Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Paolo VI a cura di Ermes Dovico
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Cent’anni fa

Quando i vescovi francesi condannarono il laicismo

Contro il laicismo è meglio adottare una linea morbida oppure una guerra aperta? Un articolo dell’abbé Claude Barthe per la rivista Verbo affronta la questione, ricordando la scelta fatta dal mondo cattolico francese un secolo fa.

Dottrina sociale 28_05_2025

Torniamo alla Quas primas (1925) di Pio XI che quest’anno compie 100 anni. L’abbé Claude Barthe torna sull’argomento con un interessante articolo dal titolo Quando i vescovi di Francia condannarono il laicismo [Cuando los obispos de Francia condenaron el laicismo] pubblicato nell’ultimo numero della rivista madrilena Verbo. L’interesse deriva da una questione strategica ricorrente: contro il laicismo è meglio adottare una linea morbida oppure una guerra aperta?

Nei mesi precedenti la pubblicazione della Quas primas, che avvenne in dicembre, si formò in Francia l’ACA, Assemblea di Cardinali e di Vescovi. Erano ancora vivi gli sconvolgimenti prodotti dalla legge sulla separazione tra Chiesa e Stato del 1905 che aveva stabilito la legge sull’educazione, privando i genitori dei loro doveri e diritti; la legge sulla secolarizzazione che spogliava la Chiesa dei suoi beni e sanciva la rottura tra la società e la Chiesa; la legge sul divorzio che legalizzava l’adulterio e la legge sulla secolarizzazione degli ospedali che privava gli ammalati del sostegno spirituale e dei sacramenti in punto di morte. L’ACA, il 10 marzo 1925, rese pubblica una dichiarazione sulla “cosiddetta legge sulla laicità e i mezzi che devono essere adoperati per combatterla”. Nel febbraio dell’anno precedente era nata anche la Federazione Nazionale Cattolica (FNC), un’ampia aggregazione di cattolici.

In quei mesi c’era quindi una grande mobilitazione del mondo cattolico francese contro il laicismo, che era stata condannato nel 1922 dall’enciclica Ubi arcano di Pio XI, il cui motto era “Pax Christi in Regno Christi”, ma prima ancora dalla Immortale Dei di Leone XIII. Questa grande mobilitazione si trovava davanti a due linee strategiche: non contestare la legge alla radice ma puntare su leggi benevolenti, oppure dichiarare guerra aperta e unanime contro il laicismo. La prima soluzione non teneva conto che gli effetti del laicismo si attuano nel tempo e in modo diverso, ma se il principio si mantiene non ci sarà scampo.

La posizione che alla fine venne assunta fu quella di realizzare una pressione conservatrice, in pratica fu scelta la prima via. Barthe spiega i motivi politici interni al mondo cattolico di allora, ma in aggiunta fa notare anche un aspetto interessante. Già nella dichiarazione dell’ACA c’era una calcolata ambiguità: vi si dice che il cattolico possa sostenere la repubblica, la monarchia e l’impero, basta che non sia socialista, comunista o anarchico e, inoltre, che egli deve servire lealmente i governi se operano per il bene temporale e spirituale dei sudditi. Con il che la nuova laicità veniva già accettata.

Stefano Fontana