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ZELIKA MARKIC

"Nel nome della famiglia", Croazia dopo il referendum

Intervista a Željka Markić, la leader dell'iniziativa che promosse il referendum sulla definizione, in Costituzione, della famiglia quale unione di un uomo e una donna. Le ragioni di un successo straordinario.

Famiglia 05_02_2014
Croazia

La dottoressa Željka Markić, leader dell'iniziativa civica “U ime obitelji” (“Nel nome della famiglia”), che in Croazia ha avviato il referendum sul matrimonio quale esclusiva comunione tra un uomo e una donna, è stata giornalista e inviata di diverse emittenti televisive in Croazia e all'estero, e attualmente dirige con il marito un'azienda attiva nel settore medico. Madre di quattro figli, è da sempre impegnata nell'associazionismo cattolico che si occupa della famiglia. È stata inoltre la prima presidentessa del partito di ispirazione cattolica Hrast.

Come siete giunti alla decisione di proporre la raccolta delle firme per questo referendum?
Il nuovo governo croato, una coalizione guidata dal Partito socialdemocratico, già nel primo anno del proprio mandato ha mostrato di non essere interessato a svolgere il compito che i cittadini gli avevano affidato in occasione delle elezioni politiche, vale a dire quello di risolvere i problemi economici e realizzare un progresso nel modo di gestire il Paese per il bene di tutti i cittadini, bensì solamente a imporre la propria ideologia. Già nel primo anno del loro mandato è stato introdotto in tutte le scuole, dal ciclo elementare a quello superiore, un corso di educazione sessuale privo di basi scientifiche, ideologizzato e inadatto all’età degli alunni. Tenendo conto del fatto che in Croazia il 97% delle scuole è statale, in pratica tutti i bambini in Croazia sono stati esposti a questo pessimo programma, che successivamente la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale. Un tale modo di agire del governo, nonché gli avvenimenti in Francia, Paese dalla lunga tradizione democratica, dove abbiamo visto che il governo ha completamente ignorato le manifestazioni di milioni di suoi cittadini, politicamente sia di destra sia di sinistra, e ha imposto con la forza la parificazione delle unioni e dei matrimoni omosessuali, ci hanno preoccupato. Abbiamo deciso di vedere quale fosse il meccanismo democratico e giuridico più adatto per verificare preventivamente, e senza la necessità di manifestazioni, cosa pensassero i cittadini croati e tutta la società croata a proposito del matrimonio. Alla fine il referendum si è dimostrato il metodo più democratico, sebbene le condizioni per avviare una consultazione popolare fossero eccezionalmente esigenti.

Già l’avere raccolto 750.000 firme, il 20% del corpo elettorale – è come se in Italia avessero firmato undici milioni di persone - in sole due settimane, e in un’atmosfera di minacce, intimidazioni e violenza, è stato un successo straordinario …
Non è accaduto solamente che il 20% del corpo elettorale abbia dato la propria firma e fornito i propri dati personali in più di duemila punti di raccolta, ma, come Lei ha detto, l’hanno fatto in due sole settimane, come è richiesto dalla legge croata sul referendum. Ciò è stato possibile grazie all’impegno di più di seimila volontari, i quali, in due settimane, presso i banchetti di raccolta delle firma che dovevano essere segnalati in anticipo alla Polizia, sono stati a disposizione dei cittadini affinché questi avessero la possibilità di dire se desideravano un referendum che proponeva questa domanda: «Siete favorevoli a che nella Costituzione della Repubblica di Croazia sia introdotta una norma secondo la quale la famiglia è una comunione di vita di un uomo e una donna?»

Come giudica l’atteggiamento del Presidente della Repubblica, Josipović, il quale ha sostenuto pubblicamente i vostri avversari?
In base alla Costituzione, è compito del Presidente della Repubblica rappresentare tutti i cittadini croati, nel Paese e all’estero. Purtroppo il Presidente ha cessato di svolgere questo ruolo quando, in contrasto ai dettami costituzionali e alle raccomandazioni della Commissione di Venezia, ha espresso la propria dichiarazione di voto “contro” il matrimonio quale comunione di un uomo e di una donna. Siamo molto delusi del fatto che il Presidente abbia sostenuto pubblicamente l’opzione del “no” alla domanda oggetto del referendum, violando la neutralità delle istituzioni statali. Il giorno del referendum, i titoli dei giornali riportavano questa frase del Presidente: «Io voterò contro, e voi?» Tuttavia, la risposta dei cittadini è seguita di lì a poco – secondo un sondaggio sulla sua popolarità svolto dal telegiornale più seguito nel nostro Paese, da un voto 5, cioè il massimo, il giudizio dei cittadini su di lui è sceso al voto 3,6. In modo del tutto meritato, direi.

Come giudica l’atteggiamento del governo di sinistra nei confronti della domanda oggetto del referendum?
L’iniziativa civica “U ime obitelji”, che ha avviato la richiesta di referendum, ha riunito persone appartenenti a diversi orientamenti ideali e politici. Alcuni sondaggi hanno mostrato come il 30-40% dei cittadini che votano per i socialdemocratici fosse favorevole a una protezione costituzionale del matrimonio come comunione tra un uomo e una donna, mentre la percentuale favorevole di elettori dei partiti di centro-destra era di circa l’85%. Hanno appoggiato l’iniziativa civica tutti i gruppi religiosi, non solo quello cattolico, di maggioranza in Croazia – a esso appartiene l’86% degli abitanti -, ma anche tutti quelli minoritari – ortodossi, musulmani, ebrei, le comunità religiose protestanti. Tutti i ministri del governo si sono espressi contro. L’attuale governo ha inoltre abusato dello spazio pubblico rappresentato dai media che esso controlla (ad esempio, uno dei due maggiori quotidiani è debitore verso lo Stato di più di un miliardo di kune, circa 130 milioni di euro, di tasse e di altre imposte) per imporre la propria visione ideologica. In democrazia questo non è ammissibile. Questo ci ricorda i tempi del totalitarismo comunista, dal quale pensavamo di essere usciti più di vent’anni fa.

Siete stati accusati di volere introdurre una norma discriminatoria nei confronti degli omosessuali.
In mancanza di argomenti, il governo e i media che svolgono il ruolo di macchina di propaganda, e non di fonte d’informazione corretta, hanno ininterrottamente ripetuto due falsità – che la definizione costituzionale del matrimonio quale comunione di un uomo e di una donna rappresenta una discriminazione, e che il diritto delle persone che scelgono uno stile di vita omosessuale di parificare i loro rapporti al matrimonio è un diritto dell’uomo. Non è corretta né l’una né l’altra cosa. Anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha stabilito diverse volte che il matrimonio è una comunione tra un uomo e una donna. Con riferimento a una presunta discriminazione, la Legge contro la discriminazione attualmente in vigore in Croazia, come nella maggior parte degli altri Paesi, afferma perfino che non rappresenta una discriminazione porre qualcuno in una posizione sfavorevole con riferimento al matrimonio. Questa norma è stata inserita nella legge proprio per assicurare la protezione dei bambini in caso di adozione, affinché lo Stato avesse il diritto a dare la precedenza alle coppie sposate che esso ritiene più adatte per adottare i bambini.

Per quale motivo avete negato all’ente radiotelevisivo pubblico, la HRT, e ad altre testate giornalistiche l’accredito per commentare i risultati dal vostro luogo di riunione post-elettorale?
Abbiamo ritenuto che fosse importante inviare un chiaro messaggio all’opinione pubblica sul fatto che la maggior parte dei media non ha servito i cittadini e non ha loro permesso di prendere una decisione informata sulla domanda proposta dal referendum. In particolare ci ha preoccupato il modo di agire della HRT, l’ente televisivo di proprietà dello Stato. Una nostra analisi preliminare dei programmi della HRT, fatta un mese prima del referendum, ha mostrato come il 75% delle trasmissioni esprimesse contrarietà alla domanda referendaria, il 15% fosse neutrale, e il 10% a favore.

Ritenete che la nascita di un forte laicato cattolico pronto ad affrontare le sfide della società di oggi sia da ascrivere anche all’impulso dato dal programma di rivoluzione etica di stampo zapateriano del nuovo premier Milanović?
Nei paesi ex-comunisti molte persone oneste non hanno mai aderito all’unico partito politico, quello comunista, che guidava il Paese attraverso un sistema politico totalitario. Una parte di quella mentalità, vale a dire quella di non impegnarsi in politica, è rimasta anche oggi. L’imposizione aggressiva di un’ideologia e la limitazione delle libertà personali e il controllo dei media hanno oggi spinto un grande numero di cattolici praticanti ad attivarsi; i cattolici, infatti, furono tra i più attivi nella lotta contro il comunismo, e a loro spetta il merito per l’instaurazione della libertà e della democrazia in Croazia. È un fatto certo che l’attuale governo, guidato da un partito politico che è l’erede legale del Partito Comunista, abbia contribuito a che un grande numero di cittadini si attivasse in difesa dei nostri valori. Si tratta di valori che valgono per tutti gli uomini, che non vengono attaccati da nessuno che desideri la democrazia e il rispetto della libertà delle persone.

Non ritiene che la nuova riforma della Legge sulla famiglia proposta del governo rappresenti una sorta di boicottaggio della volontà del popolo croato espressa dal risultato del referendum? Sebbene non si chiami ‘matrimonio’, ciò che viene proposto per le coppie omosessuali è un vero e proprio matrimonio, perfino con una cerimonia dinanzi a un ufficiale di stato civile…
Sì, ha ragione. È una cosa veramente triste, si tratta di un aggiramento, giuridicamente inaccettabile, della volontà dei cittadini. Con il referendum un grande numero di cittadini croati ha detto che il matrimonio è una comunione tra un uomo e una donna. Il conferimento di attributi di tale comunione a un altro tipo di unione, completamente diversa, rappresenta una violazione della Costituzione. Ci attendiamo che i parlamentari non accettino un tale raggiro della democrazia.

Il Parlamento italiano ha attualmente all’esame una proposta di legge contro la cosiddetta omofobia. Non è questo il segno che in Italia e in tutto il mondo si prepara una feroce dittatura dell’ideologia gender, nella quale ai cristiani non sarà possibile confessare la propria fede e visione del mondo e dell’uomo?
Si tratta di una limitazione delle libertà fondamentali dell’uomo. Proprio chi dice di impegnarsi per i diritti umani, viola il diritto alla libertà di pensiero e di parola, il diritto alla libertà religiosa e cerca di imporre la dittatura del relativismo. Questa dittatura è pericolosa quanto quelle che imposte con le armi e con un apparato repressivo. L’eventuale approvazione di una tale legge rappresenterebbe un passo verso l’imposizione a tutti e ovunque di una nuova ideologia. Scopo di tali leggi, con il pretesto della lotta all’omofobia, è in realtà quello di assicurare privilegi per un determinato stile di vita. Ciò è totalmente incompatibile con la democrazia, In molti Paesi i cittadini si stanno risvegliando e chiedono che i loro valori vengano rispettati. Spero che questo trend positivo continui in Croazia e si avvii in Italia. Lei ha ricordato i fedeli cattolici – la Chiesa italiana ha dato molti santi che anche oggi ispirano e proteggono i cattolici di tutto il mondo. Se con la loro intercessione presso l’Altissimo questi santi hanno aiutato gli sforzi dei croati che si sono rivolti a loro nella preghiera, quanto più essi intercederanno per gli sforzi del loro popolo, quello italiano.

L’azione dell’iniziativa U ime obitelji si è conclusa con la vittoria in questo referendum oppure continuerà, e con quali altri obiettivi?
La nostra azione è appena iniziata. La protezione costituzionale del matrimonio rappresenta il primo passo nello stabilimento di un quadro di valori. La Croazia è uscita dalla guerra da poco meno di vent’anni, una guerra nella quale decine di migliaia di persone hanno dato la loro vita, quanto più di prezioso essi avevano, affinché fossimo liberi. Molti giovani che si sono impegnati in questa iniziativa hanno dimostrato di avere compreso che il nostro popolo ha pagato un prezzo elevatissimo per la libertà. Un prezzo troppo alto, per permettere che oggi ci venga imposta un’ideologia impacchettata in una falsa scienza e in falsi diritti dell’uomo. È ora che ci impegniamo tutti per ciò che ci è prezioso.