Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
DIFESA DELLA VITA

Quel parroco che suona le campane a ogni aborto

Ci piace l’idea di un rintocco funebre che faccia sapere a tutti che una vita
è stata spenta. Un battito del bronzo funziona meglio di cento prediche.

Attualità 21_10_2011
Campane

Il sito del TgCom del 19 ottobre 2011 (ore 15,57 per la precisione) ha riportato una notizia apparsa sul Quotidiano della Calabria. Pare che il parroco di San Giovanni in Fiore (Cosenza) faccia suonare a morto le campane della sua chiesa, dedicata a Santa Lucia, ogniqualvolta nell’ospedale cittadino viene praticato un aborto.

Dice il lancio, testuale: «È la protesta personale che da qualche tempo il parroco sta conducendo contro le interruzioni di gravidanza che secondo lui vanno contro il dettame della Chiesa Cattolica». Notare quel «secondo lui». L’assenza di una virgola strategica impedisce di capire se il parroco in questione sia contrario a tutte le interruzioni di gravidanza o solo a quelle che «vanno contro il dettame della Chiesa». Noi sappiamo che a) la Chiesa vieta tutti gli aborti artificiali; b) il parroco, essendo un prete, non può interpretare a modo suo questa norma; c) per fare i giornalisti non c’è bisogno di conoscere la sintassi italiana né, figurarsi, la dottrina della Chiesa. Ma torniamo a don Emilio Salatino, il parroco campanaro.

Una domanda sorge spontanea: come fa a sapere quando nel vicino ospedale viene praticato un aborto? Qualcuno all’interno lo informa? In questo caso sarebbe violato il segreto professionale, passibile penalmente. Qualcuna glielo dice in confessionale? In questo caso, palesando il peccato, il parroco sarebbe passibile di scomunica. E se tutto, infine, fosse una bufala? Diciamo che non ci interessa. Diciamo che ci piace l’idea di un rintocco funebre che faccia sapere a tutti che una vita è stata spenta. E che ricordi a tutti gli ammonimenti della Chiesa. Un battito del bronzo funziona meglio di cento prediche e rammenta che la coscienza cristiana non si rassegnerà giammai a un gravissimo peccato, ancorché dichiarato legale con cinque firme democristiane. Un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, al cui orecchio giunge il grido silenzioso degli innocenti, gli angeli dei quali, come dice Cristo nel Vangelo, guardano sempre la Sua faccia.

Ahimè, sappiamo anche che ogni peccato si punisce da solo, è soltanto questione di tempo. La denatalità, tanto per dirne una, l’Occidente la sta già pagando, anche se il saldo terrificante deve ancora venire. Gli scricchiolii li avvertiamo fin d’ora ed è sintomatico che la campana di Santa Lucia provenga dal luogo che vide lanciare i suoi strali apocalittici il beato Gioacchino da Fiore. Sì, è giusto che la campana suoni a morto, perché i bambini mancanti sono quelli che non finanziano le pensioni di un Occidente sempre più intristito da ultracentenari; la loro assenza già provoca la bancarotta di intere nazioni, sommovimenti sociali e instabilità politiche; il vuoto della loro presenza sempre più viene colmato dalle gravidanze islamiche, mentre la Madonna dice drammaticamente a Medjugorje che queste sue apparizioni sono le ultime. Continua a suonare le nostre campane, don Salatino di Cosenza. Forse non sarà un caso se l’iniziativa viene da uno il cui cognome, in tempi migliori di questi, era «Saladino». La cui ora sta forse per scoccare.