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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

L'ANALISI

Non possiamo rinunciare alla verità sulla Creazione

L’insistenza sulla “Madre Terra” è uno dei sintomi della perdita di memoria circa la Creazione, principio di fede e ragione che sempre più raramente viene ricordato quando si parla di matrimonio, famiglia, procreazione, società. E che tuttavia è necessario per la Dottrina sociale della Chiesa, perché solo la teologia della Creazione può proteggere da una visione delle cose segnata dal caos

Dottrina sociale 31_01_2020

Tra le cause della trascuratezza cui è fatta oggetto oggi la Dottrina sociale della Chiesa all’interno della Chiesa stessa, bisogna annoverare anche le variazioni circa la Creazione. Le Scritture e il Magistero non hanno mai cessato di insegnare che Dio è il Creatore (dal nulla) del cielo e della terra.

Il libro della Genesi dice “In principio Dio creò il cielo e la terra…”. Il Vangelo di San Giovanni si apre con lo stesso annuncio, Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, è lo stesso Dio creatore: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. San Paolo si indirizzava agli ateniesi nell’Areopago di Atene annunciando loro “Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra... Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitassero tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio”.

San Tommaso d’Aquino si è dedicato alla Creazione nella prima parte della sua Summa, soprattutto nelle questioni 44, 45, 46, 47, nonché nelle questioni 103, 104, 105, sul governo divino della Creazione. Il Catechismo di San Pio X insegnava: “Chi è Dio? Dio è l’essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 fissa la fede cattolica nella Creazione nei paragrafi 279, 287, 288, 289. Nella recita del Credo i credenti aderiscono per fede al dato rivelato: “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create”.

Ciò nonostante la sostituzione della prospettiva metafisica, da parte della teologia trascendentale rahneriana e post-rahneriana, cambia il modo di considerare le cose in particolare per la Creazione. Per Rahner non esiste la Creazione, esiste la creaturalità come “la distinzione radicale e la dipendenza radicale da Dio” (Corso fondamentale sulla fede, San Paolo, 1990, p. 112): non si tratta di un rapporto causale di natura categoriale, il che significa che non va intesa come la creazione di qualcosa al di fuori di Dio, come invece sostiene San Tommaso. Le chiavi metafisiche dei principi di partecipazione, di causalità e di analogia così non possono essere più utilizzate.

Negli studentati teologici non si tiene quasi più il corso De Deo creante, sostituito dal corso di Antropologia teologica. In molti casi, anche nell’approccio al problema ecologico si parla molto dell’uomo cui si ritiene dovrebbe essere finalizzata la tutela ambientale, ma non si parla altrettanto frequentemente di Dio Creatore. L’insistenza sulla centralità della “Madre Terra” è un sintomo di questa perdita di memoria circa la Creazione, principio di fede e ragione che sempre più raramente viene ricordato quando si parla di matrimonio, famiglia, procreazione, società.

Trattando questo blog di Dottrina sociale della Chiesa, ci si può chiedere perché venga tirato in ballo il principio di Dio quale Creatore dal nulla. La Dottrina sociale della Chiesa ha delle esigenze teologiche e tra queste anche quella di avere alle spalle una solida e corretta teologia della Creazione. Essa ha bisogno che nelle facoltà teologiche sia mantenuto il corso De Deo creante e che questo abbia una sua priorità su altri ambiti teologici.

Prima di tutto bisogna osservare che la Creazione fonda l’unità di fede e ragione, la possibilità per la ragione naturale di conoscere la realtà delle cose in quanto questa, frutto della Creazione sapiente, ha un ordine e un senso trasparente all’intelletto umano. Senza ciò non sarebbe possibile salire dalle cose alla Causa Prima e la ragione non sarebbe più in grado di formulare i preambula fidei.

L’ordine della Creazione viene conosciuto inoltre come finalistico, cosa di fondamentale importanza per la morale e per la teologia morale, cui appartiene la Dottrina sociale della Chiesa. Il bene è dato dal fine e solo la teologia della Creazione può proteggere da una visione delle cose segnata dal caos o dalla necessità, caso nel quale per la Dottrina sociale non ci sarebbe più alcun posto. Siccome poi la Dottrina sociale della Chiesa è “per l‘azione”, bisogna tenere conto che il primo elemento in ordine all’azione è il fine e questo verrebbe indebolito dalla mancanza della prospettiva della Creazione.

L’ordine della Creazione, poi, fonda la dignità eminente della persona umana rispetto a tutti gli altri esseri viventi e, nello stesso tempo, non la assolutizza in un personalismo esasperato in quanto viene inserita nel più ampio spazio dell’essere in cui trova le proprie norme di vita. Senza la prospettiva della Creazione è anche molto difficile fondare in modo adeguato la legge naturale, il diritto naturale e la legge morale, tutti “ingredienti” molto importanti per la Dottrina sociale della Chiesa.

Faccio queste osservazioni mentre esce il libro di padre Arturo Ruiz Freites I.V.E., In principio Dio creò…”, che ripropone appunto la teologia cattolica della Creazione. (Stefano Fontana).