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E il salario minimo?

Pd: affari d'oro al mega concerto, ma grazie ai volontari

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In Parlamento si batte per il salario minimo, ma a Reggio Emilia il Pd entra nel business dei mega concerti partecipando alla gestione del bar, ma servendosi del lavoro dei volontari. E a chi si indigna risponde: «Lo facciamo per la città».

Politica 27_07_2023

Il Pd di Reggio Emilia è nella bufera per una curiosa vicenda che ha che fare con il concerto della star internazionale Harry Style e la gestione dei propri volontari che per l’occasione si sono prestati a offrire gratis il proprio lavoro. Il tutto mentre il suo leader nazionale Elly Schlein si batte per l’affermazione del salario minimo.

Nei giorni scorsi è emersa la notizia che in occasione del concerto del cantante che si è svolto sabato in quel di Reggio Emilia, oltre 103mila spettatori paganti con un incasso faraonico, il Partito Democratico locale ha partecipato con i propri volontari gestendo il bar dell’evento, che si è svolto nella RFC Arena Campovolo, gestita da una cordata di imprese. Nulla di strano se una serie di privati trae beneficio da un concerto di caratura internazionale. I problemi sorgono se si scopre che anche il Pd rientra nella partita. Come? Lo si è scoperto dopo diversi giorni di polemiche incandescenti sui giornali quando il segretario reggiano del Pd Massimo Gazza ha spiegato che il partito paga un regolare affitto per la gestione del bar. «Un affitto regolare a prezzi di mercato», ha spiegato sul Resto del Carlino per spegnere la polemica. Ma a che titolo un partito politico entra nella gestione di un evento commerciale e di grande impatto mediatico ed economico potendo permettersi di far lavorare le sue maestranze gratis?

Semplice: in quella stessa area il Partito da decenni svolge la sua tradizionale Festa dell’Unità, che è stata chiamata per anni molto democraticamente Festa Reggio come se fosse la festa di tutti i reggiani e che ora si chiama ancor più genericamente “La Festa 2023”.

Così, per l’edizione di quest’anno gli accordi commerciali tra la società C. Volo che detiene di diritti sull’area e il Pd sono stati regolati con l’obiettivo della tradizionale festa di partito. Ma evidentemente al Pd è stato concesso anche qualcosa di più.

Un contratto d’affitto attraverso cui il gestore della ristorazione conferisce al partito la gestione del bar. Bar che in occasione del concerto di sabato ha venduto birre a 8 euro; quindi, ne consegue che gli incassi per i Dem siano stati rilevanti. A proposito, quanto?

Il punto curioso è per quale motivo il gestore ha affidato proprio al partitone rosso il servizio ristoro e non ad un player sul mercato, il quale, per poter svolgere il suo servizio avrebbe dovuto pagare i lavoratori non potendosi permettere il lavoro gratuito del militante di partito.

Nei giorni scorsi le polemiche politiche sono fioccate. A cominciare dal reclutamento che il Pd ha messo in campo per chiamare a raccolta i volontari: una catena su whatsapp nella quale invitare chiunque, anche chi non ha la tessera di partito e magari neanche vota a sinistra a partecipare all’evento. Turni di dieci ore, possibilità di assistere gratis al concerto e tanti saluti. Incasso al partito all’insaputa dei 103mila spettatori che quando hanno acquistato il biglietto non sapevano certo che ogni euro speso in acqua e bibite sarebbe andato al partito. Normale?

No. Infatti i giornali in questi giorni si sono chiesti a quale titolo il Pd abbia collaborato ad un evento come quello di Harry Style che genera ricavi significativi per gli organizzatori e in base a quali accordi. E soprattutto come è stato possibile che dei semplici volontari potessero essere in regola sotto il profilo assicurativo e della sicurezza sul lavoro, che visti i tempi che corrono è un tema decisivo sul costo finale di una qualunque operazione di tipo commerciale. Perché un conto è una festa per finanziare un partito, altro è inserirsi in un’attività commerciale a tutti gli effetti che esula dal finanziamento politico.   

Il partito ha aspettato un po’, poi ha ricevuto l’appoggio indignato del sindaco di Reggio Luca Vecchi (indovinate di quale partito?) il quale ha spiegato romanticamente che il Pd non è solo un’organizzazione politica di eletti, ma è anche fatto di un popolo di volontari che lavora per la Festa dell’Unità e dunque nessuno è stato costretto in quella che è stata una spontanea partecipazione sincera a una giornata di festa. Insomma, se la causa è il partito allora la partecipazione è implicito che debba essere sincera e spontanea di tutta la città.

Sarà, ma la partecipazione del Pd nell’operazione dei concerti al Campovolo non è mica tanto spontanea. Semmai è piuttosto interessata da ragioni economiche. È lo stesso segretario ad ammetterlo qualche giorno dopo quando ha spiegato che sono rapporti commerciali in piena regola quelli che collegano l’arena del Campovolo, il percorso green (venue Iren) e il Partito Democratico di Reggio Emilia. «I compensi del Pd sono legati ai servizi che offriamo», ha detto Gazza aggiungendo: «Il Partito democratico, così come molte altre associazioni ed organizzazioni territoriali, ha contribuito, nelle diverse forme possibili, allo svolgimento dei grandi eventi che si sono svolti o che si svolgeranno a Reggio Emilia. Il Pd, essendo già impegnato nell’allestimento della prossima edizione de “LaFesta 2023” (la Festa dell’Unità ndr.) nell’area dell’Iren Green Park, ha messo a disposizione le proprie strutture, attrezzature e volontari nella gestione di alcuni servizi a supporto delle attività dell’area per contribuire al successo di iniziative che sono certamente a vantaggio di tutta la nostra città».

Capito? Se fa comodo al Pd, allora state certi che il vantaggio va a tutta la città. Sicuri?

Comunque, una cosa è certa. Il Pd riceve dei compensi di natura economica, i quali generano dei ricavi significativi derivanti dal fatto che offre un servizio, quello della ristorazione, che al netto dell’affitto da pagare al gestore dell’area e dei costi vivi è sicuramente più alto rispetto al ricavo che farebbe un qualunque altro player sul mercato che alle stesse cifre pattuite dovrebbe anche pagarci sopra il compenso dei lavoratori.

Dalle parti del Comune e del partito si cerca di sgomberare il campo da possibili insinuazioni sulla liceità dell’operazione, perché questa sembra essere l’unica preoccupazione. Più difficile è sgomberare i dubbi sulla sua opportunità. Fanno ricavi impensabili ad altri solo perché possono permettersi un nutrito stuolo di volontari e poi in Parlamento danno battaglia sul salario minimo. Solo in Italia potrebbe succedere. Anzi, solo nell’Emilia rossa.