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LA PARATA DELLA VITTORIA

Putin fa il bullo con l'Europa e fa l'occhiolino alla Cina

La settantesima Parata della Vittoria con cui la Russia ha celebrato la sconfitta della Germania nella Seconda guerra mondiale verrà probabilmente ricordata per la muscolare esibizione militare, per l’assenza degli occidentali e per la decisa virata verso est di Putin al cui fianco era seduto il presidente cinese Xi Jimping.

Esteri 11_05_2015
La Parata della Vittoria a Mosca

Il primo elemento rientra perfettamente nell’ottica della nuova guerra fredda in atto tra Russia e Occidente in seguito alla crisi ucraina. Come accadeva negli anni del confronto bipolare a Mosca sono sfilati nuovi mezzi militari e soprattutto il nuovissimo carro armato T-14 (apparso a dire il vero meno innovativo di come era stato presentato) e un moderno veicolo corazzato da combattimento. Mezzi di ultima generazione mentre in Occidente ci si è limitati ad ammodernare carri e cingolati di almeno 30 anni or sono. L’esibizione dei tanti nuovi mezzi russi (dai semoventi d’artiglieria ai blindati antimina) conferma la volontà di Vladinir Putin di aggiornare le forze armate ma darà anche molte frecce all’arco degli anglo-americani impegnati (in modo anche un po’ sopra le righe) a dipingere la minaccia russa come imminente e diretta all’Europa.

Alla parata erano assenti quasi tutti i leader dei Paesi della Nato esclusi i presidenti ceco e slovacco anche se tra gli europei non sono mancati Paesi che hanno presenziato con i propri leader come Serbia., Macedonia e Cipro mentre Putin ha ringraziato “i popoli di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti per il loro contributo alla vittoria" e quanti in altri Paesi, compresa la Germania, combatterono contro il nazismo. Con ambiguità Italia e Francia hanno inviato a Mosca i ministri degli Esteri che però non hanno partecipato alla parata limitandosi a portare fiori sulla tomba del milite ignoto. «Era giusto e doveroso per l'Italia esserci ma al tempo stesso era giusto che le forme della partecipazione tenessero conto dell'annessione della Crimea», che rimane «inaccettabile» e «delle pressioni sull'Ucraina», ha detto Paolo Gentiloni. L’Italia è contraria a isolare la Russia e subisce forti danni dalle sanzioni imposte dalla Ue ma non ha il coraggio di rifiutarsi di applicarle come ha fatto, ad esempio, la Serbia nonostante le pressioni statunitensi.

In fatto di ambiguità nei confronti della Russia anche Germania e Francia non scherzano. Poche ore dopo la Parata della Vittoria è giunta a Mosca Angela Merkel, che dopo l’immancabile tributo al milite ignoto ha avuto un incontro con Putin in cui si è parlato di Ucraina ma soprattutto di relazioni economiche. L’ostilità degli anglo-americani e le ambiguità della Ue stanno portando Mosca a legarsi in modo sempre più stretto a Pechino come ha rilevato con una lettera al Corriere Silvio Berlusconi alla vigilia della parata. «Quella tribuna sulla Piazza Rossa non certificherà l’isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell’Occidente. Davvero pensiamo, dopo decenni di guerra fredda, che sia una prospettiva strategica lucida quella di costringere la Russia ad isolarsi? Costringerla a scegliere l’Asia e non l’Europa?».

Non stupisce quindi che Putin abbia definito nei giorni scorsi la Cina «partner strategico cruciale» e che a margine della Giornata della Vittoria siano stati firmati accordi bilaterali che spostano in modo irrevocabile l’asse degli interessi russi verso l’Asia. Oltre a joint venture in settori agricoli, commerciali e aeronautici l’intesa assume un evidente sapore politico soprattutto dove prevede finanziamenti per 25 miliardi di dollari alle aziende russe colpite dalle sanzioni di Usa e Ue. Inoltre verrà costruito un secondo gigantesco gasdotto che porterà a Pechino 30 miliardi di metri cubi di gas siberiano all’anno per 30 anni: un progetto che si affianca all’altro mega gasdotto noto come "Potenza della Siberia", la cui costruzione è già iniziata e che porterà in Cina 39 miliardi di metri cubi l'anno per 30 anni per 400 miliardi di dollari.

Numeri che pesano forse di più dei 200 mezzi militari pesanti e 16 mila militari che hanno sfilato sulla Piazza Rossa, solo la più importante delle parate tenutesi il 9 maggio in 150 città russe. Se il gas e gli interessi russi si allontanano dall’Europa i primi a rimetterci, in termini energetici e di export, saranno proprio gli europei che appaiono però troppo timidi per contrastare le pressioni degli statunitensi i quali, come i britannici, hanno storicamente sempre cercato di evitare le intese euro-russe e che nel Vecchio Continente si affermassero potenze egemoni o alleanze molto forti. Al tempo stesso, l’incapacità europea di sviluppare una leadership credibile in grado di sottrarsi alla pesante influenza di Washington e di risolvere negoziando direttamente con la Russia la crisi ucraina, obbliga Mosca a legarsi pericolosamente a Pechino. Già oggi la presenza di cittadini cinesi in Siberia è pericolosamente elevata: una prospettiva non certo rassicurante considerato l’incremento demografico cinese e il decremento della popolazione russa. L’aumento della dipendenza dell’economia russa dal mercato cinese (anche in termini di export militare) influirà presto anche sull’autonomia strategica russa che dovrà necessariamente tenere conto dell’ingombrante partner.