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ISTRUZIONE

Pacchetto scuola, paritarie in serie B

Il decreto sull'istruzione appena varato dal Consiglio dei Ministri contiene tante brutte sorprese. Una su tutte: scompare l'esenzione Imu per le scuole paritarie. Occupandosi del “benessere” dei cittadini, il decreto porta su di sé l’impronta del paternalismo statalista.

Educazione 11_09_2013
Crocifisso in aula

Il recente provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri in materia di scuola e che il Miur ha pomposamente battezzato, sul suo sito istituzionale, con il motto “L’istruzione riparte” o, addirittura, “Torna il diritto allo studio”, in realtà suscita, accanto al plauso per alcune decisioni adottate, un misto di reazioni che vanno dalla sorpresa alla perplessità, ma, come in quasi tutti gli atti ministeriali che si occupano del cosiddetto “benessere” dei cittadini, porta su di sé l’impronta del paternalismo statalista.

La sorpresa è dovuta al fatto che, nonostante i fondati timori alla vigilia circa la reale possibilità di trovare la copertura finanziaria per i provvedimenti annunciati, i 400 milioni di euro necessari sono stati invece “trovati” e il decreto è stato approvato nella sua integralità. Sorpresa, anche, e questa volta negativa, per l’abolizione del “bonus” ottenuto alla maturità dagli studenti con i migliori voti d’esame e che avrebbe loro consentito di ottenere punti in più nelle graduatorie al termine dei test di ammissione all’università: il bonus è stato abolito con effetto immediato, mentre i test sono in corso, generando reazioni che si possono facilmente immaginare (il Codacons ha subito lanciato la proposta del ricorso).

La sorpresa si accompagna allo sconforto, almeno per chi gestisce scuole paritarie, quando si viene a sapere che, diversamente da quanto previsto originariamente nel decreto, scompare l’esenzione Imu per le scuole paritarie: addirittura, come anche riportato dal Corriere della Sera, il testo delle slides che il Ministero aveva diffuso e che riportava l’esenzione Imu per le paritarie è stato ritirato e sostituito con quello ora in vigore e che, ovviamente, non fa menzione delle paritarie.

Per quanto riguarda la vicenda del “bonus”, è evidente che, in un provvedimento sostanzialmente economico-finanziario, il peso di questo meccanismo che premia gli studenti meritevoli è nullo, non ha bisogno di nessuna copertura finanziaria. E, tuttavia, con una procedura purtroppo ricorrente negli atti ministeriali, è stato eliminato senza nemmeno metterlo alla prova e con effetto retroattivo, addirittura in corso d’opera. Evidentemente, all’attuale governo, non piace premiare l’impegno degli studenti migliori.

Vanno senz’altro apprezzate le misure per la stabilizzazione dei docenti di sostegno, anche se qualcuno ha fatto notare che i numeri dei docenti stabilizzati sono inferiori alle reali necessità degli studenti con difficoltà di apprendimento o afflitti da disabilità, perché le stime sul fabbisogno sono vecchie; quelle per immettere in ruolo, sia pure nell’arco di un triennio, i docenti precari, ma anche qui occorre ricordare che si tratta di docenti non più giovani, mentre per i neolaureati e per chi non è abilitato o non è in nessuna graduatoria, non si vedono spiragli.

Importante e positiva la decisione della parziale liberalizzazione nelle adozioni dei libri di testo e, soprattutto, la norma che consente di non far ricorso ai libri,consentendo l’uso di strumenti, che potremmo definire fatti in casa dai docenti: dispense, schemi, ecc ... elaborati da “quei” docenti per “quelle classi”. Ottima cosa, si diceva, ma non so come reagiranno a questo provvedimento le associazioni di categoria di autori, editori e librai, dato che i rischi per la proprietà intellettuale (i diritti d’autore) diventano esponenziali se stimolati da indicazioni generiche, come queste, provenienti dall’autorità statale.

Ci sono, poi, cose curiose in questo decreto che un po’ fanno ridere e, un po’, fanno arrabbiare. Scopriamo che l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha bisogno di 200 tecnici e ricercatori e, quindi, potrà assumerli. Inutile chiedersi chi ne pagherà gli stipendi e perché all’Istituto di vulcanologia si assegnano 200 ricercatori mentre ad altri Enti di ricerca si promettono vagamente aiuti nel caso intendano assumere qualcuno. Veniamo a sapere, anche, che saranno spesi 10 milioni di euro per consentire ai docenti di ruolo nella scuola statale di accedere ai musei e ai siti archeologici, ma solo a loro e solo nel 2014. Tutti gli altri docenti, non statali, se vogliono studiare accedendo ai musei, dovranno pagare. Per concludere, a un certo punto leggiamo che il Ministero si preoccupa di “garantire” ( si noti bene, “garantire” ) ai capaci e ai meritevoli, ma “privi di mezzi”, nientemeno che “il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione”. E cosa farà il Ministero per ottenere questo mirabolante obiettivo che, si badi bene, è lo stesso di tutti i riformatori scolastici, grandi e meno grandi, dalla Rivoluzione francese ad oggi? Sulla base di graduatorie regionali (?) coprirà le spese di trasporto e di ristorazione! Ecco, questo è lo stile dei nostri attuali governanti.