Noi distratti dalla pandemia, loro si spartiscono gli Enti
Eni, Enel, Leonardo... Aprile è mese di nomine, ma invece di prorogare le cariche a dopo la fine dell'emergenza, i partiti al governo si sono "discretamente" spartiti le poltrone. E campioni della lottizzazione, guarda un po', i 5Stelle. Con Travaglio che nomina il presidente Eni.
Da tempo si sapeva che nel mese di aprile sarebbero venute a scadenza le nomine nei posti di comando delle principali industrie a controllo pubblico, da ENI a Enel a Leonardo ecc.. Ma nessuno in Italia, almeno nessuno dotato di un minimo di buon senso, avrebbe pensato che i partiti di maggioranza decidessero di procedere a tali nomine proprio nel bel mezzo della pandemia da coronavirus. Dimostrando anche in questa occasione che, più che il bene comune, ciò che interessa realmente è la spartizione del potere. Potevano stabilire di prolungare di qualche mese la permanenza in carica dei precedenti amministratori (come in fondo si è fatto posponendo le elezioni regionali), almeno per salvare le apparenze e far pensare a tutti che tutti, anche i partiti di maggioranza, sono impegnati con tutte le energie a combattere il vero, grande male comune.
Ma così non è stato. Tra una conferenza stampa sulla lotta al Covid19 e una reboante dichiarazione pro o contro l’Europa, i giallorossi hanno trovato la faccia tosta e il tempo per discutere e litigare (ci sono stati contrasti furibondi) sulla spartizione di presidenze e posti nei Consigli di Amministrazione.
E nella ‘nobile’ pugna si sono distinti soprattutto i rappresentanti di quel partito che solo due anni fa aveva conquistato il 32% dei voti degli italiani tuonando a voce altissima contro la designazione per incarichi pubblici di uomini e donne lottizzati dai partiti. “Mai più lottizzazioni - avevano giurato - apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”.
Si vede che, aperta la scatoletta, il tonno gli è piaciuto, e se ne sono pasciuti, e anche abbondantemente, visto che sono il partito di maggioranza relativa e di bocche da sfamare ne hanno di più.
Per carità, non che gli altri soci del governo rossogiallo siano rimasti a digiuno, anzi, sia PD che Italia viva che la sinistra di Leu, hanno fatto il pieno di consiglieri e consulenti. Ma ciò che colpisce di più è certamente il voltafaccia dei pentastellati, che neanche si sono preoccupati di informare i loro elettori del totale cambio di linea, nè tanto meno di darne le ragioni. Si sono seduti al banchetto perfino in maniera ostentata, con tanto di comunicazioni ufficiali e di informazioni fatte filtrare alla stampa, come del resto era avvenuto all’epoca delle designazioni per la Rai.
Avevano ben chiari i loro obiettivi di lottizzazione e molti ne hanno raggiunti, a volte calpestando anche le regole della decenza, quelle da loro stesse predicate e proclamate ai quattro venti. Questo è avvenuto ad esempio con la conferma all’ENI di Claudio De Scalzi, imputato in una serie di processi. Imputato, non condannato, quindi vale la presunzione di innocenza? Vale anche per i 5Stelle? Bene, sarebbe una notizia bella e importante, ma anche una clamorosa inversione a U, di cui dar ampia notizia e ampia spiegazione. Nulla di tutto questo, anzi su tutto si è cercato di far calare una cortina di silenzio.
Comunque una buona schiera di presidenti, amministratori delegati, consiglieri di amministrazione sono stati nominati su designazione grillina, e si tratta ovviamente di posti di rilievo. Tra questi è il caso di tale Carmine America, noto soltanto per essere stato compagno di scuola di Di Maio, o della signora Elisabetta Trenta, costretta tempo fa a lasciare il posto di ministro della Difesa con annesso prestigioso appartamento.
Ma il caso più clamoroso è costituito dalla nomina a presidente dell’ENI, a fianco del già citato amministratore delegato De Scalzi, della signora Lucia Calvosa su designazione, udite udite, di Marco Travaglio, padre padrone del Fatto Quotidiano nonché sostenitore accanito dei 5Stelle e fustigatore massimo di tutti i malcostumi della prima, della seconda, della terza Repubblica e di tutte quelle che verranno.
La Calvosa siede infatti, e rimane seduta, nel Cda della società che edita il Fatto, ed è chiaro quali tipi di utilità ciò possa comportare. Chi ha chiesto ragione di tutto questo a Travaglio è stato preso a male parole e accusato di ogni nefandezza, in base al principio per cui ciò che fanno Travaglio, Il Fatto e i 5Stelle è puro per definizione, “lavato con perlana” si sarebbe detto una volta, e mafioso è chi li contraddice.
Questo è capitato ad esempio al direttore del Riformista Piero Sansonetti, che però non si è lasciato spaventare e continua a domandare al trio di cui sopra ragione del loro comportamento: che differenza c’è tra Berlusconi che nominava gli uomini della Fininvest e Travaglio che nomina le donne del Fatto? Nessuna, ovviamente, ma la cosa di cui possiamo stare certi è che continueremo a vedere Travaglio in tutti i talk-show fustigare le malefatte altrui, vere o presunte, e tacere su quelle dei grillini, vere e verissime.