Padre Pio ci porta dentro al mistero di Gesù Bambino
Per il santo di Pietrelcina il Natale era la festa più bella di tutto l'anno liturgico. Attraverso i suoi scritti e le testimonianze di chi ha vissuto insieme a lui, scopriamo il perché di questa ineffabile predilezione, che lo portava a vivere la Notte Santa tutto preso in un'estasi d'amore. A partire dalla novena d'Avvento, che infiammava il suo spirito, sino alla processione col Bambinello, accarezzato dalle sue mani piagate, anche noi con san Pio ci prepariamo alla venuta del Salvatore.
«Tutte le feste della Chiesa sono belle, la Pasqua, sì, è la glorificazione… ma il Natale ha una tenerezza, una dolcezza infantile che mi prende tutto il cuore». Poi precisava: «Pasqua è certo la festa più importante dell’anno. Però a me piace più il Natale, [perché] lì Gesù è crocifisso e mi fa soffrire, invece Gesù Bambino a Natale è così dolce!».
Le parole di san Pio da Pietrelcina ci introducono potentemente dentro al mistero che stiamo per celebrare nella sacra liturgia: il Natale di Gesù. Infatti: se si considera sino a dove arrivò l’intima unione del Santo di Pietrelcina con il Crocifisso. E se si osserva con quale ardore egli si accingesse a salire sull’altare, per rivivere nella sua carne i patimenti del Cristo morto e risorto. Ebbene, c’è davvero da domandarsi fino a dove potesse spingersi l’amore del frate cappuccino durante la Notte Santa, per essergli, appunto, «preferita».
Ci corrono in aiuto le parole di Padre Ignazio da Ielsi, guardiano del convento di san Giovanni Rotondo nel triennio 1922-1925, che su una pagina del suo diario, datata 24 dicembre 1923, sembra proprio iniziare a risponderci: «E’ inutile dire con quanta passione Padre Pio celebra il Natale. Sempre vi pensa e conta i giorni che lo separano da un Natale all’altro, sin dal giorno dopo. Gesù Bambino per lui è un’attrazione specialissima. Basta che senta il suono di una pastorale, di una ninna nanna, che solleva lo spirito su-su, tanto che a guardarlo sembra in estasi».
Vi è di più. Il confratello rivela: a dispetto dell’umiltà di padre Pio, che lo rendeva del tutto incapace di chiedere qualcosa per sé, «la Messa della notte di Natale amava celebrarla lui», benché spettasse di diritto al superiore del convento. Ma tanto era manifesto il suo desiderio di presiedere quello speciale sacrificio eucaristico e tale era la passione con cui vi si preparava, che nessun dei superiori osò mai contraddirlo.
Padre Pio, nell’imminenza del Santo Natale, si trasformava completamente. Infatti: chi lo conosceva bene e sapeva dei terribili dolori fisici e dei violenti assalti diabolici che subiva in continuazione, subito si accorgeva del misterioso cambiamento in lui. Ma è il Santo stesso a spiegarne il perché, in una lettera del 17 dicembre 1914, indirizzata ad una sua figlia spirituale, la nobildonna Raffaelina Cerase: «Al cominciarsi della sacra novena in onore del santo Bambino Gesù - scrive padre Pio - il mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita: il cuore si sente come abbastanza piccino per contenere i beni celesti; l’anima si sente tutta disfarsi alla presenza di questo nostro Dio per noi fatto carne. Come fare a resistere a non amarlo sempre con nuovo ardore?!».
Ecco la profondità con cui il Santo del Gargano penetrava nel mistero dell’Amore di Dio ed ecco quindi la ragione ultima di tale trasformazione in corpo e spirito: egli era tutto rapito e visitato dal «Dio umanato», come sovente amava definirlo in sintonia con l’apostolo Paolo (cfr Filippesi 2, 6-8).
E dove lo si vedeva incarnarsi, questo Dio Amore, se non nell’istante stesso in cui il padre celebrava la Santa Messa? Gli occhi di Padre Pio rifulgevano di lacrime e le sue guance si facevano paonazze quando, a conclusione della liturgia eucaristica, egli proclamava a gran voce il Prologo di Giovanni: «E il Verbo si è fatto carne / e venne ad abitare in mezzo a noi». Su tale fondamento teologico, che concludeva l’Eucaristia nella messa tridentina, si fondava tutta la predilezione del Santo cappuccino per la festa dell’Incarnazione. Qui si giustificava la profonda commozione ed il mistico stupore, che culminavano nella perenne estasi di Padre Pio durante tutta la Notte Santa.
La Messa, appunto. La Santa Messa di mezzanotte di padre Pio, nel giorno di Natale, era qualcosa di veramente straordinario. Orde di fedeli sfidavano ogni tipo di impedimento pur di aver la grazia di parteciparvi: per averne una vaga idea, basti sapere che, per presenziare alla funzione solenne, occorreva avventurarsi a piedi, nel buio della notte, lungo la mulattiera sassosa coperta di ghiaccio e di neve, che portava al convento.
Eppure né le intemperie, né il freddo pungente e nemmeno il protrarsi della celebrazione sino alle cinque del mattino, potevan dissuadere coloro che cercavano il Paradiso negli occhi del Santo durante la notte più speciale di tutte. «Al termine – racconta ancora un confratello – padre Pio indossava il pivale bianco intessuto d’oro, incensava la statua di Gesù Bambino e, preceduto dai chierichetti e da alcuni confratelli che reggevano tra le mani le candeline accese, la portava in processione, dal coro all’altare e dall’altare al Presepe, stringendo a sé la piccola culla… Poi, porgeva l’amata statuetta al bacio dei fedeli. Il suo volto era raggiante, luminoso. Le sue labbra disegnavano sorrisi di gaudio mentre tutti poggiavano le labbra sulle ginocchia o sui piedini di Gesù Bambino. Quindi “a cuore aperto e a voce spiegata”, si univa al coro dei confratelli e dei fedeli per cantare Tu scendi dalle stelle, la dolce canzoncina composta da sant’Alfonso M. de’ Liguori».
E' particolarmente bello poi ascoltare le testimonianze di chi, al fianco dell'umile frate, ha imparato a vivere il mistero natalizio. Come Lucia Iadanza, una delle sue figlie spirituali, che si era recata appositamente da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo per trascorrere il Santo Natale con il suo illustre compaesano. Ebbene, in una pagina del suo diario, datata 24 dicembre 1922, Lucia scrive: «I frati avevano portato un grande braciere in sacrestia e molte persone stavano intorno per scaldarsi. Recitavamo il Rosario in attesa della Messa. Padre Pio pregava in mezzo a noi. Ad un tratto, in un alone di luce, tra le sue braccia vidi apparire Gesù Bambino. Il volto del Padre era trasfigurato, i suoi occhi rivolti a quella figura di luce che aveva tra le braccia, le braccia aperte in un sorriso stupito. Quando la visione svanì, il Padre, da come lo guardavo, si rese conto che avevo visto tutto. Mi si avvicinò e mi disse di non parlarne con nessuno».
Ma Lucia non fu certo l’unica ad assistere a simili manifestazioni del divino nel cappuccino, che al contrario si ripetevano continuamente, in particolare avvicinandosi alla Natività.
Un altro racconto sorprendente è quello di padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, che visse trentacinque anni a san Giovanni Rotondo, occupando la cella di fronte a quella che, per un certo tempo, fu di padre Pio, la numero 5. Così narra il confratello: «Mi ero alzato per scendere in chiesa per la Messa di mezzanotte del Natale del 1924. Il corridoio era immerso nell’oscurità, rotta dalla piccola fiamma di un lumicino a petrolio. In quella penombra vidi che anche Padre Pio stava scendendo in chiesa. Era uscito dalla sua cella e procedeva a passi lenti. Mi resi conto che era avvolto in un alone di luce. Guardai meglio e vidi che aveva tra le braccia Gesù Bambino. Rimasi allibito sulla porta della mia cella. Mi inginocchiai. Padre Pio passò accanto a me tutto raggiante, e non si accorse neppure della mia presenza».
Così, le umili mani del frate crocifisso, tutte mortalmente piagate, sorreggevano il Signore della Vita, disceso in quel piccolo Bambinello, e Lo portavano in processione a tutti, per essere baciato e onorato. In questa incredibile immagine si condensa il Mistero di Cristo ed insieme la missione di questa anima scelta dall'amore di Dio a beneficio del mondo intero.
E poiché quanto gira attorno alla vita terrena ed eterna di questo straordinario innamorato di Cristo, non necessita di ulteriori chiose o chiarimenti, concludiamo questo viaggio nel Santo Natale di Padre Pio con un ultimo racconto di vita. Quello del caro amico, confratello, nonché vicepostulatore della sua causa di canonizzazione, padre Gerardo di Flumeri, che, dopo l’ultimo Natale trascorso insieme, scrisse così:
«Ricorderò per sempre il Natale del 1963, vissuto accanto a padre Pio, mio amato e venerato padre spirituale. L’espressione di attesa, che era in tutta la sua persona, mi è impressa nella memoria. Come pure indelebile è nella mia mente il suo profondo raccoglimento e la sua estatica preghiera. Ma soprattutto è ancora vivo davanti ai miei occhi il colore delle sue guance arrossate, quando il canto del Te Deum diede l’annunzio della nascita del Salvatore. (…) Dopo l’ultima lettura, la statuina di Gesù Bambino fu posta sul leggio e incensata. Iniziò poi, al canto del Te Deum, la lunga e misteriosa processione. I frati osannanti con i ceri in mano, le volute ed il profumo dell’incenso, i sacri paramenti scintillanti d’oro, nella penombra claustrale… Quella processione mi sembrava il corteo di tutta l’umanità, che da sempre va incontro al Cristo che viene. E mentre passavamo, notai che gli occhi di tutti erano rivolti a Lui: al Pargolo divino tra le braccia del padre stigmatizzato. (…) Ma il sigillo su quell’indimenticabile Natale, doveva essere apposto a sera. Recatomi nella camera del padre amato, per fargli, per l’ultima volta, gli auguri natalizi, mi sentii misteriosamente attratto verso di lui. Egli, con le guance arrossate come al canto del Te Deum durante la notte, e con gli occhi sfavillanti di gioia e di luce, mi recitò in latino il versetto del Vangelo di San Giovanni: “Sic Deus dilexit mundum ut filium suum unigenitum”: “Così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. E’ questa la consolante certezza con cui vivo dalla notte santa di quel Natale di grazia».
Uniti a san Pio da Pietrelcina, chiediamo anche noi la grazia di vivere l’attesa e la venuta del nostro Salvatore, tutti pieni e ricolmi di Colui che già è.