Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
BATTAGLIA SULLA RIFORMA

Per due anni di pensione, la Francia è nel caos

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La Francia non riesce a riformare il suo sistema pensionistico. Tutti i presidenti, da Chirac in avanti, ci hanno provato. Ora è il turno di Emmanuel Macron, che prova con un’azione “di forza”. Non avendo i voti sufficienti all’Assemblea Nazionale, ha fatto passare la legge senza voto. Per rimandare di 2 anni l'età pensionabile.

Economia 18_03_2023
Protesta contro la riforma delle pensioni in Francia

La Francia non riesce a riformare il suo sistema pensionistico. Tutti i presidenti, da Chirac in avanti, ci hanno provato. Ora è il turno di Emmanuel Macron, che prova con un’azione “di forza”. Sapendo di non avere i voti sufficienti all’Assemblea Nazionale, ha fatto passare la legge sul sistema previdenziale con l’articolo 49.3 della Costituzione, che permette di saltare il voto in aula.

Macron aveva ottenuto l’approvazione della legge in Senato. Ma all’Assemblea Nazionale non c’erano i numeri. La maggioranza relativa è della coalizione di sinistra Nupes, RN (di Marine Le Pen) è contrario e anche i gollisti (i Repubblicani) hanno annunciato di non votare per il governo. Macron ha allora deciso di saltare il voto, come previsto dall’articolo 49.3. Ha spiegato la sua decisione con toni gravi, di fronte ai ministri del “suo” governo: «Non si può giocare con l’avvenire del Paese. Il mio interesse politico sarebbe stato di andare al voto, a differenza vostra io non avrei rischiato la poltrona. Ma i rischi finanziari ed economici per il Paese sarebbero troppo grandi». Quando la premier Elisabeth Borne si è presentata in aula per spiegare la manovra, è stata accolta da un’opposizione agguerritissima che ha intonato la Marsigliese, per non farla parlare e poi ha fischiato durante tutto il suo intervento.

Nonostante l’azione di forza, in base al 49.3 la legge può essere ancora bocciata, se la maggioranza dei deputati voterà, il prossimo lunedì, una mozione di censura facendo cadere il governo. L’ipotesi non è improbabile. Se non riescono a votare a maggioranza è solo perché Nupes e i lepenisti non vogliono convergere su una mozione comune, per motivi di reciproca condanna ed esclusione ideologica.

Comunque vada, Macron ha mostrato, politicamente, tutta la sua debolezza. E rischia di subire un rovescio. Se in parlamento ha perso la maggioranza, nel Paese “reale” va peggio. Secondo un sondaggio, i due terzi dei francesi sono contrari alla riforma. Negli ultimi giorni gli scontri fra manifestanti e polizia si sono fatti particolarmente pesanti. I sindacati annunciano una nuova mobilitazione generale per il 23 marzo e promettono di paralizzare il Paese finché la riforma non verrà ritirata.

Ma tutto questo, per cosa? Non stiamo parlando di una privatizzazione delle pensioni e neppure di un loro taglio sostanziale, ma semplicemente dell’eliminazione di alcuni regimi speciali e dell’allungamento di due anni dell’età minima pensionabile. Ad oggi, in Francia, ci si può ritirare a 62 anni. È il Paese con l’età pensionabile più bassa dell’Ue, assieme alla Svezia. In Italia è infatti a 67 anni e siamo poco sopra la media europea. Con la riforma i francesi potrebbero andare in pensione a 64 anni.

La premier Borne denuncia che «Siamo uno dei Paesi in Europa dove è più bassa la percentuale di 55-64enni che lavorano», aggiungendo che appena il 33% della fascia d’età tra i 60 e i 64 anni è economicamente attivo in Francia, rispetto al 45% a livello europeo. Quanto agli anni di attività lavorativa, i francesi sono un po’ sotto la media europea, con 34 anni di lavoro, contro i 36 della media europea. Secondo i conti del governo, senza alcuna riforma le pensioni genererebbero un deficit di 20 miliardi di euro entro il 2030, insostenibile per i conti pubblici. 

La spesa pensionistica rappresenta il 13% del Pil, meno che in Grecia (16,1%) e in Italia (15,9%), ma superiore alla media europea che si colloca attorno al 10%. La spesa sociale, in generale, copre il 23,9% del Pil, il doppio rispetto alla media Ocse. La spesa pubblica complessiva, di cui la previdenza costituisce parte preminente, ammonta al 58,6% del Pil francese, con un debito pubblico del 112,6% del Pil al 2022. La riforma delle pensioni è dunque un modo per cercare di far dimagrire, almeno un minimo, lo Stato sociale francese. Ma è proprio questo il motivo per cui sia la destra che la sinistra, più i sindacati, si oppongono. La loro è una battaglia di principio, ormai lunga decenni su cui hanno cementato un ampio consenso popolare. Temendo lo smantellamento di uno Stato sociale, su cui vive ormai la maggioranza dei francesi, non vogliono arretrare di neppure due anni di età pensionabile.