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FRANCESCO A CARPI E MIRANDOLA

Papa tra i terremotati d'Emilia: «Sei la nostra scossa»

Accolto da striscioni come “Francesco sei la nostra scossa” il Papa ha visitato Carpi e Mirandola, flagellate dal sisma del 2012. La metafora del terremoto e della necessità di rialzarsi presa come spunto per la vita che «vince sempre» e l'invito a non cedere allo sconforto. L'abbraccio con Caffarra che pranza di fianco al Pontefice. 

Ecclesia 03_04_2017
Il cardinale Caffarra e Papa Francesco

Ripete per tre volte la parola “grazie” il vescovo Francesco Cavina che accoglie papa Francesco nella piazza antistante la cattedrale di Carpi. Dopo cinque anni, era il 26 giugno 2012 quando Benedetto XVI venne a far visita ai territori martoriati dal sisma, un altro Papa viene nella diocesi emiliana per ricordare, ha detto, «l'affetto di tutta la Chiesa e per testimoniare a ciascuno la mia vicinanza e il mio incoraggiamento per il cammino che ancora resta da fare nella ricostruzione».

Dopo il bagno di folla della visita alla diocesi di Milano della scorsa settimana, papa Francesco mostra ancora la sua innegabile capacità di parlare al popolo, di fargli sentire la sua vicinanza fisica. E' atterrato al campo da rugby “Dorando Pietri” alle 9,30 e si è impegnato in un programma denso, iniziato con il trasferimento alla piazza dei Martiri, una delle piazza più belle d'Italia, a cui fa da cornice la rinnovata cattedrale di Santa Maria Assunta. 

Il leit motiv della visita di Francesco a Carpi può essere ben riassunto dal titolo che monsignor Cavina ha dato alla lettera pastorale che ha accompagnato proprio la riapertura al culto della cattedrale: Vita semper vincit, la vita vince sempre anche quando le avversità sembrano insormontabili. Nell'omelia Papa Francesco ha commentato il Vangelo della “risurrezione di Lazzaro” e ha sottolineato che «nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo. (…) Egli non porta un po’ di benessere o qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Per questo decisamente dice: “Togliete la pietra!”, e a Lazzaro grida a gran voce: “Vieni fuori!”». 

Quindi ha invitato tutti a scegliere da che parte stare, o quella del «sepolcro, oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza». 

E' gente laboriosa, intraprendete, accogliente e solidale, quella che lo ascolta, gente che sa rialzarsi dalle cadute, e che anche in questa prova del terremoto può testimoniare, ha detto monsignor Cavina, che «dall’incontro vero con il Signore Gesù nasce una umanità nuova capace di instaurare con i fratelli relazioni non banali, non superficiali e di proporre cammini di autentica liberazione». E' una liberazione profonda quella che indica il Santo Padre nell'omelia: «per quanto pesante sia il passato, grande il peccato, forte la vergogna, non sbarriamo mai l’ingresso al Signore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gli impedisce di entrare: è questo il tempo favorevole per rimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento alle vanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima». 

Peraltro anche sabato scorso, in occasione della meravigliosa riapertura al culto della cattedrale di Carpi, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, aveva sottolineato come «la riapertura del tempio di pietra sarà tanto più significativa quanto più riapriremo anche i cuori e le menti a Cristo, al suo messaggio di pace, di salvezza, di gioia, di autentica liberazione».

Dopo la recita dell'Angelus il Papa ha benedetto le prime pietre di quattro edifici della Diocesi di Carpi che saranno costruiti ex-novo e poi si è recato presso il Seminario Vescovile dove ha pranzato con i vescovi dell'Emilia-Romagna, i seminaristi e i sacerdoti anziani residenti nella Casa del clero. Tutto emiliano il menù preparato dagli allievi dell'istituto “Nazareno” di Carpi: tortellini in brodo, arista di maiale con patate al forno e, dulcis in fundo, tortelli “al savor”, tortelli fritti farciti con una inconfondibile marmellata dal sapore intenso. Proprio questo dolce sarebbe stato particolarmente apprezzato dal Papa che ha mangiato fianco a fianco con il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna. Tra di loro anche un affettuoso abbraccio.  

Alle 15 l'incontro con i sacerdoti e i religiosi della diocesi, quindi il trasferimento a Mirandola, cittadina duramente colpita dal terremoto del 2012. Ha sostato nella piazza antistante la cattedrale ancora inagibile e ha rivolto alla popolazione un breve discorso. «Vi siete sforzati», ha detto, «di affrontare con spirito evangelico la precaria situazione causata dal terremoto, riconoscendo e accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole anche nelle prove più dure. Il mio augurio è che non vengano mai meno la forza d’animo, la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono. Rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento dinanzi alle difficoltà che ancora permangono». L'ultimo passaggio della visita del Papa a Carpi si è consumato con un omaggio floreale al Monumento che ricorda le vittime del terremoto. Quindi l'elicottero ha riportato Francesco a Roma.

Vita semper vincit, aveva ricordato ancora monsignor Cavina nel suo discorso di accoglienza, «la vita sempre vince. E la vita è Cristo morto e risorto, che libera dalla paura in quanto sempre presente, perché come dice Santa Caterina da Siena: Solo coloro che pensano di essere soli hanno paura. E noi non siamo soli! Ci sentiamo dei privilegiati perché il Signore Gesù, la Chiesa e il Successore di Pietro camminano con noi e ci indicano la meta certa della nostra esistenza: la vita eterna».