Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
USA

Per Trump si prepara un processo politico a New York

Ascolta la versione audio dell'articolo

Non c’è tregua per Donald Trump. Oggi, secondo indiscrezioni diffuse da lui stesso sul social network Truth, potrebbe essere “arrestato”. O meglio: incriminato dal procuratore distrettuale di Manhattan, per il caso Stormy Daniels. L'impianto accusatorio appare molto debole. Il sospetto che si prepari un processo politico è forte. 

Esteri 21_03_2023
Protesta anti Trump di fronte al tribunale di New York

Non c’è tregua per Donald Trump. Oggi, secondo indiscrezioni diffuse da lui stesso sul social network Truth, potrebbe essere “arrestato”. O meglio: incriminato dal procuratore distrettuale di Manhattan, per il caso Stormy Daniels, pornostar che, nel 2016, Trump avrebbe profumatamente pagato (si parla di 130mila dollari) per comprare il suo silenzio, per nascondere una loro presunta relazione, in vista della campagna elettorale presidenziale.

Trump è, assieme all’ex governatrice della South Carolina, Nikki Haley, uno dei due repubblicani ad essersi già candidato ufficialmente nelle prossime elezioni primarie che, nel 2024, selezioneranno il prossimo candidato alla Casa Bianca. Trump è nettamente favorito in tutti i sondaggi. Si allunga anche il suo vantaggio rispetto a Ron DeSantis, governatore della Florida, non ancora ufficialmente candidato, ma papabile nella corsa interna al Grand Old Party. Proprio in un periodo di ripresa, sulla scena politica e mediatica, forse non casualmente aumentano le notizie sulle prossime incriminazioni di Trump. Ultima in ordine di tempo quella della procura di Atlanta, in Georgia, che si preparerebbe ad accusare l’ex presidente di “estorsione e cospirazione”, per il suo presunto tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni del 2020, in particolar modo la pressione che fece sul segretario di Stato Brad Raffersberger per “trovare i voti”.

Ma l’incriminazione più imminente parrebbe quella della procura di Manhattan. Tanto che potrebbe avvenire oggi, stando a quel che sabato scriveva Trump sul social network da lui stesso fondato. Nel post chiamava a raccolta i suoi sostenitori “Protestate!” li incitava. E a New York le autorità si preparano al peggio, temendo un nuovo assalto al Campidoglio. La stampa si sta concentrando sul pericolo eversione. Ma si rischia così di trascurare la vera notizia: la debolezza dei capi di accusa. Trump verrebbe incriminato per un caso vecchio di sette anni. Che prove sono emerse per riaprirlo? Nulla che si sappia. E l’unico testimone chiamato dal procuratore, l’ex avvocato di Trump Michael Cohen, è condannato per evasione fiscale, sempre per lo stesso caso. L’accusa a Trump è principalmente quella di aver falsificato i libri contabili per aver mimetizzato il pagamento a Stormy Daniels in "spese legali". Secondo la legge di New York questa è un’infrazione. Per dimostrare che sia anche un crimine, il procuratore deve scoprire che vi sia sotto uno schema di donazioni illegali della campagna elettorale del 2016.

Già da ora, l’impianto accusatorio appare molto debole. Una debolezza che stona rispetto all’importanza della persona che si intende accusare: la prima volta, nella storia degli Stati Uniti, per un ex presidente. Tutti gli esponenti di spicco del Partito Repubblicano, anche i maggiori rivali di Trump, sono schierati in difesa dell’ex inquilino della Casa Bianca. L’ex vicepresidente Mike Pence, che pure ha lottato negli ultimi giorni di mandato per difendere la certificazione del voto a Biden (e per questo è accusato di tradimento da Trump e dai suoi sostenitori), ora ritiene che quello contro Trump sia un possibile processo politico. «Abbiamo un Partito Democratico che ha letteralmente smantellato il sistema di giustizia penale in quella città, ha ridotto la polizia di New York, e questo è ciò che il procuratore distrettuale di Manhattan dice essere la sua massima priorità? – si chiede l’ex vicepresidente - Puzza del tipo di processo politico che abbiamo subito ai tempi della bufala del Russiagate e dell'impeachment per una telefonata». Il presidente della Camera, Kevin McCarthy, ha annunciato un’indagine congressuale sul procuratore di Manhattan.

Proprio il procuratore, Alvin Bragg, Democratico (la pubblica accusa, negli Usa, è elettiva, non è di carriera come in Italia), era stato contestato dai suoi uomini per non aver incriminato la Trump Organization, su un sospetto di tangenti. Accusandolo di ignavia, due funzionari della procura avevano rassegnato le dimissioni. Uno di loro, Mark Pomerantz ha anche pubblicato un libro sulla vicenda. Bragg potrebbe essere dunque spinto ad agire sotto la pressione politica e mediatica?

Una cosa è certa: con due impeachment alle spalle e ora un processo in vista, Trump è già nella storia come il presidente degli Stati Uniti più indagato in assoluto. Ma è sempre sopravvissuto e paradossalmente questi tentativi di eliminarlo per via giudiziaria, fallendo, lo stanno rafforzando. “Se lo incriminano, vincerà di nuovo a mani basse”, ha scritto di lui Elon Musk.