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TRA LE RIGHE

Pioggia sporca

Un poliziotto indaga sull'aggressione di un gruppo di neonazisti in un campo rom: un romanzo che esalta l'eroismo dei semplici e la responsabilità di ogni uomo. Una storia accattivante di Fabrizio Casa.

Tra le righe 19_03_2011
Pioggia sporca

Quando il poliziotto Salvatore Mitraglia incaricato delle indagini su un'aggressione di un gruppo di neonazisti in un campo rom trova per caso un album di fotografie pieno di appunti dentro un casale abbandonato non troppo distante dal campo, si mette a leggere perchè sente di essere sulla pista giusta (siamo infatti a due terzi del romanzo e finora aveva raccolto solo un pugno di mosche): “Un tuono lo scosse dalla storia che stava prendendo forma un poco alla volta. Guardò l'orologio e vide le lancette ferme sulle sette. Era stato quasi quattro ore a sfogliare quelle vecchie pagine e sembravano pochi minuti. “Come quei libri da cui non riesci a staccarti”, pensò. Mentre rimetteva tutto a posto gli riaffiorò l'interrogativo che si era posto quattro ore prima: dentro quale storia era capitato?”.

E' questa numero 96 forse la pagina decisiva del terzo romanzo di Fabrizio Casa, Pioggia sporca, che è proprio come uno di “quei libri da cui non riesci a staccarti” come pensa il suo protagonista. Scrittura tesa e scarna, in 150 pagine l'autore riesce a metterci dentro tante cose, anche di più di quello che può apparire ad una prima occhiata. In questa pagina ci troviamo tutti gli ingredienti della bella storia raccontata da Casa: innanzitutto c'è il tuono, cioè la pioggia che, sin dal titolo, incessantemente accompagna tutta la vicenda, fino a provocarne l'epilogo con lo sgombero del campo nomadi a causa dell'esondazione del fiume (ovviamente il Tevere anche se, volutamente, non è chiarissimo dove ci troviamo).

C'è un tuono che scuote Mitraglia, un poliziotto serio e coscienzioso che però deve fare i conti con i turni massacranti, il sonno e le mille beghe, spesso meschine della vita quotidiana della manzoniana “gente meccanica e di piccolo affare”, in cui si trova impigliato ogni onesto tutore dell'ordine; quel tuono gli segnala non solo che c'è una svolta nelle indagini ma anche un salto di livello per cui egli non può non chiedersi in quale storia si sia andato a ficcare. Perchè le storie degli uomini hanno un costante destino, quello di intrecciarsi.

La trama dell'indagine che deve condurre è alquanto semplice ma c'è un'altra storia, che affonda le sue radici nella grande Storia (sempre Manzoni) e che emerge come l'acqua del fiume che sale sempre di più fino a tracimare, portando scompiglio e purificazione. Così è per le storie degli uomini, se rimosse si riprendono la rivincita e rispuntano fuori anche dopo molto tempo: qui la vicenda sotto il plot poliziesco rinvia ad un episodio di eroismo e delazione avvenuto durante la seconda guerra mondiale, quando tre uomini (il cognome di uno di questi, Giusti, non è casuale), si impegnano a proteggere dalla furia nazi-fascista gli ebrei e i rom salvandone qualche decina.

Questo dell'eroismo dei semplici, dell'onore, del rispetto e della responsabilità di ogni uomo, è il tema forte che corre sotto le inchieste del commissario Mitraglia (che tra una preghiera a l'arcangelo Michele, patrono dei poliziotti e l'ascolto continuo delle canzoni di Battisti diventa sin dalla prima pagina un personaggio che il lettore amerà visceralmente) perchè, come dice lo stesso protagonista ad un suo collega: “questa storia riguarda tutti. Comunque non credo che fossero eroi. Ho l'impressione che fossero persone qualunque, come noi”.

 

Fabrizio Casa
Pioggia sporca
Sinnos editore, pagine 157, euro 11,00