Nostra Signora d'Arabia, proclamata patrona di tutti i Paesi del Golfo
Nella cattedrale del Kuwait,
il 16 gennaio, il cardinale Antonio Cañizares Llovera ha proclamato
la Beata Vergine Maria Nostra Signora di Arabia patrona di Kuwait, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman.
Testi speciali sono stati approvati dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per celebrare Nostra Signora di Arabia. Il prefazio canta: «Ella fu accanto a tuo Figlio quando, a Cana di Galilea, Egli diede inizio ai segni del tuo amore per tutti gli uomini.
Ella disse ai servi, e a tutti noi, di fare quello che Egli comanderà, insegnando in tal modo che l’obbedienza a Gesù è fonte di una vita che non avrà mai fine». Perciò, il ricorrere a Maria è la via più sicura per arrivare a Gesù. Il tema fondamentale dei nuovi testi liturgici di questa solennità è: Maria missionaria nel Golfo. Sono note le varie e complicate situazioni di questi Paesi, dove a volte si può godere di una certa e limitata tolleranza della libertà di culto, ma a volte anche tale libertà non è assolutamente permessa. Che fare? Da circa 130 anni vescovi e sacerdoti hanno speso e stanno spendendo tutta la loro vita per queste comunità numerosissime. Ma, mentre ci consola la profonda devozione dei nostri fedeli venuti nel Golfo per motivi di lavoro, non possiamo non constatare che dobbiamo esercitare il nostro ministero dentro limiti molto condizionanti. Perciò, abbiamo voluto affidare tutto a Maria, che sia lei la prima missionaria in queste terre profondamente islamiche. A lei affidiamo le nostre ansie e i nostri progetti. Il cardinale Cañizares descrisse bene questa nostra realtà quando nella sua omelia affermò: «La Chiesa in Kuwait, in Arabia, il popolo del Golfo, come Maria nel salutare la sua cugina Elisabetta, oggi sovrabbonda di gioia per la profonda fede che lo incoraggia nonostante i tempi difficili che a volte ha dovuto vivere nella storia e nonostante le perplessità e i limiti con i quali deve convivere oggi».
Tuttavia questo titolo «Nostra Signora di Arabia» se è nuovo per tutto il Golfo, non lo è per il Kuwait. Infatti, subito dopo la seconda guerra mondiale, i padri carmelitani residenti a Basra (Iraq) incominciarono a venire in Kuwait, esattamente ad Ahmadi (40 chilometri dalla capitale), per seguire i cattolici di questa zona. Nel 1947 vi fu destinato in modo permanente padre Urbano Teofano Stella, carmelitano. Con il permesso dell’amministratore apostolico di Aden, da cui dipendeva la zona del Kuwait, padre Stella iniziò subito il suo ministero. Da una sua lettera del 25 settembre 1949 possiamo dedurre che la statua di Nostra Signora di Arabia deve essere arrivata in Kuwait prima della fine di quell’anno. Conosciamo da una lettera del 25 gennaio 1957 che il Papa fece firmare da monsignor Gildo Brugnola, addetto ai Brevi Apostolici, al posto del segretario di Stato («Acta Apostolicae Sedis» 22-25 Novembre 1957, n. 15-16), che la statua, benedetta da Pio XII in Vaticano, fu portata in processione, «per il deserto», fino ad Ahmadi. Ma la missione di Ahmadi era stata dedicata a Nostra Signora di Arabia già l’8 dicembre 1948, come apprendiamo da questa stessa lettera di monsignor Brugnola. La statua arrivò un anno dopo. Monsignor Brugnola ci informa pure che il 1° gennaio 1957 monsignor Urbano Stella, diventato il primo vescovo del Kuwait nel 1955 (vi resterà fino al 1966), chiese alla Santa Sede che Nostra Signora di Arabia fosse dichiarata patrona non solo della parrocchia di Ahmadi ma di tutto il vicariato del Kuwait, che era stato eretto il 2 dicembre 1954. Nel 1960 la statua di Nostra Signora di Arabia fu coronata dal cardinale Valerian Gracias, arcivescovo di Bombay, come ci informa il segretario di Stato, il cardinale Domenico Tardini in una sua lettera del 9 gennaio 1960.
Fin dal 1948 iniziò una novena settimanale per ogni settimana dell’anno e tale novena è seguita fino ad oggi nella chiesa di Ahmadi. Anche se il Vicariato del Kuwait è dedicato a Nostra Signora di Arabia fin dal 1957, tuttavia la devozione alla Madonna con questo titolo rimase circoscritta solo alla parrocchia di Ahmadi. Infatti, l’8 dicembre è la solennità dell’Immacolata Concezione e questa ha sempre avuto il sopravvento sulla festa patronale. Ne conseguì che la festa di Nostra Signora di Arabia non fu mai celebrata come festa indipendente. Per mettere più in rilievo il ruolo della Madonna nel nostro ministero missionario nel Golfo bisognava fissare un’altra data, diversa dall’8 dicembre, per celebrare Nostra Signora di Arabia e preparare dei testi liturgici adatti. Con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, la festa di Nostra Signora di Arabia è ora elevata al grado di solennità e viene celebrata il sabato prima della seconda Domenica del tempo ordinario, con il permesso di celebrarla al venerdì o alla domenica, secondo il n. 58 delle Normae Universales de Anno Liturgico et de Calendario. Un’altra novità è che Nostra Signora di Arabia ora è stata proclamata patrona non solo del vicariato del Kuwait, di cui lo era già, ma anche del Vicariato di Arabia, quindi di tutto il Golfo. In questo intricato labirinto dove in una sola chiesa dobbiamo celebrare in 5 riti e in 12 lingue, lei ci deve indicare il cammino perché la diversità non sia divisione ma unità. Facciamo nostro l’augurio che il cardinale Cañizares Llovera espresse nella sua omelia: «Possa la Vergine Maria, Nostra Signora di Arabia, aiutarci a seguire Gesù, a rimanere fedeli e fermi nella fede e a guardare sempre a Gesù fonte della nostra fede».
* Comboniano, vicario apostolico in Kuwait
Articolo tratto da L’Osservatore Romano dell’11 marzo 2011