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UNIVERSITA'

«Noi, i veri studenti dimenticati dai media»

«La maggioranza degli studenti e dei docenti vive in Università per costruire un ambito educativo»

Attualità 22_12_2010
studenti università

Alla vigilia del voto in Parlamento sulla riforma dell’università, di tutto si discute, su tutto ci si interroga meno che sulla realtà quotidiana di chi vive in Università, soprattutto di coloro per i quali l’Università è luogo di preparazione a ciò che verrà dopo.

Dall’immagine che passa sui media si ha l’impressione che esistano solo due fronti che si combattono: i politici che vogliono la riforma, e studenti e docenti che la contrastano, più o meno pacificamente. Ma in mezzo c’è invece la stragrande maggioranza di docenti e studenti che in Università ci vivono quotidianamente e che, giorno dopo giorno, cercano di costruire un ambito educativo.

I giornali e le tv continuano a raccontarci una università che da una parte è un mondo dominato da corruzione, baroni, sprechi e privilegi e non solo, e dall’altra è popolata di studenti che non hanno altri sbocchi che andare in piazza a tirare sanpietrini, a prendere a bastonate agenti della polizia e a bruciare camionette della guardia di finanza.

E’ proprio questa l’università? Sono veramente i giovani col volto coperto nelle piazze gli unici che si stanno muovendo per il sistema universitario italiano? Quante volte, in telegiornali o giornali vediamo immagini da dentro l’università? Quante volte sentiamo voci arrivare dalle aule universitarie? Chi ha mai fatto notare che negli organi di gestione delle università ci sono studenti regolarmente eletti da altri studenti, che in Università e per le Università lavorano, ma che vengono regolarmente ignorati dai “maestri” della democrazia tv, che invece preferiscono dare voce a leader che rappresentano solo se stessi?

Basta mettere il naso dentro l’università per capire che la realtà è ben diversa da quella raccontata dai media; che l’università italiana non è solo quella dei privilegi e che gli studenti dell’università italiana non sono quella roboante minoranza in piazza ma quella silenziosa maggioranza che nelle aule, nelle biblioteche, e talvolta nei corridoi se non c’è spazio, vanno a fondo delle proprie aspirazioni ed interessi confrontandosi faccia a faccia, tutti i giorni, con dei Maestri  presenti anche loro in università per insegnare e imparare.

È proprio indifferente il contributo di tutti questi ragazzi alla comunità universitaria? Quale contributo possono dare gli studenti a un sistema universitario che conta circa 80 atenei, almeno 6.000 milioni di euro di investimento pubblico all’anno e poco meno di 2 milioni di studenti? L’unico contributo che possono dare in questo senso è mettersi al servizio del sistema universitario portando negli organi preposti i loro desideri, le loro esperienze e le loro aspettative, succede già in molti atenei e al CNSU (consiglio nazionale degli studenti universitari) ed è la possibilità quotidiana che gli studenti hanno per entrare in un rapporto operativo di stima reciproca con chi l’università la gestisce e la governa.

Se nel merito, con i dovuti distinguo, è possibile affermare che la riforma è portatrice di molti elementi positivi di novità nello scenario, a partire dallo status giuridico dei ricercatori fino ad arrivare alla possibile autonomia organizzativa degli atenei virtuosi è ancora più evidente che  senza una rinnovata responsabilità di tutti, legislatore, studenti e docenti, a guardare alla sostanza delle cose, alla verità dell’università, sarà solo l’ennesimo tentativo di regolare tutto da un centro per limitare la libertà delle persone.

* Rappresentante degli studenti
   nel Senato Accademico
   Politecnico di Milano