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IL CASO LUCIA

#niñaFaustina, un ammazzacaffè per Gramellini

Sulla sconcertante notizia di Lucia e su come è stata strumentalizzata la sua vicenda di 11enne rimasta incinta dopo uno stupro sono piombate le vestali dell'aborto libero. Dopo aver bevuto il Caffè di ieri di Gramellini, servirà almeno un ammazzacaffè. Ve lo offriamo noi alla Nuova BQ. Restava solo da far parlare una persona alla quale in tutto questo tempo non è stato dato ascolto. Noi lo abbiamo fatto qui.

Editoriali 14_03_2019

Sulla sconcertante notizia di Lucia e su come è stata strumentalizzata la sua vicenda di 11enne rimasta incinta dopo uno stupro sono piombate le vestali dell'aborto libero. Dopo aver bevuto il Caffè di ieri di Gramellini, servirà almeno un ammazzacaffè. Ve lo offriamo noi alla Nuova BQ, ricordando che per comprendere tutti i risvolti di questa triste vicenda, l'articolo di German Masserdotti pubblicato ieri è più che esauriente. Restava solo, per andare oltre il profluvio di luoghi comuni, da far parlare una persona alla quale in tutto questo tempo non è stato dato ascolto. Noi lo abbiamo fatto qui.

Sei una bambina di 22 settimane e 4 giorni e vivi in un mondo magico. Non sai che la tua mamma ha solo 11 anni e non ti importa di quello che sta succedendo là fuori, dove si urla e si piange. A te importa soltanto che quel battito che senti come una ninna nanna continui a darti vita. Fuori si urla: c’è chi vorrebbe toglierti di mezzo.

«Perché, cosa ho fatto?», ti chiedi. Niente, non hai fatto niente, piccola. Ma vedi, la tua mamma sta soffrendo molto per via di quel mostro chiamato nonno, che prima che tu nascessi nella pancia le ha fatto molto male. Ora lui è finito in prigione, ma la tua mamma prova ancora tanto male. Così c’è qualcuno che le dice che per far andare via quel male, la tua mamma deve mandare via te.

«Via dove?», Via, piccola, via …. è così difficile da spiegare. Però fai conto che non dovrai più esistere nella pancia della mamma. «E cosa farei? Potrei vedere la mia mamma?». No, piccolina. Non la potrai vedere qua su questa terra.

«Ma io non voglio, io voglio vedere come è fatta la mia mamma, voglio parlarle». Ma la tua mamma adesso non può tenerti, le stanno dicendo che non deve tenerti, perché è troppo piccola per pensare a te. «Ma come? Lei sta già pensando a me, alla sera, quando il frastuono là fuori finisce, io sento il suo cuore più vicino al mio». Sì, ma vedi… la legge dice che… il problema riguarda… insomma piccolina, la tua mamma ha già provato a fare delle cose brutte su di lei perché è molto triste.

«Ma no, io no voglio che sia triste. E se mi farà uscire da questa pancia prometto che la aiuterò io». Non credo che sia possibile, sai... Ci sono persone che dicono di lavorare per i diritti della tua mamma...

«Diritti? Quanto vorrei avere il diritto di vedere un giorno la mia mamma...». E' tardi, piccola. Preparati. «No, aspetta. Fate sapere a mamma che soffrirà ancora di più senza di me. Sarà dura farmi crescere, ma lo sarà ancora di più sapere di avermi rifiutata per sempre». 

E' ora, tra poco sarà tutto finito. 

«Ma io lo prometto, ci vorrà del tempo, potrò andare ad abitare da qualcuno che possa prepararmi da mangiare e volermi bene, ma le prometto che un giorno tornerò e la aiuterò a volermi bene. Quando sarà pronta, quando lo vorrà lei. C’è nessuno che mi ascolta? Nessuno che vuole prestare l’orecchio anche a quello che chiedo io? Vi prego, fatemi uscire libera e felice». 

Conosciamo soltanto il tuo nome: Faustina. Nessuno ha voluto aiutare la tua mamma a capire che tu non eri “quella cosa che quell’uomo ha messo dentro la pancia”. Invece eri un nome, che evoca felicità. Ed eri ancor più indifesa della tua mamma. Eppure sia tu che lei avreste ricevuto tutti gli aiuti per uscire da questa brutta storia. Che poi, magari, un giorno insieme non avreste nemmeno più definito brutta. Perché essere mamma non significa per forza dover fare la mamma.

Chi non vuole capirlo ha perso di vista l’essenziale.