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POLITICA

Napolitano apre a Berlusconi per salvare Letta

La nota del Quirinale sugli effetti della sentenza Mediaset sembra aprire spiragli per la sopravvivenza del governo Letta e per la prosecuzione dell'attività pubblica di Berlusconi.

Politica 14_08_2013
Giorgio Napolitano

La tanto attesa nota del Quirinale sugli effetti della sentenza Mediaset e sulla questione dell'"agibilita' politica" di Berlusconi chiarisce alcuni aspetti della vicenda e sembra aprire spiragli per la sopravvivenza del governo Letta e per la prosecuzione dell'attività pubblica del leader del centro-destra.

Il Presidente della Repubblica, con il consueto equilibrio che ha contraddistinto i suoi ultimi anni di esternazioni, ha ribadito alcuni punti fermi: le sentenze definitive vanno rispettate e applicate; il governo Letta deve proseguire la sua azione per intercettare i segnali di timida ripresa economica che si intravvedono all'orizzonte; lo "spettro" dello scioglimento anticipato delle Camere non deve essere agitato come spauracchio e come arma di ricatto né dai falchi del Pdl, che sperano di incrementare consensi facendo passare il loro leader come un martire della "malagiustizia", né dai malpancisti del Pd, che vorrebbero tornare al più presto alle urne per stoppare l'ascesa di Matteo Renzi alla guida del partito e come candidato a Palazzo Chigi; la "grazia" a Berlusconi potrebbe essere valutata (e concessa?) dal Quirinale se qualcuno la chiedesse.

Le reazioni alla nota del Quirinale non si sono fatte attendere. Il Pdl, sia pur con cautela, vi scorge un chiaro riconoscimento del ruolo politico del Cavaliere e un evidente segnale di apertura verso provvedimenti di clemenza nei suoi riguardi. Il Pd può dirsi soddisfatto delle parole di Napolitano, che ribadiscono il doveroso rispetto delle sentenze e l'irrevocabilità della sentenza della Cassazione.

A questo punto cosa potrà succedere? Napolitano ha chiarito che per l'ex premier l'esecuzione della sentenza non si tradurrà nel carcere ma nelle pene alternative, magari con la massima disponibilità a valutare quelle soluzioni che consentano al leader del centro-destra di continuare a fare politica. Quanto a provvedimenti di clemenza, il Quirinale lascia la porta aperta a soluzioni rispettose della legge. In altri termini, se i familiari o gli avvocati di Berlusconi inoltrassero domanda di grazia, Napolitano la valuterebbe. Si tratta, comunque, di una procedura complessa. Occorre il parere del Ministro della giustizia, del Procuratore Generale di Milano e, soprattutto, l'assenza di carichi pendenti. L'ex premier ha già subito due condanne (una a sette anni, un'altra ad un anno) ed ha sul capo la "spada di Damocle" di processi collegati a figure assai chiacchierate come Lavitola e Tarantini, nonché la vicenda della presunta compravendita di senatori. In un quadro così irto di ostacoli, la concessione della grazia non è del tutto scontata.

Ma evidentemente il sotterraneo lavorio diplomatico di Gianni Letta potrebbe aprire un varco alla possibilità che tutti questi carichi giudiziari non impediscano al Cavaliere di fare politica. In che modo? Un primo passo costruttivo sulla strada del "disgelo" con la magistratura potrebbero essere le sue dimissioni da senatore, senza attendere il voto (scontato, visti i numeri) del Senato e dimostrando, in questo modo, lealtà nei confronti del governo Letta. In tali condizioni, l'esecutivo potrebbe durare, come immaginato quando nacque quattro mesi fa, fino al 2015, dopo di che si potrebbe tornare alle urne e, superati in qualche modo gli scogli della legge Severino, Berlusconi potrebbe ricandidarsi, forse per l'ultima volta, alla guida del centro-destra.

Non si spiega altrimenti la (definitiva?) smentita della figlia Marina circa una sua ipotetica discesa in campo al fianco e al posto di suo padre. Le larghe intese fanno comodo in questo momento anche a Berlusconi, perché le sue aziende, in un clima di stabilità economico-finanziaria e di ripresa produttiva, possono rilanciarsi. Inoltre, il ritorno a Forza Italia può consentire al centro-destra di ritrovare energie fresche, di ricoinvolgere parte della società civile che si era allontanata dal Pdl, e di ritrovare il perduto spirito liberale degli anni Novanta. Ovviamente non basterà cambiare nome. Occorre anzitutto garantire ricambio nella classe dirigente del partito, avviare una sorta di "fase costituente" che prepari anche una successione a un leader che non è eterno.

Tutto questo potrà avvenire nei prossimi due anni se il governo Letta durerà e se il Cavaliere avrà modo di continuare a fare politica continuando a motivare i suoi dieci milioni di elettori. Quanto durerà questa "pax" ristabilita dalle parole di Napolitano? Lo capiremo nelle prossime ore. Intanto prendiamo atto che Berlusconi non è ancora un ex leader, ma resta in campo, e che la riforma della giustizia sarà tra le priorità di questa legislatura. Lo ha assicurato anche Napolitano. E' quanto basta per allungare la vita al governo Letta.