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LA MEDITAZIONE

Quaresima con il Crocifisso davanti

Si può guardare il volto di Gesù e rimanere estranei a Lui? Si partecipa non solo con un’ammirazione estetica ma per un'attrattiva del cuore.

Attualità 21_03_2011
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Ho iniziato la Quaresima e la sto percorrendo con il volto di Cristo davanti agli occhi. Dapprima è stato il suo corpo crocifisso, dipinto su una grande tavola sette secoli fa da scuola giottesca, e ritornato nella grande cattedrale dopo varie vicissitudini.

Chi ha dipinto il grande legno vi ha espresso una intensità affettiva che è diventata disegno e colore nel tratto sinuoso, delicato e fine; la Croce sulla quale Cristo è appeso vibra come una carne appena placata dopo la sofferenza. Nei giorni seguenti è stato il volto sofferto di Cristo nel vangelo delle tentazioni e nel volto teso e sofferto di alcuni malati e di qualche persona appesantita anch’essa dalla tentazione.

Infine, in questa seconda domenica di Quaresima il Vangelo mi illumina con il Volto trasfigurato sul monte, ma anche nell’espressione di qualche persona che ho visto vibrare per la gioia di un incontro.

Si può guardare il volto di Gesù e rimanere estranei a Lui? Avendo davanti quel Cristo, si può ancora partecipare a una liturgia come rimanendone fuori? Si partecipa non solo con un’ammirazione estetica e un’attenzione devota, ma per una attrattiva del cuore che porta a riconoscere Colui che è.

Questa Quaresima ci è piombata addosso in modo sorprendente dal fondo al calendario, come non dovesse più arrivare, e adesso ci sta prendendo da tutte le parti, fino al dramma confuso e pericoloso della Libia e fino al terremoto e maremoto con minaccia di esplosione nucleare in Giappone.

La parola di Dio annuncia il mistero di Cristo che condivide con noi la vita e la tentazione, arriva al sacrificio totale con la Passione e Morte, e si spalanca nella risurrezione. Viene annunciata la redenzione e la conversione, vengono proposte le buone opere di una vita rinnovata nel Battesimo, ricostruita nella Penitenza e ritemprata nella Eucaristia.

Il Cristo continua a guardarci nella sua dolce imponenza di Crocifisso. Vorremmo averlo davanti agli occhi sempre, a guardarci e a guardarlo sopra l’altare della celebrazione. Lui che ci fa popolo. Lui che non solo mostra ai discepoli che lo attorniano il suo Corpo e le ferite da cui sgorgano sette rivoli di sangue, ma dona la sua vita nei sette sacramenti.

Lui che dona il suo corpo nell’Eucaristia. Percorriamo il cammino che ci fa diventare suo popolo fino alla terra promessa della Pasqua. I discepoli si stringono a lui, a immagine delle figure dipinte ai lati della croce, Maria e Giovanni. Siamo sue ossa e sue membra, nel tormento dei fatti che accadono, nel clamore delle nostre esigenze e nella penitenza dei nostri peccati.