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CRISI BANCARIA

Monte dei Paschi, una grande eredità tradita

Il salvataggio pubblico del Monte dei Paschi di Siena, con 20 miliardi di euro dalle tasche del contribuente, è una sconfitta di tutti: del buon senso, del mercato, della politica, della vigilanza, dei risparmiatori e dell'immagine dell'Italia. Una banca nata sei secoli fa per aiutare l'economia locale, è diventata il giocattolo della politica locale. Fino al fallimento a cui assistiamo.

Economia 29_12_2016
Monte dei Paschi di Siena

Con  il decreto del Governo che ha stanziato venti miliardi di euro per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena e di altre banche, si è scritto un altro capitolo di una storia fatta di passi falsi, di interessi particolari, di rapporti malati tra politica ed economia. 

Quello della banca senese è infatti un caso tutto italiano in cui si sono intrecciati gli errori di gestione con la difesa del potere politico, le ambizioni personali con l'incapacità di rispondere tempestivamente alle esigenze del nuovo scenario finanziario e soprattutto tecnologico. Nella vicenda della più antica banca del mondo, venne infatti fondata nel 1472, si è riusciti a mettere insieme una collezione di sconfitte che non ha uguali nel resto del mondo.

E' stato sconfitto il buon senso perché invece di arrivare tempestivamente all'intervento dello Stato, come realizzato dalla Spagna e dalla Germania all'inizio della crisi finanziaria, si e' tentata la strada dei piccoli rimedi, dei rinvii, delle proroghe.

E' stato sconfitto il mercato perché non si è riusciti o non si è voluto a mettere insieme le forze e i capitali necessari a valorizzare i tanti lati positivi della grande banca.

E' stata sconfitta la politica locale, per decenni impegnata a difendere il proprio potere più che cercare di rafforzare la banca aprendola a competenze e professionalità esterne.

E' stata sconfitta la politica nazionale che non ha voluto capire per tempo la gravità dei problemi e ha cercato invece di mantenere il diretto controllo dell'attività finanziaria.

E' stata sconfitta l'autorità di vigilanza, in questo caso la Banca d'Italia che ha dapprima spinto la banca a compiere scelte temerarie e costose, in particolare con l'acquisizione di altre banche, come la Banca Antonveneta e la Banca del Salento, poi non ha lanciato in tempo gli allarmi sulla crescita abnorme dei crediti in sofferenza.

E' stato sconfitto il sistema finanziario che non ha saputo o voluto trovare le risorse necessarie ad affrontare la crisi.

Sono stati sconfitti i risparmiatori che negli anni hanno sottoscritto le azioni della banca, spesso convinti dagli stessi funzionari dell'istituto.

E' stata sconfitta l'immagine dell'Italia, ancora una volta lontana dall'essere un paese normale dove le imprese inefficienti falliscono, dove il merito viene premiato e l'incapacità viene punita, dove la politica si tiene lontana dagli interessi economici.

Ce n'è abbastanza per catalogare il caso del Monte del Paschi tra i capitoli negativi di un Paese che ha la grande capacità di rovinare anche le più belle realizzazioni che ha saputo realizzare nel corso dei secoli. Il Monte dei Paschi era tra queste. Non si puo' dimenticare che la banca era sorta nella seconda metà del Quindicesimo secolo sulla base dell'esperienza che era iniziata in Umbria su sollecitazione e spesso di iniziativa dei frati francescani. Furono questi infatti a fondare i monti di pietà e i monti frumentari che attraverso il credito su pegno riuscivano a moltiplicare le scarse potenzialità finanziarie di quei tempi, aiutando artigiani e contadini a superare i momenti difficili. 

Su quegli esempi sono noti non solo i monti di pietà, ma anche le banche popolari, il credito cooperativo, le casse rurali, le casse di risparmio, tutte espressioni di una finanza legata al territorio e alle esigenze dell'economia reale. Tutte esperienze che hanno aiutato la crescita delle piccole e medie imprese che continuano a costituire la spina dorsale dell'economia italiana.

Ma il Monte dei Paschi da tempo si era allontanato da quell'esperienza diventando dagli anni Cinquanta del secolo scorso una banca al servizio degli interessi politici locali. Non può sorprendere che si sia arrivati all'amara realtà attuale.