Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Francesco Antonio Fasani a cura di Ermes Dovico

QUOTE ROSA

Nomine sessiste per ruoli da bella statuina

Tre donne presidente di Eni, Enel e Poste Italiane, tre uomini amministratori delegati delle stesse aziende. Domandiamoci perché, in base a queli criteri e secondo quale ideologia si hanno nomine sessiste in tempo di crisi.

Politica 17_04_2014
Emma Marcegaglia, presidente Eni

La cosa che più colpisce delle nuove nomine espresse dal governo Renzi alla guida dei vertici di alcune tra le più grandi imprese nazionali (tra cui il petrolio, i soldi, la logistica e l’energia, per capire esattamente di che si parla), è che da quando sono state rese pubbliche nessuno - o quasi - ha osato entrare nel merito della reale pertinenza della scelta. Per non dire del perché.

Giusto Maurizio Crozza, ieri sera, nella copertina di Ballarò ha tentato per vie “informali”, tra una battuta e l’altra, di porre una domanda: perché questi nomi e non altri, soprattutto per la scelta al femminile? Tre donne all’apice di Eni (Emma Marcegaglia), Enel (Patrizia Grieco) e Poste Italiane (Luisa Todini), e tre uomini nei rispettivi ruoli di Amministratori Delegati (Claudio Descalzi all’Eni, Francesco Starace all’Enel e Francesco Caio alle Poste). Quasi a dire che a noi (femminucce) spetterà il sorriso, il ruolo politico-istituzionale, l’ufficialità e le cene di rappresentanza, a loro (maschietti) le “cose serie”. E pensare che in altri ministeri si lotta per cercare di essere “alla pari”.

Prima domanda: come mai? Siamo meno all’altezza di occuparci della pratica, ma dobbiamo fare bella figura con l’Europa per conformità agli standard di genere e alle quote rosa? Seconda domanda: perché nessuno parla di pertinenza e di caratteristiche tecniche sulla base delle quali è stata fatta questa scelta, invece che continuare a insistere sul colore, sul genere e sulla posizione attribuita, come fossero meriti per cui trovarsi a dirigere una banca, dopo aver costruito ponti e strade? Terza domanda: il tema delle “quote” e del “genere”, con un po’ di visione a tendere, non è rischioso e poco conveniente in un Paese che si adopera per la cancellazione dell’identità sessuale? Domani ci vorranno altre quote e altri generi, già che se ne parla tanto. E allora che faremo? Probabilmente, faremo contenti tutti.

È bene porsi in tempo queste domande perché, da imprenditrice (nel mio caso amministratore delegato e non Presidente, appunto), temo che un’azienda non abbia tanto bisogno di essere rosa o celeste, quanto di funzionare secondo virtù e grazie alla cooperazione per la promozione di un bene comune, per così dire “asessuata”, e non secondo quote.

C’è poi un’altra questione, quella principale in un Paese che insiste con proclami su merito e riforme, che ancora oggi mi pare sfugga a molti: com’è stata fatta questa scelta? Sulla base di quali requisiti? E perché proprio queste tre donne e non altre tre? Di cosa stanno per occuparsi? È importante chiederselo perché, in un ambiente globale di crisi e recessione, come quello attuale, fare una scelta sbagliata sulle risorse energetiche, elettriche e in parte finanziarie (praticamente anche soldi nostri) del Paese, può diventare un boomerang in grado di ritorcersi pericolosamente sulle imprese, già largamente sofferenti, e sulla gente comune, ormai stremata. Ecco perché la borsa, nel dubbio, intanto frena.

Chi crede nell’innovazione e nelle novità, se ha a cuore il bene del Paese e della gente, non osserva con grande gioia, soprattutto in questi ambiti, scelte promosse “in vetrina” per tinta, volto o dinastia, come invece si preferisce al bar. Soprattutto su materie delicate, come sono senza dubbio queste, ci si aspetta che i punti maggiori regnino sovrani per scelte di competenza e pertinenza professionale. Lo diceva anche mia nonna che “con il gas non si scherza”. Ci auguriamo certamente tutti che non si potesse fare scelta migliore. Siamo ottimisti e quindi diciamo anche che di sicuro sarà così. Tuttavia, per quanto mi riguarda, continuo a preferire scelte al femminile rispetto ai sempre più frequenti tentativi di emulazione del sesso forte. E poi, la benzina puzza veramente.