Netanyahu verrà in Italia, se in Israele lo lasciano partire
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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu verrà in Italia, ospite di Giorgia Meloni, in visita di Stato. Molti i punti in agenda, soprattutto la cooperazione energetica nel Mediterraneo. In patria, Netanyahu sta affrontando proteste contro la sua riforma della Corte Suprema. E i piloti della El Al, che lo dovranno portare in Italia, scioperano.
Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è atteso a Roma giovedì prossimo. È dal 2015 che il leader israeliano non si reca l'Italia, quando, da Tel Aviv, atterrò a Malpensa per visitare il padiglione israeliano allestito all'Expo 2015. In quell’occasione si trattò di una visita privata. Questa volta, invece, è una visita di Stato, Netanyahu infatti incontrerà il Primo ministro Giorgia Meloni in vista di un rafforzamento dei rapporti bilaterali.
Si tratterebbe della terza visita all’estero del capo del partito del Likud, da quando è stato rieletto alla guida dell’esecutivo, lo scorso dicembre, dopo essersi recato in Giordania e Francia. È proprio nel paese d’oltralpe che le diplomazie israeliane e italiane hanno avuto i primi contatti per pianificare questa visita di Netanyahu a Roma. Ma fu la stessa Meloni, visitando il quartiere ebraico di Roma, durante la festa dell'Hannukkah (il giorno in cui gli ebrei ricordano la consacrazione del tempio di Gerusalemme e nota anche come Festa della luce) ad esprimere il desiderio di un viaggio in Israele. Ma è, invece, il premier israeliano ad incontrarla per primo in Italia.
Sul tavolo ci sono molti dossier aperti. Tra i principali: il progetto che riguarda il gasdotto Eastmed, del quale l'Edison aveva chiesto il sostegno in modo esplicito al governo italiano. «È un’opportunità unica per l’Italia anche alla luce della volontà espressa dall’attuale governo di rendere l’Italia un centro di smistamento energetico nel Mediterraneo», ha sottolineato il vicepresidente Fabrizio Mattana. Ma non è la sola questione all’ordine del giorno: si parlerà anche di Ucraina, della cooperazione industriale, tecnologica e scientifica e alla lotta all'antisemitismo. È stato proprio il primo ministro Meloni, poco dopo il suo insediamento, a nominare il prefetto Giuseppe Pecoraro, coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo.
Le relazioni bilaterali tra Israele e Italia risalgono a 70 anni fa, e da allora hanno fatto registrare una costante crescita, sia in ambito politico, che economico e culturale. Va sottolineato che Giorgia Meloni ha sempre evidenziato i suoi ottimi rapporti con il Likud, il partito di Netanyahu, che è anche membro del Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei, guidato dalla stessa leader di Fratelli d’Italia.
Netanyahu lascia Israele, per raggiungere l'Italia, in una situazione poco tranquilla. Le manifestazioni contro la riforma della giustizia, con la quale si intende limitare i poteri ai giudici della Corte suprema, proseguono in tutte le città israeliane. Il progetto di riforma è stato presentato all’inizio del 2023. La sua approvazione è una delle priorità del nuovo governo Netanyahu, insediatosi negli ultimi giorni del 2022 e considerato l’esecutivo più a destra della storia del paese. Migliaia i manifestanti scesi in piazza, e tra questi, numerosi si sono riuniti davanti agli uffici diplomatici degli Stati Uniti, per chiedere un sostegno al tentativo di blocco del piano del governo.
Contro la riforma si è schierato anche l’Onu. Volker Türk, alto commissario per i diritti umani (Ohchr), ha chiesto al governo di sospendere l’iter di approvazione, visto che la legge pone «seri rischi all’efficacia della magistratura nel difendere lo Stato di diritto, i diritti umani e l’indipendenza stessa della magistratura».
Lo stesso Isaac Herzog, presidente di Israele, ha invitato il governo a fermare il processo parlamentare per l'approvazione della legge, chiedendo a Netanyahu a cercare un compromesso ed ha poi definito i manifestanti «un immenso gruppo di patrioti che sta usando il suo diritto a manifestare molto preoccupato del destino dello Stato e del popolo».
Anche le forze di sicurezza sono scese in campo contro la proposta governativa. Oltre 400, tra ex capi della polizia, del servizio di intelligence dello Shin Bet e dei servizi segreti del Mossad, hanno firmato una lettera pubblica di critica alla riforma. Ma quello che ha fatto più clamore è l’iniziativa dei piloti riservisti dell'Aeronautica militare e appartenenti al 69° squadrone: in 37 su 40 hanno deciso di "disertare" la convocazione per l’addestramento; essi, infatti, temono per le conseguenze di questo processo di revisione della giustizia, sottolineando che rappresenta un grave e concreto pericolo per la sicurezza nazionale dello Stato di Israele, come hanno scritto in una lettera inviata allo stesso Netanyahu.
Non solo i politici e i militari, anche i piloti civili della compagnia di bandiera El Al hanno reagito con una protesta particolare, ignorando il bando che solitamente la compagnia propone ai dipendenti per assicurare l’assistenza durante il volo del Primo ministro. Nessuno si è offerto volontario. Solo nella tarda serata di domenica scorsa, la Compagnia, con un comunicato, ha annunciato di aver trovato un equipaggio per il viaggio di Netanyahu in Italia.