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la lettera

O'Malley: niente opere di Rupnik nella comunicazione vaticana

Il cardinale a capo della commissione per la Tutela dei Minori: «Dobbiamo evitare di trasmettere il messaggio che la Santa Sede è ignara del disagio psicologico che tanti stanno soffrendo».

Borgo Pio 29_06_2024
IMAGOECONOMICA Riccardo Squillantini

Rimuovere le opere di Rupnik, presenti ovunque nei santuari e fin dentro il Vaticano, «non è una risposta cristiana», affermava recentemente Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, suscitando non poche polemiche. Al contrario, il cardinale Sean O'Malley chiede di non esporle almeno nella comunicazione vaticana (su Vatican News vengono riproposte per illustrare alcune feste liturgiche).

Il cardinale è a capo della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, dove ieri è stato pubblicato un comunicato sulla lettera da lui indirizzata ai Dicasteri della Curia romana «per esprimere l'auspicio che in questo periodo "la prudenza pastorale impedisca di esporre opere d'arte in un modo che potrebbe implicare una discolpa o una sottile difesa" dei presunti autori di abusi "o indicare indifferenza per il dolore e la sofferenza di tante vittime di abusi"». 

Non è un auspicio generico: «Negli ultimi mesi, vittime e sopravvissuti ad abusi di potere, spirituali e sessuali hanno contattato la PCPM per esprimere la loro crescente frustrazione e preoccupazione per il continuo utilizzo di opere d'arte di padre Marko Rupnik da parte di diversi uffici vaticani, tra cui il Dicastero per la Comunicazione». E benché l'indagine relativa a Rupnik sia ancora in corso, «mentre la presunzione di innocenza durante un'indagine di questo tipo dovrebbe essere rispettata, la Santa Sede e i suoi uffici devono "esercitare una saggia prudenza pastorale e la compassione verso coloro che sono stati danneggiati da abusi sessuali del clero».