Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Leonardo da Porto Maurizio a cura di Ermes Dovico
STORICITÀ DEI VANGELI

«Morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato»

I Vangeli ci danno la notizia delle notizie senza fronzoli né orpelli, asciutti e ricchi di dettagli. La cronaca di ciò che accadde, altro che simbolo...

Cultura 22_04_2011
Al Sepolcro

Molti ritengono che i racconti evangelici della resurrezione siano lacunosi ed incoerenti. È doveroso accettare questa sfida e affrontare con serenità e con metodo i quattro resoconti canonici della resurrezione di Gesù. Tranne Giovanni, gli evangelisti non hanno visto direttamente la scena: hanno perciò raccolto ed ordinato il racconto di chi ha riferito l’accaduto, dal proprio punto di vista (del testimone e del reporter). È il “terzo giorno” dal 14 nisan. Siamo già nel 16 nisan.

Il giorno è palesemente lo stesso nei quattro racconti: finito il sabato (Mt 28,1), passato il sabato (Mc 16,1), il primo giorno della settimana (Lc 24,1) e il primo giorno dopo il sabato (Gv 20,1).

L’ora della scoperta (che non necessariamente coincide con quella della resurrezione) è ben delineata: quando già albeggiava (Mt 28,1), di buon mattino, al levar del sole (Mc 16,2), prestissimo all’alba (Lc 24,1), la mattina che era ancora buio (Gv 20,1). In un precedente articolo è stato dettagliato il significato delle fasi in cui la luce del giorno subentra all’oscurità, dal “diluculum” (a Gerusalemme, inizio aprile, ore 4,30) al levar del sole (le 5,30). Quanto descritto dai vangeli avviene in questo lasso di tempo, per nulla vago. È in corso l’ultimo turno di guardia (la quarta veglia).       

Il luogo è certo, a nemmeno duecento metri dalla cinta muraria cittadina, tra il Calvario ed il Gareb, in un giardino. Le donne si avviano al sepolcro, che si trova presso il Calvario. Sono Maria di Magdala e l’altra Maria (Mt 28,1). C’è anche Salome (Mc 16,1), madre di Giacomo e Giovanni; è citata Giovanna (Lc 24,10) e non è esclusa la presenza di “altre”.  

Non sappiamo esattamente da dove partirono: da dentro le mura il tragitto deve aver superato di poco il chilometro e per compierlo si impiegano 10-15 minuti (dovevano anche portare tutto l’occorrente per le operazioni da fare sul cadavere di Gesù). Lungo il percorso la principale preoccupazione riguarda la possibilità di rimuovere la pietra (Mc 16,3) con la quale è stato sigillato il sepolcro il venerdì sera. Dai Vangeli (Mt 27,61 e Mc 15,47) si evince che erano presenti le stesse due donne, che possono perciò guidare le altre. Luca (Lc 23,55) dice la stessa cosa, senza fare nomi. Giovanni invece nomina solo gli uomini coinvolti: Giuseppe di Arimatea e Nicodemo.

Ciò che viene riferito dai Vangeli (e non è logico che lo sia stato solo qualche decennio dopo) inevitabilmente mescola i ricordi ed i sentimenti di più persone, nel rapido svolgersi dei fatti. Non è corretto confrontare i quattro resoconti come se si ponessero in alternativa, mentre è più logico cogliere i diversi particolari di ciascuno, ricavandone un quadro assai logico e trasparente, nonché realistico: non vende al lettore facili certezze ed opinioni al posto della cruda realtà, pur con le sue emozioni. E’ “il bello della diretta”, una freschezza che nessun “simbolismo” potrà mai eguagliare.

Torniamo alla domenica mattina, ancor prima delle 5,00: le donne per strada sentono una scossa di terremoto (Mt 28,2), di forte intensità. Difficile pensare che non abbia svegliato le guardie, caso mai si fossero appisolate. Le donne giungono tutte insieme al sepolcro. E’ ancora abbastanza buio.

La scena è questa: la grossa pietra è rotolata via, il sepolcro è aperto e le guardie sono come tramortite. Dai nomi riferiti le donne sono almeno quattro: Maria Maddalena, Maria di Cleofa, Salome e Giovanna. Pur nella semioscurità constatano l’assenza del corpo di Gesù all’interno del sepolcro (Lc 24,2). Sapevano perfettamente che cosa avrebbero dovuto trovare, dato che fino all’ultimo avevano osservato il luogo della sepoltura il venerdì sera.

Adesso, con il cuore già gonfio per il lutto prima e poi per lo spavento del terremoto, l’atteggiamento delle guardie, la sorpresa della pietra rotolata, la scoperta del sepolcro vuoto, lo sconcerto al pensiero che il cadavere di Gesù sia stato trafugato, le donne provano un misto di delusione, gioia, rabbia, sospetti ed indignazione. Con questo stato d’animo, sconvolte, vedono (le vedono davvero!) delle figure luminose (chi una, chi due) che ripetono loro (Mt 28,6; Mc 16,6 e Lc 24,6) che Gesù è già risorto (non si dice esattamente quando). E’ un’emozione da impazzire. Da brividi!

Le donne reagiscono secondo indole ed età. Non si sono sedute a confrontarsi: corrono! C’è chi scappa, allontanandosi quasi senza meta. La Maddalena invece scatta a perdifiato verso l’abitazione degli apostoli, probabilmente nel quartiere sede dell’ultima cena: un percorso di circa un chilometro. Scossi da questo annuncio, Pietro e Giovanni si precipitano a loro volta. Giovanni è più giovane e veloce, ma attende Pietro prima di accedere al sepolcro. Quando entrano Giovanni vede qualcosa che lo induce razionalmente a credere. I due poi si allontanano, pensierosi.

Fuori nel frattempo è sopraggiunta ancora la Maddalena. Il suo rapido andirivieni è durato meno di mezz’ora. Sono appena passate le 5 di mattina. La donna, piangente nel giardino, incontra Gesù risorto (Gv 20,11 e Mc 16,9). E lei corre ancora, per dirlo ai discepoli (Gv 20,18).

Gesù risorto incontra anche le altre donne (non ne sappiamo i nomi), forse ritornate sul luogo della sepoltura, mosse da una curiosità di capire superiore allo spavento iniziale. La Maddalena non è con loro. Esse non riferiscono subito di questa apparizione (Mc 16,8); evidentemente lo faranno in seguito (Lc 24,10), tanto che i vangeli ce ne danno notizia. Gesù ha detto loro di riferire ai discepoli che lo vedranno “in Galilea” (non è peregrina l’ipotesi, già formulata in un precedente articolo su La Bussola, che questo luogo fosse in realtà un’area così denominata a ridosso di Gerusalemme).

Tutto succede prima del sorgere del sole (a Gerusalemme il 3 di aprile, ora solare, alle 5,30) in nemmeno un’ora. I vangeli sono racconti indipendenti, ma coerenti: i dettagli si incastrano come in un puzzle, integrandosi e raramente ripetendosi. Non dovremmo sottovalutare che i racconti della resurrezione non si perdono a rilanciare vane discussioni o a privilegiare per esempio il punto di vista di Pietro o della Beata Vergine Maria. Difficile pensare che Gesù non sia apparso alla Madre, forse prima ancora della scoperta della tomba vuota. Eppure di questo non c’è menzione. I vangeli semplicemente spiegano come si è avuta la notizia: sono asciutti, ma non privi di logica e sono ricchi di dettagli. È la nuda cronaca dei fatti, nella sua immediatezza, senza opinioni e commenti, se non “nell’edizione della sera”, quando i due di discepoli di Emmaus fanno un primo punto della situazione. A loro volta verranno spiazzati da Gesù: e correranno verso gli apostoli, esattamente come tutti gli altri, che avevano corso al mattino. Di fronte ad una notizia così non si fanno tanti ragionamenti: si corre a darla.

Nel corso della stesso “terzo giorno”, 16 nisan, 3 aprile (nel calendario gregoriano) del 33, Gesù è visto anche da Pietro («è apparso a Simone», scrive Lc 24,34), dai due di Emmaus (Lc 24 e Mc 16,24) e poi da tutti gli undici riuniti (Lc 24,36 e Gv 20,19). Non sappiamo nulla delle guardie, probabilmente dileguatesi. In Matteo (Mt 28,13-16) è ben spiegato come fu gestita la testimonianza delle guardie, pagate per accreditare la “versione ufficiale”.

Gesù non è contrario alla nostra volontà di verificare. Non rimprovera Tommaso, che vuole toccare con mano. Si lascia “constatare”. Loda piuttosto la felicità di chi crederà alla parola dei testimoni, pur senza poter fare la verifica che fu concessa a lui, a beneficio di tutti. Gesù l’aveva già detto (Gv 10,37-38): «se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Con buona pace di chi farebbe della risurrezione solo un “simbolo” della nostra fede.

Una quarantina di anni fa, quando ancora il racconto del cronista era uno strumento di conoscenza più diffuso delle dirette TV, con il replay ed il melenso bla bla pallonaro, chi avesse letto gli articoli di una stessa partita scritti da quattro bravi giornalisti sportivi, avrebbe sicuramente trovato dettagli discordanti, anche se tutti riferivano quello che avevano visto.