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Nel santuario dove si posarono i piedi di Maria

Dietro l’altare del santuario di Tirano (Sondrio) c’è la scritta Ubi steterunt pedes Mariae, “dove si posarono i piedi di Maria”. Questa segnala il luogo in cui la Vergine si rese al beato Mario Omodei cui apparve il 29 settembre del 1504, e ancora oggi invita alla preghiera. Un affresco racconta l’episodio miracoloso.

Cultura 14_05_2016
Il santuario della Madonna di Tirano

«Bene avrai» promise la Vergine Maria al beato Mario Omodei cui apparve, il 29 settembre del 1504, in un orto in quel di Tirano, chiedendogli di edificare in quel punto un santuario a lei intitolato. Dietro l’altare dell’apparizione, il luogo più appartato del tempio, la scritta “Ubi steterunt pedes Mariae”, “dove si posarono i piedi di Maria”, segnala il luogo esatto in cui la Vergine si rese allora visibile e ancora oggi invita i fedeli alla preghiera. 

Sul medesimo altare è posta la bellissima statua lignea policroma della Madonna, opera di Giovan Angelo Del Maino, sul cui capo venne posta nel 1690 una preziosa corona d’oro. Un antico affresco, a lato della cancellata della cappella, racconta l’episodio miracoloso. Passati pochi mesi dall’epifania mariana, il giorno dell’Annunciazione del marzo 1505 si diede inizio alla costruzione, conclusa già nel 1513. La chiesa fu, infine, benedetta dal vescovo di Como nel 1528.

Resta anonimo il nome del progettista anche se la critica più recente ha avanzato l’ipotesi che si tratti di Tommaso Rodari, architetto e scultore ticinese già attivo nel cantiere del Duomo di Como. Linee rinascimentali disegnano il monumentale prospetto, concluso da un frontone circolare, su cui si apre, in posizione centrale, il pregevole portale, adorno di sculture, che Alessandro Della Scala realizzò in marmo bianco nel 1530. Le colonne laterali hanno il fusto cesellato con decorazioni di foglie e frutti. Sopra l’architrave un bassorilievo riproduce l’incontro tra la Madonna e il beato Mario, affiancati dai simulacri dei SS. Pomerio e Perpetua. Nel timpano una Pietà è circondata da angeli. 

Sulla cupola, lasciata a vista per scelta del suo artefice Pompeo Bianchi che la innalzò negli anni Ottanta del XVI secolo, si erge una statua di San Michele Arcangelo, in rame sbalzato, che gira a seconda del vento. Lo stesso Pompeo Bianchi, con Domenico Fontana, è autore dei numerosi e preziosi stucchi che decorano le pareti e le volte all’interno della chiesa, suddivisa in tre navate, ricoperta su ogni centimetro della sua superficie, senza soluzione di continuità, da decorazioni e dipinti.  

La fama della basilica è però, soprattutto, correlata alla magnificenza del suo organo, capolavoro di ebanisteria. Il grandioso strumento è poggiato su otto colonne di marmo rosso. La sua cassa fu intagliata e scolpita dal bresciano Giuseppe Bulgarini tra il 1608 e il 1617. Notevoli sono anche i pannelli dei tre parapetti, realizzati qualche anno più tardi dal milanese Salmoiraghi che vi raffigurò le scene della Natività, dell’Adorazione dei Magi e della Circoncisione.

Davvero molteplici furono le grazie ricevute dalla popolazione locale per intercessione di Maria, come documentato dal “libro dei miracoli” custodito in sagrestia. La Madonna di Tirano, nel 1946, fu proclamata patrona della Valtellina da Pio XII e il suo santuario è stato scelto quale chiesa giubilare per lo straordinario Anno Santo indetto da papa Francesco.