Pakistan: ragazza cattolica uccisa da un musulmano
la giovane è già considerata una martire della fede" dalla comunità cattolica del empre più ambiguo Paese centroasiatico. «Casi come questi avvengono quotidianamente in Punjab», dice il vicario generale della diocesi di Faisalabad, padre Khalid Rashid Asi.
ROMA, domenica, 4 dicembre 2011 (ZENIT.org) .- Come riferito dall'agenzia Fides (2 dicembre), una ragazza cattolica appena diciottenne uccisa il 27 novembre scorso da un musulmano che voleva sposarla, è stata definita "una martire della fede" dai cattolici del Pakistan. Il caso ricorda quello delle numerose donne della Chiesa dei primi secoli che preferirono morire invece di abiurare la loro fede. Per la martoriata comunità cattolica del Paese asiatico a stragrande maggioranza islamica, ci sono comunque anche motivi per gioire: a Karachi è stata inaugurata infatti una nuova chiesa.
Padre Zafal Iqbal, un sacerdote cattolico del villagio cristiano di Khushpur, nel Distretto di Faisalabad, dove vive la famiglia della diciottenne, ha raccontato a Fides che "la ragazza ha resistito, non ha voluto convertirsi all’islam e non ha sposato quell’uomo, che per questo l’ha uccisa. E’ una martire". Padre Iqbal ha informato la Commissione Giustizia e Pace e il vescovo di Faisalabad, monsignor Joseph Coutts, dell'accaduto. "Il colpevole è stato arrestato e la polizia sta indagando. Speriamo che venga fatta giustizia, mentre la comunità è triste e sconvolta", ha aggiunto padre Iqbal. "Casi come questi avvengono quotidianamente in Punjab”, ha spiegato a sua volta il vicario generale della diocesi di Faisalabad, padre Khalid Rashid Asi. "E’ molto triste, i cristiani, spesso le ragazze, sono vittime indifese".
Un esito positivo ha conosciuto invece il caso di un altro membro della comunità cattolica del Pakistan, il settantaduenne Rehmat Masih. Secondo quanto rapportato da Fides, Masih è stato rilasciato in libertà una settimana fa dopo due anni di carcere e di grande sofferenza. A mandare l'anziano dietro le sbarre era stata la purtroppo solita falsa accusa di blasfemia.
Ad alleviare un po' le sofferenze della comunità cristiana del Pakistan è l'inaugurazione, avvenuta circa un mese fa, nella città portuale di Karachi, della chiesa più grande di tutto il Paese, quella dedicata al Principe degli Apostoli, San Pietro. L'apertura del luogo di culto, che può ospitare fino a 5.000 di persone, è stata definita da padre Mario Rodriguez, sacerdote di Karachi e direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, “un segno di speranza e un buon auspicio per il futuro, nell'Anno della Missione” (Fides, 3 dicembre).
"E’ bello che sia stata inaugurata durante l’Anno della Missione: è segno della capacità di recupero di una fede che ha sofferto a lungo di discriminazione da parte dello stato e di attacchi da parte di estremisti islamici”, ha continuato padre Mario. “Siamo orgogliosi della
nuova chiesa. E’ un segno di speranza anche in vista del Natale, che la comunità di Karachi celebrerà in questa chiesa", ha aggiunto il sacerdote.
La chiesa è stata costruita in undici mesi, è costata 3,8 milioni di dollari, raccolti – così rivela Fides - grazie a donazioni locali e da enti e conferenze episcopali di tutto il mondo, tra cui la Conferenza Episcopale Italiana, l'organizzazione umanitaria tedesca Missio e le Pontificie Opere Missionarie.
"E’ stata costruita sul sito di una chiesa più piccola nel quartiere di Azam Basti, un groviglio di vicoli e case di mattoni dove vivono circa 15.000 cristiani", ha spiegato ancora padre Mario.
Da Zenit del 4 dicembre 2011