Protesta contro il Green Pass, in piazza in 80 città
Contro l'obbligo di Green Pass, gli italiani scendono spontaneamente in piazza in 80 città. Nessun partito o movimento ha organizzato una protesta, nata dal passaparola. Analoghe manifestazioni in Francia, Israele e Australia.
Ci si poteva anche attendere una reazione delle piazze, dopo un anno e mezzo di restrizioni imposte per contenere la pandemia di Covid. La politica del Green Pass obbligatorio, alla fine, ha fatto scendere in piazza, in 80 città, anche gli italiani. Una settimana fa erano stati i francesi, con proteste molto più energiche e talvolta anche violente. E nel resto del mondo si registrano manifestazioni (e scontri) in Australia e in Israele, nel primo caso per un infinito lockdown, nel secondo per la reintroduzione del Green Pass.
In Italia, prima di tutto, da Nord a Sud, le persone scese in piazza sono state decine di migliaia. Non esistono ancora cifre ufficiali sul numero dei partecipanti, ma solo a Milano erano 9mila, a Roma almeno 3mila (stima della questura, solitamente la più prudente), a Torino circa 5mila (e un migliaio almeno erano scesi in piazza due giorni prima), a Genova almeno 2mila, a Bologna almeno 2mila, a Firenze almeno 1000, a Napoli piazza Dante era piena. Il balletto sulle cifre reali continuerà ancora molto a lungo. Le questure tendono a sottostimare, come sempre accade in tutte le manifestazioni, ma in questo caso anche i media fanno di tutto per minimizzare la portata dell’evento.
Un altro grave ostacolo, per ricostruire la giornata di ieri, è la tendenza dei media a confondere (volutamente?) i termini della protesta. Le manifestazioni, organizzate sui social network, non avevano alle spalle alcuna sigla politica, ma nelle cronache spuntano sempre i nomi di Forza Nuova e Casa Pound. C’erano militanti di entrambi i partiti, la loro presenza è ampiamente documentata, ma non era una manifestazione del partito neofascista. Negli slogan di quasi tutti i manifestanti, da Nord a Sud, si manifestava semmai contro il nuovo autoritarismo del governo. “Libertà” era la parola più gridata e scandita. Con un incredibile esercizio di bis-pensiero, un titolista di Open (il quotidiano online di Enrico Mentana) ha aperto con “No al Green Pass, insulti a Draghi e svastiche”. Le svastiche c’erano: come atto di accusa contro un decreto che sa di nazismo, di discriminazione sistematica. Ma chi legge pensa che fossero i nazisti a scendere in piazza. Infine, la stessa definizione di “manifestazioni no vax”, ripetuta tantissime volte, cela il vero scopo della protesta, che è rivolta contro l’obbligo di green pass, non contro il vaccino. E’ una protesta contro l’esclusione dettata dallo Stato, da gran parte dei luoghi pubblici, di chi non è vaccinato. E vi hanno partecipato anche moltissime persone già vaccinate, per altro.
Nonostante l’organizzazione improvvisata, l’assenza di un movimento strutturato (con un suo servizio d’ordine) e la tensione del momento, gli incidenti sono stati pochissimi. Un tafferuglio fra manifestanti e militanti di Forza Italia a Pescara e a Roma un tentativo di sfondare il cordone della polizia in via del Corso sono però notizie che ieri hanno dominato la narrazione mediatica dell’evento.
La stessa protesta contro l’obbligo di Green Pass è avvenuta anche in Francia, il primo Paese ad adottare questa misura. Dopo una settimana di proteste e disordini, scatenati soprattutto dai gilet gialli, ieri in tutte le piazze francesi sono scesi almeno 161mila. A Parigi sono scoppiati nuovi scontri nel corso della marcia dei manifestanti verso la (ex) Bastiglia. Che in Francia ci sia aria di rivoluzione si sente da anni, da quando erano scoppiate le prime proteste dei gilet gialli. A cavallo del 14 luglio, slogan come “noi siamo il popolo del 1789” e immagini di ghigliottine (per la classe politica attuale) sono diventate comuni. Anche se, paradossalmente, sono rivolte contro una classe politica progressista che è degna discendente diretta dello spirito del 1789.
In Israele, primo Stato ad imporre l’obbligo di Green Pass in febbraio, già allora erano scoppiate proteste massicce. Ora che l’obbligo è stato reintrodotto, a causa della crescita dei contagi da variante Delta, una manifestazione non autorizzata si è tenuta, venerdì, di fronte alla residenza del premier Naftali Bennett e fatta sgomberare dalla polizia, anche con momenti di grande tensione.
In Australia si sono svolte proteste imponenti in tutte le principali città del Paese, soprattutto Sydney, Melbourne e Brisbane. La causa, in questo caso, non è il green pass, ma il prolungato lockdown, che dura già da cinque settimane. Da quando ha incominciato a diffondersi il contagio della nuova variante Delta, il governo, considerando che solo il 14% della popolazione è vaccinato, ha chiuso di nuovo tutto. Dopo cinque settimane molti australiani hanno perso la pazienza. A Sydney, in particolar modo, sono scoppiati scontri fra manifestanti e polizia.