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LA NEO CHIESA

Obiezione di coscienza per resistere a certi vescovi

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Davanti a leggi e normative che contraddicono la legge naturale il credente avrebbe l’obbligo di fare obiezione di coscienza. Nello stesso tempo sta emergendo un nuovo dovere di opporre obiezione di coscienza, questa volta a proposito di disposizioni ecclesiastiche. I casi Belgio e messa Maya in Messico sono un banco di prova. 

Editoriali 28_03_2023

Tra i cattolici il dovere dell’obiezione di coscienza di fronte alle leggi ingiuste è piuttosto trascurato. Non certo nel senso che esso non sia più richiesto dalla dottrina. I documenti del magistero, dalla Evangelium vitae alla Veritatis Splendor, lo affermano a chiare lettere. Oggi, però, non se ne parla quasi più, i pastori dimenticano di ricordarlo e nel comune sentire l’argomento si è sbiadito.

Davanti a leggi e normative in genere che contraddicono la legge naturale - pensiamo ai temi della vita, della procreazione e della famiglia - il credente avrebbe l’obbligo di fare obiezione di coscienza. Ora, vuoi perché la teologia morale cattolica sta cambiando e si distacca dall’idea di poter giudicare con chiarezza le azioni intrinsecamente ingiuste, vuoi perché la pastorale dell’accompagnamento fa sì che si dia alle circostanze maggiore importanza di quanto non abbiano, sta di fatto che gli appelli chiari al dovere di obiezione di coscienza sono sempre più rari. Il sostegno dei cattolici a leggi contrarie al diritto naturale aumenta nel silenzio generale, creando una pericolosa assuefazione.

Nello stesso tempo sta emergendo un nuovo dovere di opporre obiezione di coscienza, questa volta a proposito di disposizioni ecclesiastiche. Mentre sul versante esterno della vita sociale e politica l’obiezione di coscienza non riceve più una spinta dalla Chiesa ufficiale, proprio questa Chiesa ufficiale deve fare esperienza di atteggiamenti simili verso se stessa. La situazione sembra paradossale, ma lo è solo fino ad un certo punto.

Prendiamo ad esempio il caso delle disposizioni ecclesiastiche circa la benedizione delle coppie di persone omosessuali in Chiesa. I vescovi del Belgio, unanimemente, le ammettono e hanno già emanato disposizioni a riguardo. Per di più, come ha dichiarato il vescovo di Anversa qualche giorno fa, papa Francesco stesso ha convalidato questa prassi e ha detto loro di andare avanti. É realistico pensare che si diano sacerdoti e fedeli laici che, davanti a tali disposizioni, sentano il dovere di fare obiezione di coscienza? Direi proprio di sì. Ecco allora un caso che rientra nella ipotesi che stiamo facendo.

Il discorso, tuttavia, non finisce qui. Sappiamo che il cammino sinodale tedesco è su queste stesse posizioni e anche più avanzate. Quindi il fenomeno non è circoscritto all’episcopato belga, ma con ogni probabilità si estenderà anche a quello di Germania, e certamente non si fermerà lì, perché senz’altro ci saranno altri episcopati nazionali che emaneranno disposizioni pastorali e disciplinari circa la benedizione delle coppie omosessuali. Con ogni probabilità anche il prossimo sinodo sulla sinodalità, programmato per il prossimo biennio, aprirà le porte a disposizioni ecclesiastiche su questo tema. Il panorama futuro, allora, potrà essere, nel migliore dei casi, di una mappa delle diocesi cattoliche a leopardo, se mai qualche vescovo dovesse obiettare. Dentro ad ognuna di esse ci sarà poi un certo numero di sacerdoti e di laici che faranno obiezione di coscienza, sobbarcandosi considerevoli sacrifici, specialmente i primi ma anche i secondi.

Possiamo fare un altro esempio. Nella diocesi di San Cristóbal, nel Chapas messicano, si è elaborata una nuova liturgia della messa cattolica, con l’inserimento di passaggi e preghiere di origine Maya, vale a dire di provenienza pagana. La proposta verrà presentata in aprile all’assemblea dei vescovi messicani e in maggio sarà presentata a Roma. La “messa-Maya” è già in atto in alcune parrocchie messicane, ma ora si punta all’approvazione della Santa Sede. Non interessa qui entrare nel merito, ma solo sottolineare che se questo rientrasse in disposizioni ufficiali dell’episcopato messicano o addirittura di un dicastero della Santa Sede, nascerebbe l’obbligo di fare obiezione di coscienza sia per i vescovi che per i sacerdoti e i laici. Il vescovo dovrà sospendere tali disposizioni nella propria diocesi, il sacerdote dovrà rifiutarsi di celebrare e il fedele di partecipare.

Infine, un ultimo esempio. Nei giorni scorsi, rispondendo a delle domande in un incontro della Confraternita di Nostra Signora di Fatima, il vescovo Athanasius Schneider ha detto che «così come il Papa non avrebbe il potere di abolire il Simbolo Apostolico e sostituire il Simbolo Apostolico con una nuova formula, e allo stesso tempo vietare l'uso del Simbolo Apostolico. Lo stesso si può applicare all'ordine della Messa: è una formula d'uso e antica». Aggiungendo subito dopo che rispetto a norme ecclesiastiche che vietassero la celebrazione di questa messa, il sacerdote potrebbe, in buona coscienza, disobbedire. E, naturalmente, anche il fedele laico che facesse obiezione di coscienza e vi partecipasse. Anche su questo tema siamo di fronte alla medesima situazione: stante l’attuale tendenza nella Chiesa, saranno richiesti sempre di più atti di obiezioni di coscienza alle norme ecclesiastiche.

Capita così che il principio del dovere all’obiezione di coscienza … cacciato dalla porta rientri dalla finestra. La Chiesa che l’ha abolito nei rapporti col mondo se lo ritrova in casa.