Mostar ha un nuovo vescovo, almeno non avversa Medjugorje
La piccola diocesi dell'Erzegovina di Mostar-Duvno ha un nuovo vescovo nella persona di mons. Petar Palić. Dalle sue recenti dichiarazioni appare chiaro che apprezza i frutti spirituali di Medjugorje, dove egli si è già recato diverse volte, ma non sia né un acceso sostenitore delle apparizioni né un suo acerrimo avversario, come i suoi immediati predecessori, e si atterrà alle decisioni della Santa Sede.
La piccola diocesi dell'Erzegovina di Mostar-Duvno ha un nuovo vescovo nella persona di mons. Petar Palić, fino a oggi vescovo della diocesi croata di Lesina (Hvar). La notizia di per sé sarebbe degna di nota solamente per i fedeli del luogo, o tutt'al più per i cattolici della Croazia, se non fosse che nella diocesi di Mostar si trova Medjugorje, e che gli ultimi due vescovi di Mostar, mons. Pavao Žanić e mons. Ratko Perić, sono stati fieri avversari delle apparizioni della Beata Vergine Maria Regina della Pace quali testimoniate dai veggenti.
Mons. Palić è nato il 3 luglio 1972 in Kosovo nell'enclave croata di Janjevo, una regione caratterizzata da una forte presenza di musulmani e di cristiani ortodossi e quindi simile a quello che troverà nella sua nuova diocesi. Nel 1996 è stato ordinato sacerdote della Diocesi di Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik), mentre nel 2009 ha ottenuto il dottorato in teologia presso l'Università di Graz, in Austria. Dal 2011 al 2017 ha ricoperto diversi incarichi nella Diocesi di Ragusa di Dalmazia, mentre dal 2017 è stato Segretario della Conferenza Episcopale Croata, e dal 2018 vescovo di Lesina.
Nel 2019 ha destato una vasta eco la sua omelia di fuoco del 3 febbraio 2019 a Ragusa di Dalmazia in occasione della solennità di san Biagio, patrono della città, celebrata alla presenza dell'allora presidente Kolinda Grabar-Kitarović e del primo ministro Andrej Plenković, notoriamente cattolici “adulti” e di posizioni liberal. Nel corso di questa omelia egli ha affermato come l'esempio della vita di san Biagio ci inviti e insegni «a non essere cristiani di facciata, cristiani abitudinari, cristiani senza colore, cristiani ininfluenti, cristiani che non sono pronti a testimoniare per Gesù Cristo», bensì ci richiami «a essere cristiani che alzano la voce quando vengono messe in pericolo la libertà e la dignità della persona umana, la solidarietà». La voce dei cristiani, ha aggiunto, «nella Chiesa e nel mondo deve essere un grido, non un mormorio indistinto».
Nella sua diocesi mons. Palić ha autorizzato la celebrazione delle Sante Messe domenicali anche il sabato sera – in Croazia la cosiddetta Messa prefestiva è rarissima, e comunque i vescovi affermano che si può andare a Messa il sabato sera per la domenica solo se la domenica si è impediti. Inoltre, con lo scoppio della pandemia del Coronavirus, come gli altri vescovi croati ha sospeso le Sante Messe pubbliche per circa un mese e mezzo, e successivamente imposto varie “misure igieniche” tra le quali l'obbligatorietà della Comunione sulla mano, nell'uno e nell'altro caso l'esatto contrario di ciò che ha fatto mons. Perić nella diocesi di Mostar.
Subito dopo la sua intronizzazione a vescovo di Mostar, in un'intervista pubblicata dal quotidiano croato Večernji List, a mons. Palić è stato chiesto un parere su quelle che vengono considerate le “patate bollenti” della Diocesi di Mostar, vale a dire il problema delle parrocchie oggetto di disputa tra il clero diocesano e quello francescano e le apparizioni di Medjugorje. A proposito dei rapporti con i francescani, in tono conciliatorio il neo-vescovo ha sottolineato l'importanza della presenza del clero francescano e la ricchezza dei frutti spirituali delle parrocchie guidate dai membri dell’ordine serafico.
A riguardo di Medjugorje, il vescovo ha rivelato di esservi già stato diverse volte, «spinto da legami di amicizia, curiosità e di ammirazione per i fedeli che sono alla ricerca e che cercano sé stessi», sottolineando tuttavia di comprendere la fede «come una grazia, un dono immeritato e come una risposta personale ai doni e alle grazie di Dio» e di non cercare prove soprannaturali, «poiché altrimenti questa non sarebbe fede». Dopo la vita terrena di Gesù, aggiunge il vescovo, «la Sua predicazione, Passione, gloriosa Risurrezione e Ascensione alla gloria celeste, non c'è, né dobbiamo aspettarci alcuna nuova rivelazione riguardante la condizione fondamentale dell'umanità con riferimento alla salvezza e alla redenzione». Egli ritiene «che ogni fenomeno debba essere affrontato con calma, pazienza, prudenza, competenza, con il giusto “discernimento degli spiriti” e la giusta valutazione in questo momento». Mons. Palić ha concluso affermando che la Santa Sede segue gli avvenimenti di Medjugorje attraverso un visitatore apostolico, ed è quindi suo dovere attenersi alle istruzioni della Santa Sede.
Tra le righe di queste dichiarazioni, fatte in perfetto clericalese - nessuno che crede alle apparizioni di Medjugorje si sogna di dire che la Rivelazione pubblica non sia già terminata - appare chiaro come il nuovo vescovo di Mostar-Duvno apprezzi i frutti spirituali di Medjugorje, dove egli si è già recato diverse volte, ma non sia né un acceso sostenitore delle apparizioni né un suo acerrimo avversario, come i suoi immediati predecessori, e si atterrà alle decisioni della Santa Sede. «Non rifuggo dal recarmi a Medjugorje», ha affermato mons. Palić, sottolineando con queste parole di volere compiere una netta cesura con l’atteggiamento aprioristicamente ostile di chi l’ha preceduto sulla cattedra episcopale di Mostar-Duvno. Al contrario di mons. Perić, egli si ripromette una fattiva collaborazione con mons. Henryk Hoser, Visitatore Apostolico della parrocchia di Medjugorje, con il quale si è già incontrato, e dal quale ha già ricevuto l’invito a recarsi a Medjugorje, cosa che egli farà «con gioia» non appena avrà compreso appieno quali sono le sue competenze e quali quelle di mons. Hoser.
La posizione di mons. Palić a proposito di Medjugorje rappresenta un notevole passo in avanti, e poco importa se le sue parole siano molto misurate e certamente lontane dall’entusiastico riconoscimento dei frutti di Medjugorje che a più riprese hanno espresso in questi ultimi anni il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Vrhbosna (Sarajevo) e il Visitatore Apostolico mons. Hoser. Affinché si realizzino i piani di Dio collegati con le apparizioni a Medjugorje, infatti, la Madonna non ha bisogno di tifosi che in singolar tenzone si gettano con la lancia in resta a difendere la veridicità delle apparizioni, come invece oggi accade troppo spesso sui social network, bensì soprattutto di coerenti testimoni di fede.
Un approccio sereno verso questi fatti da parte dell’autorità ecclesiastica contribuirà allo sviluppo ordinato della pastorale per i pellegrini che si recano a Medjugorje e della vita di fede di chi segue i messaggi della Regina della Pace, cosa che spianerà la strada al fiorire delle grazie, che per portare frutti hanno bisogno anche della fattiva collaborazione di tutte le componenti della Chiesa.