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LA CIRCOLARE

Omofobia, una vergogna politica la Giornata a scuola

Con un colpo di mano, una circolare del Miur si sostituisce al Parlamento e invita a celebrare il 17 maggio nelle scuole, elementari comprese, la «Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia». Passa così un altro dei punti più deleteri del Ddl Zan, bocciato a ottobre dal Senato. Scavalcati i genitori. Una vergogna per la politica nazionale, centrodestra (inerte) incluso.

Editoriali 14_05_2022

Prima l’emendamento anti-idee (idee pro vita, si intende) inserito subdolamente nel Dl Infrastrutture a pochi giorni dall’affossamento del Ddl Zan. Poi la graduatoria degli enti Lgbt ammessi a spartirsi quattro milioni di euro di fondi pubblici. E adesso il colpo di mano con cui la cosiddetta «Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia» sbarca, anzi, ritorna - sotto forma di «invito» a trattarne le tematiche - nelle scuole di ogni ordine e grado, dunque anche alle elementari.

Il Ddl Zan è stato integralmente bocciato dalla maggioranza del Senato con il voto sulla "tagliola", eppure nel giro di sei mesi i suoi promotori hanno già fatto passare o attuato - in un modo o nell’altro - tre dei pezzi più divisivi e contestati del disegno di legge. Roba che altrove avrebbe generato interrogazioni parlamentari a non finire e, presumibilmente, una crisi di governo. Il tutto avviene invece nell’indifferenza pressoché generale (al netto di qualche singola dichiarazione) delle forze politiche di centrodestra - sia nella maggioranza (Lega e Forza Italia) sia all’opposizione (Fratelli d’Italia) - che a fine ottobre si erano attribuite il successo politico, presso la propria base elettorale, dello scampato pericolo normativo di sinistra matrice. Ma se non si difendono giorno per giorno la libertà d’educazione propria dei genitori e la crescita sana di bambini e adolescenti, perché un elettore dovrebbe votare un dato partito di centrodestra anziché starsene a casa?

Torniamo al colpo di mano. Con una circolare a firma di Maria Assunta Palermo, direttore generale del Ministero dell’Istruzione, si invitano «i docenti e le scuole di ogni grado» - in occasione del 17 maggio, data in cui i gruppi arcobaleno e affini celebrano appunto la «Giornata contro l’omofobia» - «a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali». La circolare reca la data del 5 maggio, lo stesso giorno in cui il Partito Democratico ripresentava al Senato - con una conferenza stampa - il Ddl Zan, peraltro senza modifiche rispetto al testo già bocciato. Oltre all’atto di arroganza politica, la mossa suona come una presa in giro agli alleati di governo che si sono espressi diversamente e, soprattutto, uno sfregio a milioni di italiani che non solo non vedono l’urgenza di un provvedimento così (tanto più oggi) ma ne sottolineano l’attacco alle verità intrinseche alla natura umana e il pericolo per la libertà. Perché quel che si vuol far passare non è certo la difesa della dignità di ogni persona - già garantita dal nostro ordinamento a tutti (con un’eccezione in realtà: i nascituri) - bensì un’ideologia che sostituisce il desiderio al diritto naturale, la percezione soggettiva al dato oggettivo.

Tra gli altri richiami fumosi contenuti nella circolare ministeriale, a parte le norme internazionali che in nessun punto impongono all’Italia di adottare una simile Giornata (né possono farlo), c’è il solito strumentale riferimento all’articolo 3 della Costituzione. Cioè un articolo che fu scritto quando l’«orientamento sessuale» e l’«identità di genere» erano termini sconosciuti e che sono in aperto contrasto con i princìpi espressamente accolti dalla stessa Costituzione, come il riconoscimento dei diritti della famiglia quale «società naturale fondata sul matrimonio» (art. 29) e la priorità educativa in capo ai genitori (art. 30). Sono princìpi che le organizzazioni Lgbt vorrebbero spazzare via.

Ma oltre allo stravolgimento che il Miur fa della Costituzione, quel che lascia esterrefatti è come in un Paese quale il nostro, che si dice democratico, la circolare di un funzionario “smentisca” e di fatto valga più di quanto deciso dal Parlamento, sempre più umiliato nel suo ruolo. Una vergogna per l’intera classe politica, anche se su livelli distinti. Se coloro che hanno spinto e stanno dietro a tale ideologica circolare (escludendo il fantascenario dell’iniziativa solitaria di una dirigente ministeriale) hanno dato una prova che richiama i peggiori regimi, da questa vicenda della Giornata - che si aggiunge ai già ricordati “pezzi” di Ddl Zan approvati per vie traverse - ne esce con le ossa rotte, innanzitutto sul piano della credibilità, lo stesso centrodestra che aveva avversato lo Zan. E che oggi rimane inerte.

Va ricordato poi, a dispetto della narrazione dominante, che in Italia non esiste nessuna «emergenza omofobia». In base agli ultimi dati dell’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), nel 2020 ci sono state 69 segnalazioni totali per dichiarati «crimini o discorsi d’odio» per «orientamento sessuale» (61) e «identità di genere» (8). Ce ne sono state di più, per rendere l’idea, per il credo religioso (148) e per la razza/etnia/nazionalità (206). Le violenze, anche verbali, se appurate, sono da condannare, ma non si può con ciò arrivare a imporre un’ideologia per via normativa. «Troppo spesso con la scusa di combattere discriminazioni e bullismo nelle scuole si parla invece di identità di genere fluida, cambio di sesso, orientamento sessuale variabile, famiglie arcobaleno e addirittura utero in affitto. Il rischio è un enorme indottrinamento ideologico di massa», afferma un comunicato di Maria Rachele Ruiu, responsabile Scuola di Pro Vita & Famiglia, che esorta le famiglie a vigilare e fa presente che la circolare ministeriale non menziona neanche il consenso informato preventivo dei genitori, necessario per ogni attività extracurricolare. Fermo restando che il problema all’origine è la celebrazione a scuola di una Giornata così, la quale favorirà evidentemente l’ingresso di Arcigay, associazioni trans e altri gruppi simili, che già vengono coinvolti nel resto dell’anno da certi docenti e dirigenti scolastici.

E questo avviene a danno di giovanissimi e bambini innocenti, che per forza di cose sono ancora privi, perlopiù, degli strumenti per difendersi dalle ideologie malsane che gli vengono propinate al posto della normale istruzione. I genitori sono chiamati a preservare i propri figli, vigilare e denunciare. Ma i politici fino a quando faranno durare questa vergogna?