RITRATTI
Paolo Frisi, un prete-genio nella Milano asburgica
Inventò il sistema per scacciare le streghe. Con il parafulmine. Nel secolo d'oro dei barnabiti migliorò il mondo
e fece grande la Chiesa.
Cultura
31_12_2010
È un giorno d’autunno del 1750 a Milano. Nella sala gremita c’è un brusìo impaziente di voci. Finalmente, il conferenziere appare: è giovane e porta abito talare. Va alla cattedra e, per prima cosa, benedice il pubblico.
Poi comincia a parlare, nel silenzio che è sceso in sala. Il tema è incomprensibile ai più: Disquisitio mathematica in causam physicam figurae et magnitudinis terrae. Ma presto, il pubblico è soggiogato dal talento del relatore. Lui è Paolo Frisi, sacerdote e religioso dell’ordine dei barnabiti. Parla della forma e delle dimensioni della terra.
Dopo questa conferenza, la sua vita cambierà, iniziando un’ascesa che sarebbe continuata fino alla sua morte. Infatti, impressionato dalla qualità di questo trattato sulla forma della terra, rimasto nella storia della scienza, il Re di Sardegna personalmente gli diede a soli ventidue anni, l’incarico di professore di filosofia al Collegio di Casale Monferrato.
Però, malgrado il suo prestigio, Padre Frisi entrò presto in collisione con i suoi superiori ecclesiastici. Il motivo era la sua amicizia con Ignazio Secondo Radicati, un intellettuale piemontese ritenuto troppo liberale. Infatti, fu trasferito e inviato come professore nel Collegio dei Barnabiti di Milano, il Sant’Alessandro. Nel 1753 viene eletto membro dell’Académie des Sciences di Parigi.
Però, malgrado il suo prestigio, Padre Frisi entrò presto in collisione con i suoi superiori ecclesiastici. Il motivo era la sua amicizia con Ignazio Secondo Radicati, un intellettuale piemontese ritenuto troppo liberale. Infatti, fu trasferito e inviato come professore nel Collegio dei Barnabiti di Milano, il Sant’Alessandro. Nel 1753 viene eletto membro dell’Académie des Sciences di Parigi.
Tre anni più tardi, un nuovo conflitto, questa volta con i gesuiti, lo rimette sul davanti del palcoscenico. Scoraggiato dalla presa di posizione dei gesuiti, Padre Frisi si avvicina presto a qualcuno degli autori dell’Encyclopédie: d’Alembert, Condorcet e altri. Aveva con loro molte affinità, la curiosità per la scienza in primo luogo.
È uno studioso di lettere, teologia e filosofia, ma ha una grande passione per le materie scientifiche, alle quali si dedica con passione: la matematica, la cosmografla fisica, l’idraulica. Lo studio di queste discipline lo aiuta a scrivere qualcuno dei suoi libri più importanti: De moto diurno terræ (1760), Dei fiumi e dei torrenti (1770), Instituzioni di meccanica, d’idrostatica, d’idrometria e dell’architettura (1777), Cosmografia fisica e matematica (1785).
È uno studioso di lettere, teologia e filosofia, ma ha una grande passione per le materie scientifiche, alle quali si dedica con passione: la matematica, la cosmografla fisica, l’idraulica. Lo studio di queste discipline lo aiuta a scrivere qualcuno dei suoi libri più importanti: De moto diurno terræ (1760), Dei fiumi e dei torrenti (1770), Instituzioni di meccanica, d’idrostatica, d’idrometria e dell’architettura (1777), Cosmografia fisica e matematica (1785).
Padre Frisi ha una tale conoscenza dell’idraulica e della cinematica, che viene spesso consultato a livello internazionale, su problematiche legate ai canali di navigazione in tutta Europa. Dobbiamo a lui il tracciato del Naviglio che va da Milano a Pavia, anche se il progetto è stato realizzato a trent’anni dopo la sa morte.
Nei suoi scritti esprime spesso l’amore di Dio, spiegando che la scienza è una grazia di Dio. Per dare risalto a questa teoria, cerca in tutti i modi di discreditare le streghe e la magia nera, dimostrando che si tratta di mere superstizioni e rischiando di attirarsi la furia dell’Inquisizione.
Nei suoi scritti esprime spesso l’amore di Dio, spiegando che la scienza è una grazia di Dio. Per dare risalto a questa teoria, cerca in tutti i modi di discreditare le streghe e la magia nera, dimostrando che si tratta di mere superstizioni e rischiando di attirarsi la furia dell’Inquisizione.
Una delle sue invenzioni anti-streghe è il parafulmine. Volle dimostrare che i fulmini potevano essere schivati, contrariamente a quanto affermavano le streghe, che sostenevano che avevano il potere di attirare i fulmini su cose e persone.
Ma l’opposizione alla stregoneria non è la sola cosa difficile che fa. Si occupa anche del controverso problema del moto della luna, mentre per i suoi trattati di astronomia si basa sulla teoria della gravitazione elaborata da Newton.
Ma l’opposizione alla stregoneria non è la sola cosa difficile che fa. Si occupa anche del controverso problema del moto della luna, mentre per i suoi trattati di astronomia si basa sulla teoria della gravitazione elaborata da Newton.
Frisi è molto avanti per la sua epoca. In fisica, il suo contributo è notevole, soprattutto per quanto riguarda l’elettricità e la luce: spiega questi fenomeni con le vibrazioni dell’etere, una teoria veramente all’avanguardia per quel secolo.
È forse il sacerdote che più di ogni altro è membro di diverse Accademie del suo tempo: raggiunge un vero record. Infatti, oltre all’Académie des Sciences di Parigi, è anche membro delle Accademie di Berlino, Stoccolma, Berna e Copenhagen, oltre che dell’Accademia Imperiale di San Pietroburgo e della Royal Society di Londra, nella quale entra come membro straniero: un vero privilegio.
È forse il sacerdote che più di ogni altro è membro di diverse Accademie del suo tempo: raggiunge un vero record. Infatti, oltre all’Académie des Sciences di Parigi, è anche membro delle Accademie di Berlino, Stoccolma, Berna e Copenhagen, oltre che dell’Accademia Imperiale di San Pietroburgo e della Royal Society di Londra, nella quale entra come membro straniero: un vero privilegio.
Vissuto tra il 1728 ed il 1784 a Milano (che allora faceva parte dell’impero absburgico), padre Paolo Frisi si iscrive di pieno diritto nella schiera dei preti-scienziati-geni che hanno migliorato il mondo e fatto grande la Chiesa.