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IL RAPPORTO 2019

Open Doors: un cristiano su nove è perseguitato

Nel 2018 le persecuzioni contro i cristiani sono aumentate sia per numero di Paesi che per numero di cristiani colpiti. Nel 2017 un credente su 12 ha subito livelli elevati di persecuzione, nel 2018, uno su nove; in tutto 245 milioni di persone. 

Libertà religiosa 17_01_2019
Manifestazione islamica pro-legge sulla blasfemia in Indonesia

Nel 2018 le persecuzioni contro i cristiani sono aumentate sia in intensità sia per numero di Paesi e per numero di cristiani colpiti. Nel 2017 un credente su 12 ha subito livelli elevati di persecuzione, nel 2018, uno su nove; in tutto 245 milioni di persone. Il numero dei cristiani uccisi da 3.066 del 2017 è salito a 4.136 (ed erano stati 1.207 nel 2016). Su 150 paesi monitorati, nel 2017 la persecuzione era stata giudicata alta, molto alta o estrema in 58. Nel 2018 il numero è salito a 73. Quanto ai danni materiali, nel 2017 le chiese e gli edifici religiosi attaccati, distrutti o gravemente danneggiati erano sensibilmente diminuiti, scendendo a 793, rispetto ai 1.239 dell’anno precedente. Invece nel 2018 i casi sono stati 1.847. 

È dunque un quadro sconfortante quello che emerge dalla World Watch List 2019, l’elenco dei 50 stati che nel 2018 hanno perseguitano più duramente i cristiani, pubblicato come ogni anno da Open Doors Usa, l’organizzazione no-profit che da oltre 60 anni documenta le violazioni della libertà religiosa nel mondo, soccorre i cristiani in difficoltà e li aiuta a restare saldi nella fede.

Come nelle precedenti edizioni, i paesi sono divisi in tre gruppi a seconda del livello di persecuzione: “estrema”, che comprende 11 stati, “molto elevata”, 29, ed “elevata”, 10. In cima all’elenco per il 17° anno consecutivo resta la Corea del Nord, dove persino possedere una Bibbia è illegale e dove da 50.000 a 70.000 cristiani si ritiene siano rinchiusi nei campi di lavoro, spesso solo per essere stati sorpresi a pregare o a leggere testi sacri. Nel primo gruppo, oltre alla Corea del Nord, si riconfermano altri nove paesi. Ne esce l’Iraq, 8° nel 2017 e adesso 13°. Vi entra la Libia che passa dal 15° posto del 2017 al 4° attuale. L’Afghanistan si conferma secondo, seguito da Somalia, Libia, Pakistan, Sudan, Eritrea, Yemen, Iran, India e Siria. Tra le maggiori novità rispetto al 2017, è da segnalare la presenza nell’elenco della Russia, al 41° posto (il primo dell’ultimo gruppo). Open Doors spiega che il suo ingresso si deve all’intensificarsi delle violenze da parte di gruppi di estremisti islamici nella regione del Caucaso e nelle repubbliche del Dagestan e della Cecenia dove sono state attaccate delle chiese e sono stati uccisi dei fedeli.

In generale la condizione dei cristiani è peggiorata anche in Nord Africa: oltre che in Libia, in particolare in Algeria, passata dal 42° al 22° posto a causa del rafforzamento dell’islam radicale soprattutto nelle aree rurali. Ma è in Asia che si è avuto un aumento davvero “scioccante” della situazione, come lo ha definito l’amministratore delegato di Open Doors Gran Bretagna e Irlanda, Henrietta Blyth, individuando in Cina e in India le maggiori responsabilità. In Cina  – ha commentato nel presentare la World Watch List – la persecuzione è la peggiore da oltre un decennio, secondo alcuni è la situazione peggiore da quando la Rivoluzione culturale si è conclusa nel 1976. E difatti la Cina è passata dal 43° al 27° posto. Due altri paesi comunisti la precedono nell’elenco: il Laos, 19°, e il Vietnam, 20°.

Risale solo di una posizione l’India, decima nel 2018, ma il suo bilancio è tra i più allarmanti. “È sconvolgente – osserva Henrietta Blyth – che l’India, il paese che ha insegnato al mondo la via della ‘non violenza’, ora si affianchi nella nostra World Watch List a paesi come l’Iran”, (che la precede al 9° posto). È l’aumento del nazionalismo indù a minacciare i cristiani in India, così come in Nepal (32°), mentre sempre l’ascesa del nazionalismo religioso, ma in questo caso buddista, è responsabile delle persecuzioni subite dai cristiani in Buthan (33°) e in Myanmar (18°).

Ma la causa principale di persecuzione dei cristiani, come in passato, anche nel 2018 è l’islam. Lo è in otto Paesi su 11 in cui la persecuzione è stata definita “estrema”, in 17 sui 29 in cui è “molto elevata”, in sette sui dieci in cui è “elevata”. In totale sono 32 i paesi in cui la libertà di religione dei cristiani è violata dall’islam, e non si tratta soltanto di paesi a maggioranza islamica. Una delle situazioni più gravi è quella della Nigeria, dove i musulmani costituiscono circa la metà della popolazione. Dei 4.136 cristiani uccisi nel 2018, 3.731 sono nigeriani, vale a dire il 90%. Benché ridimensionato, il gruppo jihadista Boko Haram continua a mettere a segno attacchi a villaggi e attentati nel nord est della Nigeria. Inoltre nel 2018 si sono moltiplicati gli attacchi ai cristiani da parte dei pastori transumanti di fede islamica Fulani, concentrati nella Middle Belt, dove cristiani e musulmani, agricoltori e allevatori si contendono terre, pascoli e altre risorse. Gli altri stati in cui la minaccia ai cristiani proviene dall’islam, oltre alla già citata Russia, sono la Repubblica Centrafricana (al 21° posto), devastata da una guerra civile ormai dal 2013, e il Kenya (40°), dove il 15 gennaio il gruppo jihadista somalo al Sahaab è riuscito ad attaccare un grande albergo nel cuore della capitale Nairobi e ad asserragliarvisi per molte ore, uccidendo decine di ostaggi.

Una attenzione speciale va riservata, sottolineano i ricercatori di Open Doors, alla condizione delle donne cristiane, oggetto di una persecuzione “complessa, violenta e nascosta”, che le rende spesso vittime anche in ambito famigliare e sociale.