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il concistoro

Nuovi cardinali, con McElroy "schiaffo" ai vescovi Usa

Tra i 21 nuovi cardinali annunciati ieri, Francesco premia lo statunitense Robert Walter McElroy. Sull’esclusione dei politici cattolici pro-choice dall’Eucarestia, il vescovo di San Diego ha accusato i confratelli di strumentalizzare “per un fine politico”. Uno schiaffo ai vescovi USA il cui presidente resta all’asciutto.  

Ecclesia 30_05_2022

Ieri Papa Francesco, al termine del Regina Caeli recitato a piazza San Pietro, ha annunciato che il prossimo 27 agosto avrà luogo un concistoro durante il quale verranno creati 21 nuovi cardinali.

Due giorni dopo, il 29 e 30 agosto, ci sarà una riunione di tutti i cardinali per discutere della nuova costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” che entrerà in vigore dal 5 giugno e che manderà in soffitta la Pastor bonus di San Giovanni Paolo II. Un’occasione eccezionale dal momento che un incontro del Collegio al completo con il Pontefice non avviene da anni ormai.

Con quest’infornata di fine agosto, salgono a 122 le porpore conferite da Bergoglio dal 2013 ad oggi. Il numero dei cardinali elettori salirà a 133, scavalcando il limite voluto da San Paolo VI nel Concistoro Segreto del 5 novembre 1973 e ribadito da San Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Universi Dominici gregis nella quale si legge che "nelle attuali contingenze storiche la dimensione universale della Chiesa sembra sufficientemente espressa dal Collegio dei 120 cardinali elettori”.  

In ogni caso, l’annuncio di un concistoro per la creazione di nuovi cardinali era nell’aria da tempo: dal 2014 fino al 2020 il Papa ne ha fatto in media uno all’anno e si è fermato soltanto nel 2021. Non destano stupore alcuni dei nomi nell’elenco: porpora scontata per i curiali Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Lazzaro You Heung-sik, prefetto della Congregazione per il Clero. Così come prevedibile è la decisione di creare cardinale il presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il legionario di Cristo Fernando Vérgez Alzaga. Un’altra previsione azzeccata da molti è quella di monsignor Paulo Cezar Costa, arcivescovo di Brasília.

Ma nell’elenco, come da consuetudine in questi nove anni, non mancano le sorprese.

Per la prima volta dalla sua elezione, Francesco crea cardinale un vescovo residenziale francese: si tratta dell’arcivescovo di Marsiglia, monsignor Jean-Marc Aveline. Un presule dal profilo in sintonia con i cavalli di battaglia dell’attuale pontificato, in particolare su migranti, sinodalità e dialogo interreligioso. Nell’elenco dei cardinali eletti c’è un Ulrich ma non è Laurent, il successore di Aupetit alla sede tradizionalmente cardinalizia di Parigi. E’ brasiliano e si chiama Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus e successore (a lui gradito) di uno dei più noti esponenti della Teologia della Liberazione, monsignor Pedro Casaldàliga Pla.

Vale la pena notare, inoltre, che ancora un volta il Santo Padre sceglie di non premiare alcun vescovo tedesco.

Tra gli italiani, ancora fuori dall’elenco il nome dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini che si ritroverà, però, un cardinale residenziale a pochi km da casa. Francesco, infatti, ha stupito tutti annunciando la creazione a cardinale di monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como. Da tempo circolano indiscrezioni che vorrebbero addebitare la mancata porpora a Delpini ad una questione d’opportunità dettata dall’esistenza di un’accusa – respinta dal diretto interessato – sulla passata gestione di casi di pedofilia nell’arcidiocesi. A proposito di quest’argomento, la diocesi di Como ha visto da vicino il processo relativo ai presunti abusi sessuali presso il Preseminario San Pio X in Vaticano - gestito dall’Opera don Folci - nel quale è stato prosciolto don Gabriele Martinelli (e monsignor Enrico Radice dall’accusa di favoreggiamento) e nel quale il futuro cardinale Cantoni è stato interrogato come testimone. Il nome di Cantoni è finito – anche in questo caso senza responsabilità - in un altro dei processi celebrati in Vaticano, quello al cardinale Giovanni Angelo Becciu imputato anche per subornazione di testimone perché secondo monsignor Alberto Perlasca, si sarebbe rivolto al vescovo di Como per convincere il suo grande accusatore a ritrattare quando detto al promotore di giustizia vaticano.

Altro italiano, il prefetto apostolico di Ulaanbaatar in Mongolia, Giorgio Marengo, classe 1974, che diventerà il più giovane membro del Collegio cardinalizio.

In questi giorni era a Roma perché sabato ha accompagnato dal Papa la Delegazione di Autorità del Buddismo della Mongolia in occasione della commemorazione dei 30 anni di presenza della Chiesa Cattolica nel Paese asiatico. Chissà se la sua è stata una nomina last minute, decisa proprio dopo l’udienza.

Due nuovi cardinali per l’Africa, entrambi provenienti dalla parte occidentale e precisamente da Ghana e Nigeria. È ghanese monsignor Richard Kuuia Baawobr, vescovo di Wa dal 2016 e membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani dal 2020. Conosciuto in patria per il suo impegno a favore di chi soffre di malattie mentali e viene frequentemente abbandonato dalle famiglie e discriminato dalla società, in Occidente il presule è stato criticato per aver ringraziato pubblicamente lo speaker del Parlamento Alban Sumana Kingsford Bagbin per - queste le sue parole - “aver risposto con chiara determinazione all’Alto Commissario australiano e ad altri che il nobile matrimonio nel diritto consuetudinario ghanese è tra un uomo e una donna e non quello che viene promosso dalla comunità Lgbt”. Nel 2016, poco dopo la nomina episcopale, Baawobr aveva accompagnato una delegazione di Padri Bianchi - di cui era stato superiore generale fino a poco prima - al cospetto di Papa Francesco che aveva scherzato sostenendo che  il modo migliore per cacciare un generale è farlo vescovo. 

L'altro africano è il nigeriano Peter Ebere Okpaleke per il quale Bergoglio creò la nuova diocesi di Ekwulobia, nel sud-est del Paese, insediandolo come primo vescovo dopo che contro la sua nomina a capo della diocesi di Ahiara - fatta da Benedetto XVI nel 2012 - si scatenò una ribellione di clero e laici locali per motivi etnici. Il braccio di ferro durò sei anni e vide Francesco prendere posizione nettamente a favore del vescovo, al punto che nel giugno 2017 ordinò a tutti i sacerdoti della diocesi di scrivergli una lettera entro 30 giorni per impegnarsi ad accettare la nomina di Okpaleke e di formulare le loro scuse al presule. Pena: la sospensione dal sacerdozio. Il pugno duro del Papa non bastò a piegare la ribellione e a Santa Marta arrivarono 200 lettere in cui si manifestava obbedienza a parole, ma al tempo stesso si ribadiva la difficoltà ad accettare la nomina. Di fronte all'ennesimo 'no', Bergoglio decise di non procedere con le sanzioni canoniche ed accettò le dimissioni di Okpaleke che fu poi destinato a Ekwulobia.

Negli Stati Uniti, invece, Francesco va ancora controcorrente rispetto all’orientamento prevalente nell’episcopato a stelle strisce e premia con la porpora monsignor Robert Walter McElroy. Sull’esclusione dei politici cattolici pro-choice dall’Eucarestia, tema caldo dopo l’elezione di Joe Biden, il vescovo di San Diego ha preso una posizione precisa, sostenendo che una simile decisione porterebbe a “conseguenze tremendamente distruttive” accusando i suoi confratelli favorevoli di strumentalizzare “per un fine politico”. Il cardinalato a McElroy potrebbe essere interpretato come una conferma implicita alle parole di Biden secondo cui il Papa, durante il loro colloquio in Vaticano, si sarebbe dichiarato “contento” del fatto che lui continui a ricevere la comunione. Sicuramente è uno schiaffo alla Conferenza episcopale USA il cui presidente, monsignor José Horacio Gómez, resta di nuovo all’asciutto.  

Bergoglio guarda anche all’Asia e fa cardinali gli indiani Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão (arcivescovo di Goa e Damão) e Anthony Poola (Arcivescovo di Hyderabad), il singaporiano William Goh Seng Chye e l’est-timorese Virgílio do Carmo da Silva. Quest’ultimo, salesiano, potrebbe essersi fatto notare per l’impegno profuso su uno dei temi che sono stati più a cuore al Papa durante la pandemia: la richiesta di una distribuzione dei vaccini più equa nei Paesi più poveri. L’arcivescovo Da Silva è stato uno dei primi est-timoresi ad essere vaccinati (con Astrazeneca) ed è stato anche protagonista di una campagna del ministero della Salute locale per convincere alla vaccinazione la popolazione – a maggioranza cattolica – del piccolo Paese del Sudest asiatico.

In Sudamerica, invece, anche il Paraguay avrà per la prima volta un suo rappresentante nel Sacro Collegio: è monsignor Adalberto Martínez Flores, arcivescovo di Asunción da pochi mesi e presidente della Conferenza episcopale. Si era fatto notare nel corso del viaggio apostolico in Paraguay del 2015, introducendo il Papa – in qualità di responsabile della pastorale sociale della diocesi e Segretario della Cep - all’incontro con la società civile nello stadio León Condou della scuola San José.

Oltre ai 16 elettori, nell’elenco dei cardinali eletti compaiono anche cinque che non entreranno in Conclave per ragioni anagrafiche: il belga Lucas Van Looy, vescovo emerito di Gand che partecipò al Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2015; c’è il colombiano Jorge Enrique Jiménez Carvajal, già presidente del Celam e vittima di un rapimento da parte delle Farc, fu un altro dei protagonisti della quinta conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi che produsse quel documento conclusivo di Aparecida ritenuto da Bergoglio un testo di riferimento. Tre gli italiani: monsignor Arrigo Miglio, padre Gianfranco Ghirlanda (questi ultimi due che in realtà non hanno ancora compiuto gli 80 anni, lo faranno prima del 27 agosto) e monsignor Fortunato Frezza. Arrigo Miglio, prima di diventare arcivescovo di Cagliari, fu successore del ‘vescovo rosso’ Luigi Bettazzi ad Ivrea.

La porpora a padre Gianfranco Ghirlanda rafforza la sua posizione nell’ambito del braccio di ferro sulla riforma dell’Ordine di Malta che lo ha visto contrapporsi alle resistenze della governance tedesca e conferma l’assoluta fiducia che il Papa ha nei confronti di questo gesuita che è stato una sorta di Mr. Wolf di tarantiniana memoria nell’attuale pontificato, interpellato sui dossier più delicati per risolvere problemi.

Monsignor Frezza, invece, canonico della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e da poco Camerlengo del Capitolo di San Pietro in Vaticano, passa dal giallorosso della Roma al rosso della porpora: il sacerdote originario della Tuscia è infatti l’assistente spirituale della squadra guidata da Mourinho. I tifosi romanisti, reduci dalla  vittoria della Conference League nella finale di mercoledì dopo 14 anni senza trofei, hanno un motivo per prolungare i festeggiamenti.