Per chi grida al lupo nazista islamofobo
Un movimento della società civile tedesca, Pegida, sfila contro l'islamizzazione. La risposta di Chiesa, partiti, mass media e Vip tedeschi è un corale rifiuto senza se e senza ma. Pegida, fondato dal quarantenne Bachmann prende le distanze dai partiti di destra, ma è stato bollato subito come xenofobo e nazista.
Vigilia dell’Epifania, circa 250 manifestanti del nuovo movimento Pegida hanno sfilato per le strade di Colonia, contro “l’islamizzazione della Germania e dell’Occidente”. Migliaia di manifestanti, almeno 10 volte più numerosi, hanno manifestato contro Pegida. Intanto, l’imponente cattedrale gotica di Colonia era oscurata. Non perché l’islamizzazione è un fatto ormai compiuto e le chiese sono al buio, come già avviene per le minoranze cristiane in Medio Oriente, ma per “lanciare un segnale ai tanti conservatori cristiani (che sostengono Pegida, ndr) di pensare a quel che stanno facendo”, come dichiara il decano Norbert Feldhoff ai microfoni della Bbc. Il comune di Colonia ha poi provveduto a oscurare anche parti della città in cui era previsto il passaggio dei manifestanti.
La contro-manifestazione e l’oscuramento della cattedrale tedesca non sono le uniche risposte a Pegida. La politica si è mossa con una corale condanna. Angela Merkel, cancelliera nonché leader conservatrice, si è mossa per prima definendo il movimento come caratterizzato da persone col “pregiudizio, la freddezza e la rabbia nel cuore”. Heiko Maas, ministro della Giustizia, dichiara al Der Spiegel che: “Ci sono dei limiti nelle battaglie politiche fra idee diverse. Tutti i partiti devono chiaramente prendere le distanze da queste manifestazioni”. Il Bild ha lanciato l’appello “contro la xenofobia, per la diversità e la tolleranza”, raccogliendo adesioni da personalità dello spettacolo (Karoline Herfurth), della politica (l’ex cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt) e dello sport (Oliver Bierhoff). Sia le confessioni protestanti che la Chiesa cattolica hanno preso subito posizione contro il movimento. “Senza riconoscimento dell’altro, senza il rispetto per ciascun individuo, non può esservi coabitazione”, ha dichiarato Reinhard Marx, presidente della Conferenza Episcopale tedesca. La Chiesa tedesca considera sia l’accoglienza dei rifugiati che il dialogo interreligioso come impegni prioritari e imprescindibili, dunque giudica le manifestazioni di Pegida come contrarie sia all’una che all’altro. La comunità ebraica e i rappresentanti delle associazioni musulmane (comprensibilmente) fanno fronte comune contro queste manifestazioni.
Che cosa sarà mai questo movimento che riesce, a mala pena, a riempire una piazza e scatena proteste così vaste, mettendosi contro tutte le religioni monoteiste, tutto l'arco costituzionale della politica tedesca, i Vip di tutte le categorie? Il movimento è nato molto recentemente, lo scorso autunno, sull’onda di notizie gravi sul livello di islamizzazione e ghettizzazione di certi quartieri tedeschi, la nascita di polizie religiose parallele che implementano la sharia. Il nuovo gruppo è stato fondato da quarantenne di Dresda, pubblicitario di professione, digiuno di esperienza politica, Lutz Bachmann. La stampa tedesca evidenzia i suoi precedenti penali: reati di criminalità comune, nulla a che vedere col razzismo o con altri crimini politici, però. La causa scatenante della sua discesa in campo è stato l’annuncio dell’apertura di nuovi centri di accoglienza, nel suo comune, per altri 2000 rifugiati. La Sassonia, la sua regione, ha una popolazione di immigrati molto ridotta, ma proprio perché il fenomeno è nuovo da quelle parti (Dresda era la più isolata delle città della ex Ddr), è molto più sentito e sofferto a livello locale. Pegida è l’acronimo tedesco di “Patrioti Europei contro l’Islamizzazione dell’Occidente”. La prima manifestazione di massa, organizzata a Dresda, città natale del movimento, il 10 novembre ha raccolto in piazza circa 18mila persone.
Da qui in avanti è nato il fenomeno Pegida. Benché attiri soprattutto conservatori cristiani, persone di vari tipi di destra, militanti dell’Npd neofascista e della nuova formazione euroscettica AfD, il movimento di Bachmann prende le distanze da tutti i partiti, rifiuta ogni parentela con l’estrema destra neonazista e non permette ad alcuna formazione politica di rivendicare la paternità delle sue manifestazioni, dove compaiono solo bandiere tedesche, crocefissi e slogan “contro il fanatismo religioso”. Le disposizioni date ai manifestanti sono poche e chiare: sfilare in silenzio, di sera, non rilasciare dichiarazioni ai media, non bere, non lanciare slogan violenti, evitare ogni forma di violenza fisica. Il 10 dicembre Bachmann ha pubblicato un suo programma in 19 punti, in cui non si trova traccia di battaglie identitarie, di razza o di popolo, ma cose abbastanza pratiche, come la lotta “contro la formazione di società parallele e di istituzioni parallele, come la legge coranica, la polizia shariatica e le corti islamiche”, oppure “contro il radicalismo religioso, indipendentemente dal fatto che sia motivato dalla politica o dalla religione”, “contro i predicatori di odio, indipendentemente dalla loro filiazione religiosa”. Ma anche per “l’ospitalità concessa ai richiedenti asilo politico che fuggono dalle zone di guerra o dalla persecuzione politica. Questo è un dovere umano!”, mentre invece è per “una politica della tolleranza zero per i richiedenti asilo e gli immigrati in generale che commettono crimini in Germania”. Si vede poco nazismo anche nello slogan scelto da Bachmann: “Noi siamo il popolo!” lo stesso dei tedeschi orientali (come lui) che abbatterono il Muro di Berlino.
La risposta di politica, confessioni religiose e mass media è stata però quella di un rifiuto corale e senza compromessi nei confronti del nuovo movimento. Anche con episodi curiosi, come quello di un giornalista dell’emittente Rtl che, camuffato da manifestante di Pegida, ha rilasciato dichiarazioni palesemente razziste ad altri giornalisti. Il reporter in questione è stato individuato e licenziato (a dimostrazione che non c’è alcun complotto organizzato dei media contro gli anti-islamisti), ma il suo gesto è sintomatico di quanta paura del razzismo vi sia negli ambienti intellettuali e giornalistici tedeschi. E la copertura, tutta negativa, di queste manifestazioni, ne è una lampante dimostrazione.
Considerando che un problema di islamizzazione è reale, vista la nascita di ghetti chiusi con proprie leggi e addirittura proprie polizie, quale risposta intende dare la politica? Il governatore della Baviera, preoccupato per la massiccia immigrazione che arriva dall’Italia, minaccia di rivedere il trattato di Schengen e chiudere le frontiere. La Cdu/Csu bavarese (conservatori) aveva proposto una legge per obbligare gli immigrati a parlare tedesco. Proposta poi bocciata dalla maggioranza del partito stesso e ora in fase di revisione, in versione più edulcorata. Il movimento Pegida è una risposta a-politica di un pezzo di società civile ed è stata ostracizzata. I numeri della manifestazione e della contromanifestazione di Colonia dimostrano che potrebbe essere già arrivata al capolinea. Ma se la prossima risposta dovesse giungere veramente dall’estrema destra, con i metodi tipici dell’estrema destra? In Svezia, non troppo lontano dalla Germania, dopo i disordini nei quartieri musulmani di Malmoe e Stoccolma, sono stati appiccati i primi tre roghi di moschee. Che si arrivi a un conflitto di religione, dentro le nostre città, non è più un’ipotesi fantascientifica.