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RUSSIA

Nasce la Guardia nazionale, pretoriani dello zar Putin

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il 5 aprile la creazione della Guardia Nazionale, nuovo strumento per la sicurezza interna con compiti antiterrorismo e di contrasto a narcotraffico. Ma i più vedono nella sua creazione una una sorta di “forza pretoriana” controllata e a servizio di Putin.

Esteri 11_04_2016
Vladimir Putin

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il 5 aprile la creazione della Guardia Nazionale, nuovo strumento per la sicurezza interna con compiti antiterrorismo e di contrasto a narcotraffico, criminalità organizzata ma anche, come ha precisato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, antisommossa e anti-insurrezione.

In un incontro con il ministro degli Interni, Vladimir Kolokoltsev e altri responsabili della sicurezza nazionale, Putin ha spiegato che la nuova forza vedrà l’unificazione delle forze paramilitari del Ministero degli Interni quali la polizia anti-sommossa (Omon) e le squadre speciali d’intervento (Sobr). A quanto spiegato dallo stesso capo del Cremlino, inoltre, l’agenzia per la lotta alla droga (Fskn) e il Servizio immigrazione (Fms) saranno inglobate nella nuova struttura. La Guardia nazionale conterà su 430mila unità incluse unità dotate di mezzi pesanti quali corazzati, elicotteri, imbarcazioni, aerei, unità del genio.

Il presidente russo non ha fornito elementi su come la Guardia Nazionale si coordinerà con i servizi segreti e in particolare con l’Fsb (l’ex Kgb) ha reso noto che la nuova organizzazione sarà guidata dall’ex capo della guardia presidenziale e vice ministro degli Interni, il generale Viktor Zolotov, ufficiale definito da Putin «un grande patriota». Gli obiettivi perseguiti da Putin con il varo della Guardia Nazionale sono facilmente intuibili. Il presidente pone sotto il suo diretto controllo le forze paramilitari per la sicurezza interna, dall’antisommossa all’anti insurrezione, consolidando il suo potere nella gestione di ogni tipo di minaccia alla sicurezza nazionale: dalla sovversione al terrorismo fino alle manifestazioni di dissenso politico.

La Guardia Nazionale avrà inoltre il compito di fare fronte al rischio di rivolte innescate dalla crisi economica che sta affrontando la Russia, anche in vista delle elezioni parlamentari di settembre. Alla stampa Peskov ha spiegato che la Guardia Nazionale può partecipare «agli sforzi per assicurare l’ordine pubblico, per il mantenimento della sicurezza pubblica e alla gestione delle emergenze», ma ha escluso che la sua istituzione sia legata alle imminenti consultazioni popolari e poi alle presidenziali del 2018. Mosca è abituata ad avere a che fare con il terrorismo islamico di matrice cecena ma Putin sembra voler preparare le forze necessarie a gestire vere e proprie insurrezioni condotte da miliziani e popolazione islamiche o fomentate dai nemici occidentali della Russia (Stati Uniti e Gran Bretagna in testa) che potrebbero alimentare rivolte come quella del Maìdan in Ucraina. 

L’opposizione russa del resto si è già fatta sentire con il blogger anti-Putin, Alexei Navalni pronto ad accusare di corruzione il generale Zolotov, che prima di essere guardia del corpo di Putin nel 1999 lo era stato di Boris Eltsin e prima ancora del sindaco di Pietroburgo Anatoli Sobchak. «Nessun generale normale ha così tanti beni patrimoniali», sostiene Navalni, secondo cui, tra appartamenti, terreni e dacie, la famiglia di Zolotov avrebbe una ricchezza di almeno 663 milioni di rubli, circa 8,54 milioni di euro. Eppure – scrive sempre Navalni – Zolotov nel 2014 aveva una retribuzione annuale di 6,5 milioni di rubli, circa 83.700 euro. Secondo alcuni esperti con l’istituzione della Guardia Nazionale il Cremlino ridimensiona il potere dei cosiddetti “siloviki” (gli “uomini della forza” che guidano l’intelligence e i servizi sicurezza) con i quali però, secondo il portavoce del Cremlino, non c’è nessuna crisi di fiducia.

L’esperto americano di sicurezza Mark Galeotti, specializzato nei servizi di sicurezza russi, ritiene che la Guardia Nazionale diventerà «una potente forza di sicurezza paramilitare con elementi in tutto il Paese». Pur invitando a fare considerazioni più dettagliate solo dopo che la nuova unità entrerà in servizio, Galeotti nota che «non c’è una vera ragione per creare questo organismo (di cui si parla dal 2012) al di fuori delle forze del ministero degli Interni, se non quella che il potere è seriamente preoccupato per disordini pubblici». Secondo l’esperto, la nuova unità sarà una vera e propria «forza di sicurezza pubblica», una sorta di «forza pretoriana» guidata da un fedelissimo di Putin, Zolotov appunto, che avrà il compito non solo di controllare le masse ma anche l’élite.

Membri della Guardia nazionale, sottolineano le agenzie russe citando il testo della legge per la sua costituzione depositata alla Duma, potranno aprire il fuoco a vista e arrestare presunti colpevoli di reati, «ricorrere alla forza fisica, a strumenti speciali (manganelli o lacrimogeni, ndr) o armi senza preavviso se l’attesa a farlo costituisce una minaccia immediata per i russi o per gli agenti stessi». Già le forze dell’Fsb possono aprire il fuoco senza preavviso ed è all’esame della Duma il provvedimento per estendere tale facoltà ai poliziotti ordinari. La Guardia Nazionale potrà usare “mezzi speciali” (ovvero cannoni ad acqua e mezzi corazzati, secondo Novaya Gazeta) contro disordini di massa o altre azioni illegali che interferiscono con il traffico o il normale svolgimento della vita quotidiana delle persone.

Potranno entrare nelle abitazioni private, fermare sospetti o verificare documenti o veicoli, previa spiegazione a chi viene fermato dei suoi diritti, incluso quello all’assistenza legale. Come peraltro già possono fare, e fanno soprattutto nel Nord Caucaso le forze del Ministero degli Interni per contrastare il radicalismo di matrice jihadista. La costituzione della Guardia Nazionale è solo l’ultima di una serie di iniziative tese a migliorare e accentrare nelle mani del Cremlino la sicurezza interna dopo le emergenze determinate dall’attentato al volo charter in Sinai dell’ottobre scorso (224 morti), l’intervento militare russo in Siria e la recrudescenza della minaccia jihadista nel Caucaso russo.

Per questo a Mosca sono state approvate alla fine di dicembre diverse nuove misure incluso un emendamento alla legge sui poteri dei Servizi d’intelligence interna (Federal’naya Sluzhba Bezopasnosti – Fsb) che prevede la creazione di centri di comando antiterrorismo e di una nuova Strategia per la sicurezza nazionale in cui il contrasto al terrorismo costituisce uno dei pilastri principali. Da quanto dichiarato dal Presidente Putin nell’ottobre scorso, i foreign fighters delle ex Repubbliche sovietiche che hanno sinora raggiunto la Siria sarebbero tra i 5.000 e i 7.000, di cui la maggioranza dei caucasici sarebbe partita dalla Cecenia e dal Daghestan. E anche in Russia si guarda  con timore al rientro dei jihadisti dal fronte siriano.