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"Omosessuale adotta Down": mai inganno fu così riuscito

Un single gay adotta una bambina down. Chi provasse a criticare questa scelta di certo verrebbe tacciato di "omofobia".

Gender Watch 16_11_2018

«Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza» (Gn 3,6). La donna ovviamente è Eva e il frutto era tanto bello da vedersi quanto indigesto da mangiare ed infatti è rimasto sullo stomaco a tutta l’umanità. Eva non l’avrebbe mai mangiato se fosse stato ripugnante agli occhi. Il peccato in qualche modo deve essere attraente, altrimenti nessuno sceglierebbe di compierlo.

Parimenti ad alcune condotte moralmente riprovevoli devono essere cucite addosso vesti accattivanti, intessute da mani esperte nel buonismo e nel politicamente corretto. Così è stato per la storia di Luca Trapanese, cucinata dai media con le spezie più gradite da tutti. Luca è un single omosessuale di Napoli, il quale, dopo un anno di affidamento, ha adottato Alba, una bambina affetta dalla sindrome di Down. Trapanese ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno: «Non avevo nessuna paura di adottare un bambino disabile. Era un’idea maturata in passato, con il mio compagno Eduardo, dal quale poi però mi sono separato. In realtà prima pensavamo di ricorrere a una madre surrogata, poi capimmo di poter dare un’opportunità a un bambino difficile da collocare. Da quando avevo 14 anni faccio volontariato e lavoro con disabili e quindi ritenevo di avere gli strumenti adatti per farlo. Dopo la separazione con il mio compagno, è stata l’opzione che per me ha prevalso. Così ho fatto richiesta nel registro speciale che consente ai single di adottare in condizioni particolari».

Gli ingredienti per rendere inattaccabile nel sentito popolare la scelta di Luca ci sono tutti. Questi ha dedicato tutta la sua esistenza al volontariato fondando tre associazioni, ha voluto adottare la bambina nonostante fosse stato abbandonato dal compagno, la piccola Alba è stata rifiutata da ben sette famiglie in cerca di un bambino da adottare e Luca la crescerà aiutato da una tata, da sua madre e da un’altra signora. In questo scenario chi osasse muovere una minima critica alla scelta di Luca verrebbe subito incriminato dei seguenti psicoreati: omofobia aggravata, discriminazione verso i disabili, mancanza di pietà, disprezzo per l’istituzione familiare, cecchinaggio della dolcezza e della tenerezza e, infine, cementificazione selvaggia del cuore.

Noi però siamo rei confessi e quindi qualche critica la muoviamo lo stesso. In primo luogo un minore ha bisogno di un padre e di una madre per crescere. I casi eccezionali contemplati dalla legge che permettono l’adozione da parte dei single non dovrebbero esistere e nel tempo, di certo, diventeranno casi normali. In secondo luogo un bambino non dovrebbe essere educato da persone omosessuali. Non lo diciamo noi, bensì la Congregazione per la Dottrina della Fede: «Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare» (Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali, 1992, n. 11).

Ma questi vecchi  e polverosi documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede non importano più a nessuno e poi da tempo sono caduti in prescrizione sotto i colpi dell’inclusività  e della tolleranza. Oggi per sdoganare l’omogenitorialità, sia quella binaria che quella single, basta una storia semplice semplice piena di buoni sentimenti come quella di Luca che adotta la piccola bambina down. “Buoni” solo apparentemente, sussurrerebbe la nostra antenata Eva.

https://lanuovabq.it/it/omosessuale-adotta-down-mai-inganno-fu-cosi-riuscito