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AFRICA

Non solo povertà e dittatura: il Gambia ora è Stato islamico

Il 12 dicembre il Gambia, uno dei più piccoli stati africani, con una popolazione per circa il 90% di fede musulmana, è diventato una Repubblica islamica, come l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan e la Mauritania. Lo ha stabilito il presidente Yahya Jammeh che, nel darne annuncio, ha spiegato di aver deciso il nuovo nome, Repubblica islamica del Gambia, nel rispetto «dell’identità e dei valori religiosi del Paese».

Esteri 14_12_2015
Il presidente del Gambia Yahya Jammeh

Il 12 dicembre il Gambia, uno dei più piccoli stati africani, con una popolazione per circa il 90% di fede musulmana, è diventato una Repubblica islamica, come l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan e la Mauritania. Lo ha stabilito il presidente Yahya Jammeh che, nel darne annuncio, ha spiegato di aver deciso il nuovo nome, Repubblica islamica del Gambia, nel rispetto «dell’identità e dei valori religiosi del Paese» e al fine di evidenziare in maniera netta la rottura con il passato coloniale: «dal momento che i musulmani sono la maggioranza», ha detto, «il Gambia non può permettersi di mantere l’eredità coloniale». 

Per «eredità coloniale», per lo più intesa come negativa, in Gambia come in tutta l’Africa si intende quella lasciata dalla colonizzazione europea. Di quella arabo-islamica non si lamenta mai nessuno, c’è chi non ne ammette neanche l’esistenza: e dire che è stata imposta con le armi e ha causato perdite enormi, ad esempio con la deportazione di almeno altrettanti schiavi quanto quelli della tratta atlantica gestita dai trafficanti europei e americani. L’Islam in Gambia, però, si è largamente diffuso soprattutto durante il XIX secolo quando già era una colonia britannica. Finora il Paese non è mai comparso tra i 50 in cui i cristiani subiscono le persecuzioni più gravi. Parlando alla televisione di Stato, il presidente ha assicurato che sotto questo profilo non cambierà nulla, che alle minoranze religiose – principalmente cristiane (8%) e animiste (2%) –  non verranno imposte regole di abbigliamento e che sarà loro garantita la libertà di culto di cui hanno goduto sempre. 

La parola libertà, però, in Gambia, significa ben poco, almeno da quando nel 1994 con un colpo di Stato l’allora capitano dell’esercito Yahya Jammeh ha preso il potere che tuttora detiene ed esercita con mano sempre più dura. Le violazioni dei diritti umani sono tali da aver indotto l’Unione Europea nel 2014 a sospendere la consegna di 15 milioni di dollari in aiuti nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo. Lo scorso settembre Human Right Watch ha pubblicato un rapporto sulla situazione del paese significativamente intitolato “Stato di paura”. Vi si documentato violenze e abusi, in particolare compiuti dagli jungulers, i servizi segreti che rispondono agli ordini del presidente direttamente, responsabili di omicidi, sparizioni, torture estreme: secondo le testimonianze raccolte, scariche elettriche, stupri, percosse gravi, soffocamento con sacchetti di plastica, ingestione forzata di olio, ustioni inflitte con plastica fusa. L’organizzazione non governativa chiede per questo ai donatori internazionali di seguire l’esempio dell’Unione Europea e sospendere l’erogazione di fondi. 

La decisione del presidente di dichiarare “Repubblica islamica” il Gambia può essere in effetti una mossa rivolta al mondo arabo, una dichiarazione di appartenenza per ottenere dai Paesi arabi i fondi che l’Occidente ha tagliato e potrebbe non concedere più in futuro. Già nel 2013 Jammeh aveva avviato un processo di avvicinamento al mondo arabo con l’uscita dal Commonwealth, l’organismo quasi interamente composto da Stati che furono colonie britanniche, che aveva accusato di essere uno strumento del neo-colonialismo occidentale. È da notare che in quell’occasione, proprio come adesso, il presidente ha agito di propria iniziativa senza interpellare il Parlamento che d’altra parte in Gambia esiste solo per fornire a una dittatura vera e propria un’apparenza di democrazia e la legittimazione internazionale. Non soltanto Jammeh ha omesso di consultare il Parlamento, ma, trasformando il Paese in una Repubblica islamica, ha anche violato la costituzione che al Capitolo 1 afferma: «Il Gambia è una Repubblica sovrana secolare». 

Si può leggere allo stesso modo, molto probabilmente, vale a dire come un espediente in questo caso per blandire l’Occidente e ingraziarselo, anche la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili che in Gambia vengono inflitte ad almeno il 56% delle bambine. Il 24 novembre il presidente durante un comizio nel suo villaggio natale, Kanilai, ha asserito che il divieto delle mutilazioni era un fatto acquisito, in vigore in tutto il Paese. In realtà nessuna legge in tal senso è ancora stata promulgata.     Per finire, l’enfasi sull’eredità coloniale che il presidente asserisce di rifiutare, facendosi portavoce del fiero e libero popolo del Gambia, è un messaggio al mondo arabo. Ma è anche pensata per la popolazione, infelice e risentita per le condizioni di vita in cui è costretta dalla corruzione sfrenata e dal molgoverno che fanno del Gambia uno dei Paesi più poveri del mondo. È la solita retorica usata dai leader africani quando, purtroppo con buoni risultati, dirottano il disagio popolare sull’Occidente, accusandolo di secoli di malefatte: l’ultima, oggi, il global warming. 

La stessa retorica viene usata per convincere popolazione e mondo intero che l’Occidente è in torto a imporre la propria visione del mondo, irriguardoso delle tradizioni e dei valori altrui al punto da minacciare di sospendere gli aiuti allo sviluppo per ritorsione al fatto che il governo del Gambia proibisce i rapporti omosessuali. In realtà, almeno in questo caso, l’Occidente “punisce” con la sospensione degli aiuti non la proibizione dell’omosessualità, illegale nel Paese, ma il modo in cui gli omosessuali vengono trattati. Ad agosto le leggi in vigore, già severe, sono state inasprite introducendo il carcere a vita come pena nei casi di “omosessualità aggravata”. Jammeh definisce gli omosessuali parassiti da debellare come «le zanzare che diffondono la malaria» e che meritano di essere sgozzati dal primo all’ultimo: «Agli omosessuali verrà tagliata la gola, nessuno vedrà più un uomo che voglia sposare un altro uomo in questo Paese: e non c'è nessun uomo bianco che possa farci nulla».