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SENATO

Passa la riforma. Renzi adesso può cantare vittoria

Con 179 sì, 16 contrari e 7 astenuti, è stata approvata in terza lettura la riforma costituzionale del Senato. Era il traguardo al quale Renzi teneva di più. Ne aveva fatto una questione di principio e alla fine può esultare. Forza Italia non vota, Lega, Sel e Movimento 5 Stelle scelgono l'Aventino.

Politica 14_10_2015
Il premier Matteo Renzi

Era il traguardo al quale Renzi teneva di più. Ne aveva fatto una questione di principio e alla fine può esultare. Ieri a Palazzo Madama, con 179 sì, 16 contrari e 7 astenuti, è stata approvata in terza lettura la riforma costituzionale del Senato. I numeri sono indicativi di un'ampia convergenza attorno alla linea governativa, ma è certo che un cambiamento così epocale avrebbe forse meritato un accordo ancora più trasversale. Invece Forza Italia non partecipa al voto, Movimento Cinque Stelle, Sel e Lega scelgono l'Aventino, manifestando in questo modo tutta la loro contrarietà al disegno di legge Boschi.

In aula si sono vissuti momenti assai convulsi, in particolare quando ha preso la parola l'ex Presidente della Repubblica e senatore a vita, Giorgio Napolitano, che ha difeso l'operato del governo e la bontà della riforma, annunciando il suo voto favorevole. «L'alternativa», ha detto, «era restare fermi». Innegabile la vittoria politica del premier Matteo Renzi sull'opposizione sia interna (minoranza Pd) sia esterna. Ma i tempi per l'approvazione definitiva della legge sono ancora lunghi. Le due Camere dovranno rivotare il testo e si dovrà passare dal referendum popolare confermativo, nel 2016, per il quale non ci sarà comunque bisogno del quorum degli aventi diritto. Inoltre, la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sul testo di legge. Si arriverà, quindi, al 2017, che coinciderà, secondo alcuni, con il rinnovo del Parlamento e con le nuove elezioni politiche.

É evidente, però, che l'ex sindaco di Firenze ha dimostrato di poter proseguire la sua azione di governo, anche grazie ai voti dei verdiniani e degli altri cespugli filogovernativi, che tuttavia non sono stati determinanti. Hanno votato a favore del "nuovo Senato" solo i partiti di maggioranza che sostengono il governo. Le opposizioni, come detto, fatta eccezione per i fittiani che hanno votato contro, non hanno partecipato al voto. Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a votazione conclusa, ha commentato: «Semplicemente una bellissima giornata. Per noi, ma soprattutto per l'Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. È proprio la volta buona». La riforma del Senato supera l'attuale bicameralismo perfetto, che costringe le due Camere a votare gli stessi testi di legge nella stessa identica versione. 

Il nuovo Senato diventa una camera delle istituzioni territoriali e sarà composto da cento componenti (in larga maggioranza sindaci e consiglieri regionali). Non voterà la fiducia al governo e non sarà coinvolto nella produzione legislativa. Questo punto, se da un lato è garanzia di accelerazione nell'approvazione delle leggi, rischia, secondo le opposizioni, di consegnare un incondizionato potere normativo e decisionale al partito che conquista il premio di maggioranza alla Camera dei deputati. Anche l'elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale risentirà di questa riforma, che secondo alcuni è fortemente sbilanciata a favore di chi prevale nelle urne delle elezioni politiche. Visto che la riforma del Senato non è ancora definitiva, anche se ormai praticamente blindata, è possibile più che altro tirare alcune conclusioni politiche. 

Renzi ora è più forte e potrà gestire agevolmente l'iter di approvazione della legge di stabilità, nella quale inserirà misure assai gradite al centrodestra (abolizione della tassa sulla prima casa, ad esempio), il che garantirà al premier di condurre in porto anche quella partita. Al momento, quindi, l'unica insidia, o quanto meno la più concreta e rischiosa per il premier, è quella delle elezioni amministrative,nella prossima primavera. Città come Milano, Roma, Napoli, Bologna e Torino sono destinate a diventare il crocevia del renzismo. La scelta di candidati vincenti sarà la vera sfida per il temerario Matteo.