Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
ELEZIONI IN VISTA

Olanda, la condanna di Geert Wilders per islamofobia

Geert Wilders è stato condannato da un tribunale olandese per "istigazione alla discriminazione razziale", ma non sconterà un solo giorno in carcere. E' una sentenza poco più che simbolica per un reato di linguaggio, per un suo comizio sugli immigrati "marocchini". Dietro si cela un conflitto culturale molto più ampio.

Esteri 10_12_2016
Geert Wilders

La battaglia pro e contro il politically correct si combatte soprattutto sul linguaggio. La nuova puntata è in Olanda: Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà (Pvv), è stato condannato dal tribunale di Schiphol (vicino ad Amsterdam) per istigazione alla discriminazione. Perché in un discorso della campagna elettorale delle amministrative del 2014, all’Aia, aveva chiesto provocatoriamente ai suoi supporters se preferivano avere “più o meno marocchini nella vostra città e in Olanda”. Alla risposta (scontata) del pubblico, aveva ribattuto “ne prenderemo atto”. Istigazione alla discriminazione razziale: il verdetto è arrivato due anni dopo, ma non corrisponde ad alcuna pena, né carcere, né ammenda, solo una condanna in sé. Anche se non è nominata, l'accusa è sempre quella: islamofobia.

L’Olanda è in piena campagna per le prossime elezioni generali del 2017. Il partito di Geert Wilders è in testa a tutti i sondaggi, che lo danno avanti rispetto al Partito Liberale (attualmente al governo) con un margine che, in alcuni rilevamenti, arriva a 10 punti. Da un punto di vista personale, Geert Wilders si prenderebbe una rivincita sul partito da cui è uscito nel 2004. Ma a destare la preoccupazione degli altri governi europei, è soprattutto il programma del partito di Wilders: contro l’Ue, contro l’immigrazione e soprattutto contro l’islamizzazione. Il Partito per la Libertà è nato nel 2005, sull’onda dell’emozione di due omicidi eccellenti. Il primo, del 2002, è l’assassinio di Pim Fortuyn, leader dell’omonima lista, il leader libertario che si opponeva al multiculturalismo. Fu ucciso, non da un islamico radicale (come ci si sarebbe aspettati), ma da un ecologista radicale. Il secondo omicidio eccellente è quello del regista Theo Van Gogh, questa volta ad opera di un radicale islamico, a causa del suo film “Submission”. Ayaan Hirsi Alì, intellettuale somala amica di Van Gogh e partecipe del suo progetto, da allora vive sotto minaccia di morte, prima in Olanda, poi negli Stati Uniti. L’omicidio Fortuyn ha lasciato senza rappresentanza una parte sempre più consistente di opinione pubblica contraria al multiculturalismo. L’omicidio Van Gogh, e la successiva vicenda di Ayaan Hirsi Alì, ha sancito il fallimento del modello multiculturale olandese. E’ su queste macerie, che Geert Wilders ha costruito il suo partito.

Benché i media olandesi e, di riflesso, quelli italiani, lo definiscano semplicemente “populista”, “xenofobo”, di “estrema destra”, il Partito per la Libertà ha ben poco a che vedere con le formazioni di destra sociale dell’Europa occidentale. Il suo programma economico è liberale (abbattimento delle tasse e taglio della spesa pubblica), politicamente è federalista e per le autonomie locali. Da un punto di vista culturale, si inserisce dichiaratamente “nella tradizione giudaico-cristiana”, come è scritto nero su bianco sul programma. Per questo preciso motivo viene definito “xenofobo”, perché il suo programma include un pacchetto di proposte per la de-islamizzazione: divieto della macellazione halal per motivi anche sanitari, divieto della discriminazione delle donne da parte dei musulmani, chiusura delle scuole coraniche in Olanda, pene aggravate per atti di violenza contro ebrei e omosessuali (senza precisare la provenienza, ma i bersagli sono tipici dei radicali islamici), divieto del velo islamico in luogo pubblico, fine della propaganda pro-palestinese.

Nel corso degli anni questa agenda si è ingrandita, soprattutto a seguito di due grandi polemiche. La prima, nel 2007, riguardava due vice-ministri con doppia cittadinanza, Ahmed Aboutaleb e Nebahat Albayrak (entrambi del Partito Laburista). Il partito di Geert Wilders si oppose alla loro nomina mettendone in dubbio la lealtà al paese e avanzò la proposta di legge per bandire da ogni ruolo esecutivo cittadini con doppia cittadinanza. La Camera respinse la proposta, ma il punto in questione resta nel programma del Pvv. Nel 2011 Wilders venne processato (e assolto) per istigazione all’odio religioso, per aver paragonato l’islam al nazismo e aver proposto di bandire il Corano.

Ma la vera ragione del suo conflitto con l’Ue è la sua proposta di far uscire l’Olanda dall’Unione, dall’euro e da tutti i trattati comunitari. La sua idea è quella di un paese aperto al commercio, chiuso all’immigrazione indiscriminata, saldo nella sua identità e politicamente indipendente dalle istituzioni sovranazionali. Da questo punto di vista è coerente anche la sua opposizione alla lotta contro il riscaldamento globale (a cui non crede), con la sospensione dei sussidi alle energie rinnovabili, il ritiro dell’Olanda dalla Cop21 e l’abolizione della carbon tax. Un’agenda a tutto tondo contro il politically correct, insomma, che ora, in tempi di terrorismo islamico dilagante, crisi di legittimità dell’Ue ed emergenza immigrazione, ha un successo straordinario.

Da questo punto di vista, la sentenza (senza pena) spiccata dal tribunale di Schiphol può essere addirittura un altro punto a favore di Geert Wilders e del suo partito. E’ anche una sfida culturale, sui limiti della libertà di espressione. Secondo il leader del Pvv, la condanna non riguarda solo lui, ma “metà degli olandesi”, riferendosi a un sondaggio da cui risulta che il 43% considera un problema l’immigrazione dai paesi islamici. La condanna è arrivata per parole pronunciate durante un comizio. Quel genere di parole che siamo ormai abituati a sentire in tutta Europa, almeno da quando è iniziata l’emergenza immigrazione. Anche il presidente socialista francese François Hollande ha detto cose molto simili… in privato.

Caso vuole che, proprio ieri, un uomo di 30 anni è stato arrestato a Rotterdam perché trovato in possesso di un kalashnikov, munizioni e bandiera dell’Isis. I volontari olandesi andati a combattere nelle file dei jihadisti sono 220 (fino alla fine del 2015) su una popolazione musulmana di 1 milione di individui. Però sembra che Geert Wilders, accendendo il riflettore (a modo suo) sul problema, faccia più paura del problema stesso.