Nel centrodestra è l'ora della Costituente
Fino a qualche tempo fa era il centrodestra a puntare sulle leadership carismatiche e il centrosinistra a coltivare capillarmente il rapporto con l'elettorato. I ballottaggi di domenica hanno invece messo a nudo l'incapacità del centrosinistra di andare oltre il carisma di Matteo Renzi e la sorprendente capacità del centrodestra di vincere con candidati locali, anche sfruttando il paravento di ben assortite liste civiche.
Tra centrodestra e centrosinistra sembra che le parti si siano invertite. Fino a qualche tempo fa era il centrodestra a puntare sulle leadership carismatiche e il centrosinistra a coltivare capillarmente il rapporto con l'elettorato. I ballottaggi di domenica hanno invece messo a nudo l'incapacità del centrosinistra di andare oltre il carisma di Matteo Renzi e la sorprendente capacità del centrodestra di vincere con candidati locali, anche sfruttando il paravento di ben assortite liste civiche. Altro paradosso riguarda le primarie: negli ambienti del centrodestra le hanno sempre snobbate e qualcuno oggi le rispolvera, mentre sul versante del centrosinistra erano un totem e ora perfino il premier le demonizza, essendosi reso conto che esse possono partorire dei veri e propri "mostri", cioè candidati schiavi delle clientele locali e poco in sintonia con la segreteria nazionale del partito.
Il "cantiere" del centrodestra è apertissimo e al momento mostra alcuni tratti distintivi ben riconoscibili. La Lega è indubbiamente il nuovo azionista di maggioranza della coalizione, essendo l'unico partito in costante crescita; Forza Italia continua a perdere voti (a Venezia, città espugnata dal centrodestra dopo 22 anni, il partito di Berlusconi non ha raggiunto i 4 punti percentuali); uno schieramento di centrodestra rinnovato e post-berlusconiano può rivelarsi attrattivo verso l'elettorato antisistema e perfino pentastellato. Ma al di là degli ultimi numeri, incoraggianti per il centrodestra, la ricostruzione è ancora agli inizi o forse non è neppure iniziata. Senza il traino del Carroccio non ci sarebbe partita contro il centrosinistra che, nonostante gli smottamenti e la contrazione di consensi, resterebbe privo di avversari temibili. Bisogna quindi ripartire dal progetto. E progetto vuol dire programma chiaro sui punti qualificanti della cultura liberale e formazione di una nuova classe dirigente. Almeno sulla carta le elezioni politiche sono lontane e quindi ci sono alcuni anni per attrezzare una proposta politica alternativa a quella di chi è al governo.
Berlusconi ha più volte detto che non si ricandiderà, anche nell'ipotesi in cui una revisione della Severino o una sentenza della Corte europea lo rimettessero in gioco. Ha altresì escluso un impegno politico diretto di uno dei suoi figli. Ecco perché, per ricompattare e ulteriormente motivare alleati e transfughi, da Salvini a Meloni, da Fitto a Verdini, da Carfagna ai satelliti post-democristiani (anche il Nuovo Centrodestra), la partita delle primarie potrebbe rivelarsi un toccasana. A quel punto uno vincerebbe e gli altri dovrebbero adeguarsi, senza distinguo. Il "modello Venezia" di cui ha parlato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, può essere riproposto altrove, ma non a caso in laguna, per mettere tutti d'accordo, è stato scelto come candidato un imprenditore, non un politico divisivo. É quello che potrebbe accadere fra un anno a Milano, Torino, Bologna e altre città, forse anche Roma, in caso di scioglimento anticipato del Comune a causa dello scandalo di Mafia Capitale. Maria Stella Gelmini, coordinatrice azzurra in Lombardia, ha invitato il leader leghista Matteo Salvini a sciogliere la riserva e ad annunciare la sua eventuale candidatura allo scranno attualmente occupato da Pisapia. Ciò da una parte farebbe chiarezza sui rapporti tra alleati di centrodestra e dall'altra aiuterebbe l'aggregazione di altre forze che non gradiscono il balletto di candidature da tempo avviato sul fronte della sinistra. L'incognita riguarderebbe semmai il Nuovo centrodestra, che difficilmente potrebbe convergere sulla candidatura del segretario del Carroccio e a quel punto potrebbe appoggiare un candidato sindaco moderato di centrosinistra, soprattutto se il governo Renzi dovesse andare avanti fino all'anno prossimo con questa composizione e con Alfano in un ruolo così importante come il ministero dell'Interno.
E se a Roma si dovesse votare entro un anno, il candidato su cui realizzare un progetto di centrodestra per la capitale sarebbe senz'altro Alfio Marchini, profondo conoscitore dei problemi romani e in grado di calamitare sensibilità anche nel mondo tradizionalmente di sinistra. Le amministrative 2016 potrebbero quindi sancire la rinascita del centrodestra e preparare il terreno per le politiche. Peraltro l'anno prossimo potrebbe esserci anche il referendum popolare sulla riforma costituzionale del Senato, che sarebbe il vero banco di prova del disegno riformatore renziano, sempre che a Palazzo Madama il nuovo Senato non elettivo riesca a passare in via definitiva. Fino ad allora il premier dovrà fare lo slalom tra imboscate della minoranza dem, regolamenti di conti dentro il Nuovo centrodestra (tra filogovernativi e antigovernativi) e insofferenza di sindacati e categorie verso talune politiche intraprese dall'esecutivo. Nel frattempo sono in molti ad auspicare una Costituente del centrodestra che recuperi le radici della migliore tradizione liberaldemocratica e le coniughi con le istanze delle nuove generazioni, sempre più tiepide verso il fenomeno del renzismo.
Una Costituente del centrodestra stimolerebbe una partecipazione di tutti quei ceti produttivi delusi dal berlusconismo, ma non attratti nè dal renzismo né dalle altre sirene (leghiste e grilline). A Berlusconi è forse offerta davvero l'occasione storica di ritagliarsi il ruolo di padre nobile di uno schieramento pluralista e interclassista, sensibile alla libertà di mercato, anche in ambito scolastico e culturale, allo sviluppo della persona e, perché no, alla difesa della famiglia naturale e dei valori della dottrina sociale della Chiesa. Una Costituente moderata potrebbe essere lo strumento più adatto e attrattivo, in grado di contemperare le attuali differenze e di riavvicinare alle urne molti elettori smarriti. L'importante sarà capire da dove cominciare, anche in fretta.