Napoli, il cardinale ripari alla vergogna
Non basta aver sventato la celebrazione del congresso del Partito Radicale in Basilica, c'è un sistema corrotto di gestione delle chiese che l'arcivescovo di Napoli, cardinale Sepe, sta favorendo. Ed è questo che deve finire. L'arcivescovo approfitti della festa di san Gennaro per fare un atto riparatore.
Grazie alla nostra denuncia, il Congresso del Partito Radicale, a Napoli dal 31 ottobre al 2 novembre, non si terrà più nella basilica di San Giovanni Maggiore come originalmente previsto. Potremmo essere soddisfatti di aver evitato questo scempio e finirla lì. E invece no. La cancellazione dell’evento ci indigna quanto la sua convocazione. Provo a spiegare.
Se voi andate sul sito della diocesi di Napoli non trovate traccia della sospensione della concessione della Basilica, né nessuno ha mai potuto leggere un comunicato stampa in cui il portavoce dell’arcivescovo si scusa per quanto accaduto; né è mai stata annunciata la risoluzione del contratto che concede un comodato d’uso alla Fondazione degli ingegneri, che in realtà fa capo a una sola persona, evidentemente ben introdotta in Curia. Semplicemente si è risolta la questione prima facendo passare alcuni giorni in silenzio, poi facendo finta che non ci sia stato nulla. E questo malgrado ci sia una lettera ufficiale del Partito Radicale che annuncia il Congresso in Basilica, malgrado le conferme che abbiamo ricevuto per telefono dallo stesso leader del Partito radicale, dall’Ufficio stampa della diocesi e dall’ingegner Vinci, il vero titolare della Fondazione. Per non parlare delle proteste del nuovo parroco della Basilica, ora costretto al silenzio dopo il colloquio con l’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe. Tutto registrato, tutto documentabile.
Scoppiato il caso, tutti a fare finta che non ci fosse nulla di concordato o addirittura mai esistito. E dal cardinale Sepe soltanto silenzio e richiesta di silenzio. È una vergogna che ha soltanto una possibile spiegazione: da una parte si è cercato di evitare senza troppo clamore lo svolgimento in Basilica del congresso del Partito radicale, che avrebbe creato troppe polemiche e magari fatto nascere qualche domanda di troppo sulla gestione della Basilica stessa, e non solo. E nello stesso tempo si è pensato di salvare quel giro di affari e di relazioni poco chiare con cui la Curia mette a reddito le chiese dei napoletani, reddito peraltro che non si sa bene a chi vada in tasca.
Lo abbiamo visto per San Giovanni Maggiore, ma pochi giorni prima ci eravamo interessati di un’altra chiesa importante di Napoli, Santa Maria in Portosalvo: lavori di restauro prolungati all’infinito che generano grossi incassi pubblicitari per i mega-tabelloni posti all’esterno delle impalcature. E oltretutto su questo giro enorme di soldi c’è anche l’ombra della camorra. Eppure la Curia, il cardinale Sepe non hanno nulla da dire. E chissà continuando l’indagine quante altre chiese scopriremmo vittime di speculazioni o di strani intrecci tra Curia e privati.
Non basta aver sventato la celebrazione del Congresso del Partito Radicale nella Basilica, è questo sistema corrotto di gestione delle chiese che deve essere smantellato. E l’arcivescovo, invece di scegliere il silenzio omertoso, dovrebbe parlare e chiedere scusa al popolo cristiano di Napoli per quanto è accaduto, facendo in modo che le chiese tornino al loro ruolo di culto e cessino di essere usate per interessi privati. In questi giorni Napoli è in festa per San Gennaro, quale migliore occasione per un gesto pubblico riparatore?