Quei laici col ditino sempre all'insù. Ma ci Facci il piacere
Filippo Facci del quotidiano Libero non lo conosco, so solo come la pensa avendo letto diverse sue cose, alcune argute, altre condivisibili, altre ancora né l’una né l’altra. Come questa che riguarda la salma di Padre Pio. Facci esterna il suo «senso di orrore per un Paese in cui si fanno le dirette sulla salma di Padre Pio».
Non vorrei essere nei panni del direttore del quotidiano Libero (anche perché è un amico). Quando dirigeva Il Giornale doveva convivere con opinionisti come Socci e Giordano Bruno Guerri, l’uno fan sfegatato di Gesù e l’altro fan sfegatato di tutto tranne che di Gesù. Anche qui, sto parlando di amici (miei) di vecchia data. Ora che dirige Libero si ritrova ancora Socci, così kattolico da bacchettare perfino il Papa, e (di nuovo) Filippo Facci (Guerri è rimasto dov’era, ma molto più rarefatto).
Filippo Facci del quotidiano Libero non lo conosco, so solo come la pensa avendo letto diverse sue cose, alcune argute, altre condivisibili (da me), altre ancora né l’una né l’altra. Come questa che mi è arrivata via web e riguarda la salma di Padre Pio. Qui (da libero.it) Facci esterna il suo «senso di vergogna e di orrore per un Paese in cui si fanno le dirette sulla salma di Padre Pio che sfila per Roma». Rivela al grosso (si fa per dire) pubblico il suo personale disagio per «quest’aura di superstizione misticheggiante che ancora ci schiaccia nel Sud del Mondo e ai margini dell’Occidente». Fa partecipi tutti del suo dolore per l’Italia, la cui immagine internazionale è stata lordata irrimediabilmente: «le troupe estere ci immortalano, ci riconsegnano a rassicuranti contorni macchiettistici, siamo gli italiani che si agitano attorno a una mummia siliconata che viaggia dalla Puglia a Roma con tanto di scorta armata, siamo la versione 2.0 della credulità popolare ammantata di fanatismo religioso».
E tutto perché siamo un popolo che va in visibilio per uno che è stato fatto santo «a furor di invasati». Il quale, per soprammercato, era in compagnia di uno peggio: «ce n’era anche un’altro più sfigato, Leopoldo Randic». Ora, senza dubbio quell’apostrofo tra “un” e “altro” è attribuibile al copista, così come il cognome Mandic divenuto “Randic”. In ogni caso, ciò nulla toglie all’«immensa ed epocale circonvenzione d’incapaci» a cui al giornalista, sollecito delle sorti patrie, è toccato assistere. Ultimo verso del grido di dolore: «Impossibile rassegnarsi al marketing Padre Pio».
E te pareva, direbbero i romaneschi. Tutti i salmi finiscono in gloria, direbbe il colto e inclita. Sì, perché come ben sa chi ci conosce, tra i fan di Padre Pio e della sua venerata salma ci sono personaggi che hanno studiato, hanno scritto libri stimati internazionalmente. Costoro non hanno affatto schifo ad affollarsi insieme agli «invasati» e agli «sfigati» attorno alle teche dei santi. Specialmente quando hanno un malaccio addosso. Gli altri, gli schifiltosi e gli snob, quando tocca a loro potranno utilmente rivolgersi a Sant’Umberto (Veronesi), anche se, temo, con minor frutto.
Questo popolo di creduloni e fanatici religiosi è macchiettistico solo quando va appresso alle mummie dei santi? Invece, quando va appresso al pallone o alle canzonette (due argomenti nei quali siamo primatisti mondiali) no? Eh, come siamo diversi nelle opinioni, noi italiani. C’è chi si vergogna di appartenere a una razza di inguaribili pallonari e mandolinari, e chi si dispiace fino all’insulto per altre passioni del medesimo popolo. É bene, il divergere: altri popoli, più compatti, hanno sempre dimostrato una propensione a portare il cervello all’ammasso che a noi italiani è sempre stata estranea.
Per quanto mi riguarda, è da quando mi occupo di agiografia (cioè, da trent’anni) che mi sento rivolgere domande da intervistatori (più numerose le intervistatrici) circa il “marketing” legato a Padre Pio (ma anche Medjugorje eccetera), sperando che io ne prenda le distanze. Inguaribile vizio dei cosiddetti laici (cioè, di gente che non sa un tubo di religione per il semplice motivo che non gliene frega niente): dar lezioni di fede ai credenti. Rispondo sempre, e sempre più stancamente, che prima dell’avvento di Padre Pio nei suoi luoghi si moriva di fame. Così come a Medjugorje prima dell’avvento della Gospa (ma anche a Fatima, a Lourdes…). Se ora quella gente ha finalmente (e grazie ai santi) trovato il benessere, dov’è il problema? Eh, i poveri, i poveri… Forse che certuni non sopportano che diventino ricchi?