Pakistan, due cristiani al rogo
Pakistan. Per il solo sospetto di aver bruciato una copia del Corano, la giovane cristiana Shama e suo marito Shahzad, sono stati bruciati nella fornace della fabbrica in cui lavoravano, a Lahore. I loro nomi vanno ad aggiungersi alla già lunga lista di vittime della "legge nera", che punisce con la morte il reato di blasfemia. E che spesso viene implementata da folle inferocite, senza attendere alcun processo.
E’ bastato che si spargesse la voce. Shama, 24 anni, stava pulendo la casa del padre appena defunto e aveva fatto un rogo delle carte e degli oggetti da non conservare. E’ bastato che qualcuno insinuasse che una copia del Corano fosse fra quegli oggetti. E allora alla giovane Shama e al marito Shahzad Masih, è toccato il peggiore dei contrappassi terreni: sono finiti loro al rogo.
Una folla di oltre 100 persone, proveniente da cinque villaggi a Sud di Lahore, Pakistan, ha deciso di “far giustizia” senza attendere l’azione delle autorità, per implementare la “legge nera” contro la blasfemia. I due cristiani sono stati prelevati dalla folla inferocita e tenuti in ostaggio per due giorni. Ieri il terribile epilogo. I due cristiani sono stati selvaggiamente picchiati e poi arsi vivi nella fornace in cui si cuociono i mattoni, nella fabbrica di argilla nei pressi di Kot Radha Kishan (60 km da Lahore) in cui le vittime lavoravano da operai. Secondo fonti della Bbc, i due cristiani sarebbero invece stati picchiati a morte e i due corpi gettati nella fornace. La polizia afferma di aver cercato di salvarli, ma senza successo: secondo la versione diffusa dalle autorità pakistane, gli agenti, attaccati dalla folla, hanno dovuto battere in ritirata, soverchiati dal numero degli assalitori. Le autorità pakistane non hanno potuto far altro che identificare le due vittime.
Si tratta dell’ennesimo caso di esecuzioni extragiudiziali per applicare la “legge nera” che prevede anche la pena di morte per chi dissacra il Corano o pronuncia ingiurie nei confronti del Profeta. Il rogo dei due cristiani avviene nella stessa città e ad appena tre settimane dalla conferma della condanna a morte di Asia Bibi da parte dell’Alta Corte di Lahore. I giudici stessi sono terrorizzati dalle rappresaglie. Nel caso assolvano l’imputato rischiano loro stessi di essere assassinati. Per gli avvocati difensori il rischio è ancora maggiore: lo scorso maggio, Rashid Rehma, “colpevole” di difendere un docente universitario accusato di blasfemia, è stato assassinato a colpi di pistola a Multan.
Shama e Shahzad vanno ad aggiungersi alla lunga lista di esecuzioni extra-giudiziali, mentre almeno altri 17 loro concittadini attendono la morte in carcere.