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L'INIZIATIVA

Quaranta giorni per salvare vite

 “40 days for life” (quaranta giorni per la vita) è l'iniziativa nata negli Usa per salvare vite umane dalla pratica dell'aborto. Gruppi di preghiera, per 40 giorni, seguono un programma di digiuno, preghiera, penitenza e apostolato nelle comunità locali, per trovarsi di fronte alle cliniche abortiste, nelle chiese e in famiglia. E i miracoli avvengono, a centinaia.

Vita e bioetica 12_03_2016
40 Days for Life

Immaginate di vedere un uomo che si avvicina a un gruppo di persone che stanno pregando fuori da una clinica abortista di Indianapolis: lacrime di gioia solcano il suo volto illuminato da un grande sorriso. “Io e mia moglie eravamo dentro quella clinica l’anno scorso per programmare un aborto, ma poi abbiamo visto voi che stavate pregando e abbiamo deciso di non fare quella scelta. Ora mia figlia ha tre mesi!”

Sembra una storia da romanzo, in realtà è solo una dei tanti veri e propri miracoli della vita avvenuti nell’ambito della “40 days for life” (40 giorni per la vita), un’iniziativa che viene dagli Stati Uniti e che coinvolge migliaia di persone in tutto il mondo in una grande maratona di preghiera e attivismo con un unico grande obiettivo: implorare l’aiuto di Dio perché venga messa fine alla piaga dell’aborto e salvare vite umane. Un evento davvero straordinario che mostra che con la preghiera e alcuni piccoli gesti è davvero possibile fare la differenza tra la vita e la morte per tanti nostri fratelli indifesi. La campagna 2016 – tutt’ ora in corso, terminerà il 10 marzo – parla già di circa 300 bambini salvati in pochi giorni.

“40 days for life è un’esperienza che mette in azione il desiderio di cooperare con Dio nel realizzare il suo desiderio di porre fine all’aborto,” spiegano gli organizzatori. “Il nostro obiettivo è quello di riunire il corpo di Cristo in uno spirito di unità in 40 giorni di preghiera, digiuno e attivismo pacifico in un atteggiamento di penitenza, per chiedere l’aiuto di Dio nel cambiare i cuori e le menti da una cultura della morte a una cultura della vita e così porre fino all’aborto”.

Il programma è molto semplice: pregare e digiunare, vegliare senza sosta, fare apostolato nelle comunità locali. Il motore di tutto è la preghiera: i partecipanti si ritrovano fuori dalle cliniche abortiste, nelle chiese, ma anche privatamente o in famiglia. L’organizzazione mette a disposizione per ogni giorno della maratona una speciale traccia di preghiera preparata da fedeli, sacerdoti cattolici e pastori di altre denominazioni cristiane: tutti uniti in questa grande preghiera per la vita. 

Alla preghiera si affianca la testimonianza pubblica. I partecipanti sono incoraggiati a vegliare a turno fuori da una clinica abortista della loro città in modo da coprire le 24 ore della giornata per tutta la durata della campagna e a sensibilizzare la loro comunità con iniziative di apostolato. 

Nel nostro Paese c’è chi dice che tutto questo non serve a nulla… I risultati di 40DFL parlano da soli e sono davvero emblematici degli straordinari miracoli che può ottenere una preghiera costante, unita al desiderio di mettersi a disposizione di Dio. Dal 2007 nell’ambito di 40DFL – dati alla mano – sono stati salvati più di 11 mila bambini nel corso di quasi 4000 campagne che hanno coinvolto 607 città in 32 Nazioni. Non solo, circa 69 cliniche abortiste hanno dovuto chiudere i battenti e 127 impiegati hanno deciso di licenziarsi.

Una di queste è Ramona Trevino, che dirigeva una clinica abortista a Sherman in Texas prima di licenziarsi grazie a una veglia che si teneva fuori dalla clinica Planned Parenthood dove lavorava: “Ho lavorato qui per circa 3 anni e in questo tempo qualcosa si agitava nel mio cuore, ma avevo deciso di ignorarlo, perché sapevo che avrei dovuto guardare in faccia la verità e andarmene e questo mi spaventava,” spiega. Nel frattempo Ramona aveva ricominciato ad avvicinarsi alla fede, alla preghiera e alla lettura delle Scritture. “Grazie alla veglia no-stop che si teneva fuori dalla clinica nei 40DFL ho dovuto affrontare la realtà di ciò che stavo facendo. Una sera dopo il lavoro ho avuto il coraggio di parlare con i veglianti e tornata a casa tutto ha iniziato ad avere senso: non ho mai sentito così tanto la forza della preghiera come in quei giorni in cui le persone si erano impegnate a pregare per me. Grazie alla loro preghiera ho sentito sempre più crescere l’inquietudine del mio cuore fino a quando ho deciso di licenziarmi”. Dopo il suo licenziamento la clinica di Sherman ha chiuso i battenti.

Di fronte ad aziende che sulla morte di bambini innocenti fatturano centinaia di milioni di dollari, una veglia silenziosa, qualche cartello e una mano tesa possono sembrare poca cosa… In realtà la straordinaria forza della preghiera e dell’attivismo sono stati la salvezza per Ramona e per tanti bambini che ora possono sorridere alle loro mamme.

A Las Vegas una coppia ha lasciato la clinica abortista e si è diretta dai veglianti che li hanno informati delle possibilità di aiuto e sostegno a madri in difficoltà nella zona. Hanno parlato per due ore con i volontari e non hanno più fatto ritorno alla clinica. “Una vita salvata vale certamente lo sforzo e la fatica,” commentano i veglianti.

Un gruppo di otto persone stavano pregando fuori da una clinica di Cleveland, quando una macchina lascia il parcheggio e si ferma: la donna al volante abbassa il finestrino e mostra un larghissimo sorriso: “Ho deciso di tenere il mio bambino,” racconta piena di gioia. I volontari raccontano: “Solo Dio sa se la vita di un bambino sarebbe stata salvata se lì non ci fosse stato nessuno,” raccontano i volontari. “Quello che sappiamo è che il numero di persone che si presentano per chiedere un aborto crolla quando i ‘guerrieri della preghiera’ sono sul marciapiede. Dio dà ascolto e risponde alla nostra preghiera e bambini vengono salvati. 

A Wilmington una coppia era in attesa del secondo figlio e la madre, in preda a un crollo emotivo, aveva deciso di abortire senza il consenso del marito, che pregava che qualche volontario fosse fuori dalla clinica per toccare il cuore della moglie. Quando lei si accorge che nel parcheggio della clinica alcune persone stanno pregando il Rosario scoppia in lacrime e torna indietro. Così il padre dopo qualche mese si presenta ai volontari sul marciapiede: Mio figlio è vivo grazie a voi e ora ha 10 mesi. Sono qui per aiutare a salvare la vita di altri bambini”.

Per dirla con le parole di una volontaria della Florida: “Non puoi mai sapere cosa può succedere quando decidi semplicemente di stare sul marciapiede e pregare”.