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L'UDIENZA

"Perché sono andato in Terra Santa"

Papa Francesco ha ribadito le tre ragioni del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Primo scopo: incontrare il patriarca ortodosso Bartolomeo. Secondo: pregare per la pace. Terzo: confermare nella fede le locali comunità cristiane.

Ecclesia 29_05_2014
Papa Francesco e Barolomeo I

Nell'udienza generale del 28 maggio 2014 Papa Francesco è voluto tornare sul suo pellegrinaggio in Terra Santa, che si è concluso lunedì. «È stato un grande dono per la Chiesa - ha detto -, e ne rendo grazie a Dio. Egli mi ha guidato in quella Terra benedetta».

Dopo tante interpretazioni più o meno politiche, il Pontefice ha presentato una gerarchia degli scopi del suo viaggio, che sono stati sostanzialmente tre. Lo «scopo principale», ha affermato, «è stato commemorare il 50° anniversario dello storico incontro tra il Papa Paolo VI [1897-1978] e il Patriarca Atenagora [1886-1972]», che «ha posto una pietra miliare nel cammino sofferto ma promettente dell’unità di tutti i cristiani, che da allora ha compiuto passi rilevanti». Pertanto l'incontro del Papa con il Patriarca ortodosso Bartolomeo, successore di Atenagora, «ha rappresentato il momento culminante della visita».

Naturalmente, l'incontro ecumenico non ha risolto tutti i problemi: «abbiamo avvertito tutta l’amarezza e la sofferenza delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di Cristo; e davvero questo fa tanto male, male al cuore. Siamo divisi ancora; in quel posto dove è risuonato proprio l’annuncio della Risurrezione, dove Gesù ci dà la vita, ancora noi siamo un po’ divisi». «Come hanno fatto i Papi precedenti - ha aggiunto Francesco - io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione, e chiedo allo Spirito Santo che ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli». E tuttavia, ha affermato, ognuno di questi incontri consente dei veri passi avanti nel cammino del dialogo ecumenico.

Secondo scopo: la pace, «che è nello stesso tempo dono di Dio e impegno degli uomini». I popoli di Terrasanta «da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace!». Ai cristiani il Papa ha ricordato che «la pace si fa artigianalmente! Non ci sono industrie di pace, no. Si fa ogni giorno, artigianalmente, e anche col cuore aperto perché venga il dono di Dio». Il viaggio voleva, ha detto il Pontefice, contribuire a «stemperare le tensioni nell’area medio-orientale, soprattutto nella martoriata Siria, come pure a continuare nella ricerca di un’equa soluzione al conflitto israeliano-palestinese». Per questo il Papa ha invitato il Presidente di Israele e il Presidente della Palestina «a venire in Vaticano a pregare insieme con me per la pace. E per favore, chiedo a voi di non lasciarci soli: voi pregate, pregate tanto perché il Signore ci dia la pace, ci dia la pace in quella Terra benedetta!».

Terzo scopo del viaggio: le comunità cristiane della Terrasanta, che il Papa ha voluto «confermare nella fede» ricordando a tutti nello stesso tempo che sono «"sale e luce" in quella Terra» e che hanno diritto alla piena libertà religiosa. Anche per i cristiani di Terrasanta non dobbiamo dimenticarci di pregare. Soprattutto, ha concluso Papa Francesco, dobbiamo «pregare insieme la Madonna, Regina della pace, Regina dell’unità fra i cristiani, la Mamma di tutti cristiani: che lei ci dia pace, a tutto il mondo, e che lei ci accompagni in questa strada di unità».