto la prima domanda è quanto consuma, dove la parcheggi, il costo dell’assicurazione, se te la rubano? Vi sacrificate per seguire i vostri figli…vecchie teorie, è la vita a doverli educare! Vi impegnate a lavoro… tutto inutile per fare carriera bisogna essere raccomandati! Proponete idee innovative che possono migliorare l’organizzazione, solo l’illusione dell’ultimo arrivato che si crede di poter cambiare il mondo, al massimo i più generosi vi consiglieranno di andare altrove perché per quell’organizzazione siete sprecati.

Anche se fortunatamente le attitudini e qualità umane sono ben altre ed alcuni non si omologano a questo stile di vita, spesso gran parte degli amici, dei familiari, dei colleghi e/o dei superiori, oltre la cordialità non sarà sinceramente disponibile ad incoraggiarvi e pronta ad aiutarvi nelle vostre scelte “per una vita”, nel cercare di seguire le vostre aspirazioni. Ognuno si limiterà al solo ciò che gli compete, in fondo ognuno teme che in futuro possiate accusarlo di avervi aiutato in una scelta sbagliata: nessuno sa o addirittura si chiede più cosa è giusto.

La coscienza dell’individuo si riduce alla coscienziosità nell’esecuzione del proprio compito, l’inizio di una omologazione che rende spesso tutti uguali nei comportamenti (anche i cattolici); ci si conformano alla "norma" cercando di svolgere professionalmente  il proprio ruolo rimanendo "non responsabili" degli scopi. Privare un’attività del suo scopo significa anche privare chi ne prende parte del suo futuro e lasciarlo agire meccanicamente senza una direzione che dia un senso al sacrificio.

Affinché questo conformismo non venga avvertito come coercizione, è necessario che tutti ci sentiamo "ospiti" dell’unico mondo possibile: ben venga allora l’Universo visto come una sterile macchina termica dove noi siamo un’influente e casuale accessorio e non come il risultato dell’evoluzione continua della Creazione di Dio che avviene tramite la provvidenza e l’opera di ogni uomo. È anche per questo che ben presto decidiamo di adeguarci alle "regole del mondo" senza discutere e senza aspettare che ci venga ordinato: l’obbedienza è massima come pure l’illusione della finta libertà di poter dire sempre "no".