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DOPPIA LINEA

Omofobia, l'ora della verità per i vescovi

Mentre viene annunciato che il disegno di legge sull'omofobia verrà portato in aula alla Camera il prossimo 27 luglio, a fronte della confusione che si è creata ai vertici della Chiesa italiana si chiede un intervento chiarificatore.

Editoriali 03_07_2020
Il cardinale Bassetti

Il disegno di legge per il contrasto a omofobia e transfobia (e ora anche contro la misoginia), presentato il 30 giugno e che arriverà in aula alla Camera il prossimo 27 luglio, sta mettendo a nudo una imbarazzante situazione all’interno della Chiesa, soprattutto ai suoi vertici.

Abbiamo già rilevato come la nota della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), che criticava fortemente l’iniziativa legislativa in questione, sia stata immediatamente smentita dal quotidiano Avvenire (che pure è di proprietà della CEI), che ha replicato con una lunga intervista al senatore Zan (PD), relatore del disegno di legge. Quella divaricazione di posizioni si è ulteriormente radicalizzata nei giorni successivi, facendo emergere con chiarezza come una parte consistente della Chiesa italiana vada ormai a braccetto con chi dell’insegnamento cattolico vuole fare piazza pulita. È stato lo stesso senatore Zan - nella relazione che ha accompagnato la presentazione della proposta di testo unico del disegno di legge in Commissione Giustizia – a dare conto di questa prossimità: illustrando l’articolo che istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, ha espressamente e positivamente citato Avvenire e tutte le diocesi italiane che già da anni il 17 maggio celebrano quella Giornata con veglie di preghiera (sono ben 17).

Dall’altra parte, dopo la Nota che denuncia la minaccia alla libertà che questa legge rappresenta qualora venisse approvata, dalla presidenza CEI c’è stato soltanto silenzio. In precedenza, soltanto un vescovo, monsignor Antonio Suetta (Sanremo-Ventimiglia) aveva pubblicato un documento analitico che lanciava l’allarme su questo iter legislativo. Per il resto nulla.

Eppure i vescovi – almeno una parte di loro - dovrebbero avere non pochi motivi di preoccupazione per l’eventuale approvazione di questa legge sull’omofobia. Essa infatti arriverebbe a incidere pesantemente sulla vita quotidiana della Chiesa: sulla scelta degli educatori, sui candidati al sacerdozio (e quindi sull’ingresso nei seminari), sulla scelta degli insegnanti per le scuole cattoliche, ovviamente senza neanche considerare la riproposizione del Catechismo e dei numerosi passaggi biblici che condannano gli atti omosessuali (su questo già ora funziona benissimo l’autocensura).

Da questo punto di vista la Nota della CEI era almeno chiara al proposito, ma rimanendo un episodio isolato ha generato ancora più confusione nei fedeli (per quanto pochi possano essere i lettori che seguono Avvenire). Questa legge è il diavolo o costituisce un’occasione educativa, come sostiene Avvenire? Si tratta ovviamente di una domanda che, per noi, ha una risposta chiara. Ma allo stesso tempo richiede un intervento esplicito da parte dei pastori, a cominciare dalla presidenza della CEI, perché la confusione regna sovrana.

Il cardinale presidente, Gualtiero Bassetti, ha una grande responsabilità, ma anche tutti gli altri vescovi non si possono sottrarre: se questa proposta diventasse legge, faremmo un altro grande passo verso il modello cinese, con tanto di “campi di rieducazione” (nelle associazioni gay; chissà se Avvenire finirà nella lista dei luoghi deputati a rieducare omosessualmente?) per coloro che non si piegano al verbo omosessualista. E la stessa libertà della Chiesa sarebbe ulteriormente violata. Davvero i vescovi intendono assistere inermi a questo scempio?