Previsioni sbagliate? Adesso è colpa della primavera
Siamo abituati a dare per certi gli scenari di cosa accadrà nel secolo e sorprende dover constatare che ancora oggi sbagliamo le previsioni meteo a breve scadenza. Il mestiere del meteorologo ha una difficoltà in più: la comunicazione.
Quest’anno le previsioni meteorologiche per l’ultimo fine settimana di aprile annunciavano maltempo ed invece le condizioni meteo non sono state negative nell’intensità prevista. L’errore è analizzato nell’articolo pubblicato in prima pagina, il 28 aprile 2014, dal Corriere della Sera, dal titolo Pasqui (Cnr): «Perché noi meteorologi a volte sbagliamo?».
Visto che siamo abituati ad assumere per certi gli scenari di cosa accadrà nel secolo, sorprende dover constatare che ancora oggi sbagliamo le previsioni meteorologiche a breve scadenza. Ma questo non è un evento unico, accadde ad esempio anche nel 2011: dopo che i famosi meteorologi inglesi avevano previsto pioggia, il matrimonio di Kate e William avvenne sotto il Sole, analogamente a quanto successe dopo pochi giorni in Italia alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Di errore si parlò ad aprile 2013 (clicca qui), anche in quello del 2009 (sia per la riviera romagnola sia per la Versilia).
Ma non pensate sia solo un problema del periodo pasquale, analoghi problemi si sono avuti con la previsione della neve. Come non ricordare nel 2012 il Sindaco Alemanno (clicca qui) ed analogamente nel 2010 per il Sindaco Matteo Renzi (clicca qui). Se parliamo poi del periodo caldo, recentemente possiamo ricordare quanto successe nel luglio 2013 (clicca qui) e nel giugno 2010 (clicca qui). In autunno si possono ricordare le polemiche sulle mancate “bombe d’acqua” su Genova il novembre 2012 (clicca qui).
Ma cosa afferma l’esperto Massimiliano Pasqui, nell’articolo su il Corriere della Sera riguardo la previsione meteorologiche errate di quest’anno? Dopo averci abituato a pensare che «non esiste più la mezza stagione» adesso ci dice che le previsioni sono sbagliate perché è primavera (eppure l’elenco sopra può mostrarvi che non accade solo in questa stagione). Dopo averci abituati alle allarmistiche previsioni stagionali (clicca qui), lo stesso esperto ci dice di fidarci solo delle previsioni a poche ore. È poi paradossale che un esperto italiano ci dica che in Italia non si può divenire esperti perché manca un percorso universitario per meteorologi (invece potete trovarlo cliccando qui).
E’ possibile che l’esperto Pasqui ci dica “Innanzitutto non dimenticare di esprimersi con un linguaggio probabilistico” mentre un altro esperto pochi giorni fa su La Repubblica ricordava che gli allarmi «sono ragioni forti per abbandonare l’uso di un linguaggio probabilistico che è normale nella comunità scientifica ma non persuade gli elettori»? E ancora: sempre secondo Pasqui le previsioni del tempo sono errate perché «ci sono troppi modelli matematici». Ma questa constatazione non è l’indicazione che ancora non conosciamo esattamente il sistema climatico come invece ci vogliono far credere?
E' anche interessante andarsi a rileggere questa vecchia intervista al solito esperto: lascia perplessi che Pasqui non si risenta quando la giornalista gli chiede «Cosa dovrebbe fare allora un buon indovino del tempo?». Indovino? Anche un medico può sbagliare la diagnosi e la prognosi, ma nessuno gli darebbe dell’indovino, rimarrebbe sempre uno scienziato.
Analoghe polemiche nacquero per un errore nelle previsioni meteorologiche pasquali alcuni decenni fa: «Un errore enorme. Circa 20 anni fa predissi una Pasqua col sole e una Pasquetta perturbata. La domenica invece piovve l'ira di Dio. Ero a casa da solo. Piansi come un bambino» (clicca qui). Era una Pasqua del 1988, ricorda il «mitico» Andrea Baroni, 97 anni. Ho sbagliato, disse. Al telegiornale della sera, condotto dal giornalista Paolo Frajese, durante l’intervista spiegò al pubblico come era avvenuto l’errore. Subito dopo lo chiamò un collega giornalista per dirgli di aver fatto uno scoop televisivo, in Italia nessuno ammette di aver sbagliato e nessuno chiede mai scusa!
Il gen. Baroni aveva previsto bel tempo ed invece arrivò la pioggia, “si scusò” scrivendo un articolo sul quotidiano La Repubblica, pubblicato il giorno 5 aprile, dal titolo «Noi meteorologi pentiti ecco perché sbagliamo» (potete rileggerlo qui). Rileggiamo alcune interessanti affermazioni dell’epoca: «Tutti pensano che la meteorologia sia una scienza quasi esatta. E' così. Per questo sono così amareggiato. Noi, questo è anche inutile ripeterlo, non possiamo mai dire con assoluta certezza che tempo farà. Ma possiamo fare previsioni molto attendibili. Sul medio termine, che per noi significa cinque giorni, la regola vuole che ci si affidi esclusivamente alle indicazioni del computer. Quello del centro europeo, che raccoglie i dati e le esperienze di 17 nazioni, fa dei calcoli basati su 540 miliardi di operazioni».
All’epoca il computer, potente molto meno di un cellulare dei nostri giorni, non poteva sbagliare, la colpa era umana, le affermazioni di Baroni furono: «Veramente non so come sia potuto accadere. Le analisi del computer davano probabilità di pioggia, ma c'erano tutte quelle alte pressioni... a volte accade che per formulare le previsioni si ricorra all'esperienza e alla sensibilità. Ma con cautela. Stavolta, però, qualcosa mi ha forzato le mani. Forse mi sono lasciato soverchiare da un diavolo tentatore. Forse da questa primavera bizzarra. Forse dal desiderio inconscio di non deludere le attese, come se volessi garantire a tutti una bella festa con il tempo sereno. Ci vorrebbe uno psicanalista». Oggi l’interpretazione è un problema solo parzialmente superato, potete rileggere un articolo del 2012 «Il meteorologo: dati più attendibili, ma poi tutto dipende da chi li interpreta» .
Torniamo ad una delle affermazioni contenute nell’articolo del 1988: «Diciamo, comunque, che entro le 48 ore possiamo formulare previsioni precise al novanta per cento. Un grande progresso». Il 90% è un valore molto alto, ma allora di quanto abbiamo migliorato negli ultimi decenni con tutta la nostra tecnologia e ricerca scientifica? Spesso è dichiarata la percentuale, ma raramente si è informati su quale grandezza fisica (pressione o temperatura o vento o…) è effettuata la verifica e quale è la soglia per definire che la previsione non è accettabile. Vuoi vedere che c’è la possibilità che i controlli siano definiti ed effettuati dagli stessi che fanno le previsioni? La faccenda meriterebbe un approfondimento più ampio.
Il mestiere di meteorologo è ormai diventato molto impegnativo. Il problema non è solo scientifico, lo sta divenendo anche il dover trovare un modo idoneo per poter comunicare la previsione. Quest’ultima, nell’ambito dell’inevitabile incertezza, contemporaneamente, dev’essere sia pessimistica per evitare di essere indagato dalla magistratura in caso di calamità (senza dover dimostrare perché uno tra i tanti siti aveva dato l’allarme e voi no), sia ottimistica per non ricevere denunce dagli avvocati del settore alberghiero per i presunti danni subiti, sia “allarmistica” nella giusta misura per garantire una alta visibilità al sito ed alla attività (quindi un ricavo economico) senza perdere di professionalità.
Prevedo che in futuro il Santo Patrono dei meteorologi, l’abate Vinvaleo de Landevennec, avrà molto da fare.