Missili Usa in Russia: vantaggi zero, ma escalation pericolosa
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L'amministrazione Biden non ci ha messo la faccia, ma i missili ATACMS che hanno colpito ieri la Russia sono stati autorizzati dagli Usa: i vantaggi militari per l'Ucraina sono a zero perché i missili balistici sono pochi e dal raggio d'azione limitato, ma rischiano di portare a un'escalation fuori controllo.
Benché negli Stati Uniti nessun esponente dell’Amministrazione Biden (neppure un portavoce) ci abbia messo la faccia, la conferma più concreta che Washington aveva autorizzato l’Ucraina a colpire con missili balistici ATACMS il territorio russo è giunta alle 3,25 della notte tra il 18 e il 19 novembre. Il ministero della Difesa russo, ha reso noto ieri che le forze armate ucraine avrebbero lanciato un attacco con 6 missili balistici di fabbricazione americana ATACMS nella regione di Bryansk. Secondo i russi i missili sono stati individuati in volo dagli equipaggi da combattimento dei sistemi di difesa aerea che hanno abbattuto cinque missili mentre uno è stato danneggiato e i suoi frammenti sono caduti sul territorio di una struttura militare nella regione di Bryansk, provocando un incendio che è stato prontamente spento. Non ci sono state vittime né danni, ha fatto sapere Mosca.
Anche i media ucraini, citando fonti della Difesa di Kiev, hanno confermato il loro primo attacco con missili ATACMS sul territorio russo. Una fonte di Forbes Ucraina ha confermato l'attacco con gli ATACMS all’Arsenale 67 della Direzione principale missilistica e artiglieria nella città di Karachev, nella regione (oblast) russa di Bryansk.
Tuttavia nessun rappresentante ufficiale delle autorità ucraine o dei vertici militari ha confermato questa informazione. Lo Stato maggiore ucraino ha invece confermato in mattinata che le forze di difesa hanno colpito un arsenale logistico di truppe russe nei pressi della città di Karachev, nell'Oblast di Bryansk, nella notte tra il 18 e il 19 novembre, senza specificare che tipo di arma fosse stata utilizzata.
Nel pomeriggio un alto funzionario ucraino, rimasto anonimo, ha confermato alla France Presse che l’attacco nella regione russa di Bryansk è stato effettuato con missili americani ATACMS. Lo ha confermato un alto funzionario di Kiev all'agenzia di stampa France Presse, in seguito a un annuncio di Mosca.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che "l'Ucraina ha capacità a lungo raggio, ci sono droni a lungo raggio di nostra produzione. Ora abbiamo Long Neptune (un missile da crociera di produzione ucraina – NdR) e ATACMS. Useremo tutto questo" aggiungendo una velata minaccia all'Europa nel suo intervento al Parlamento Europeo
«Se qualcuno in Europa pensa di guadagnare qualcosa vendendo l'Ucraina a Putin compie un errore. Più passa il tempo più le condizioni sono peggiori, ogni giorno è il momento giusto per affrontare sempre più duramente la Russia. Dobbiamo fare di più, Putin è più piccolo se l'Europa è unita».
Questa escalation del conflitto non avrà conseguenze sull’andamento del conflitto: gli ATACMS in mano a Kiev sembrano essere pochi, hanno un raggio d’azione limitato e i russi ne hanno già abbattuti molti sul Donbass e sulla Crimea.
L’escalation con la Russia è però pericolosamente evidente così come lo è la volontà dell’amministrazione statunitense uscente di lasciare un campo minato sul percorso per giungere alla pace in Ucraina che il presidente eletto Donald Trump ha annunciato in più occasioni di voler percorrere. Che l’uso di queste armi contro il territorio russo costituisca un grave rischio di escalation senza offrire nessun vantaggio militare agli ucraini lo aveva dichiarato esplicitamente il 6 settembre scorso il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, poiché la Russia ha spostato le sue basi oltre la gittata dei missili ATACMS mentre l’Ucraina stessa ha capacità di attaccare obiettivi a lunga distanza con i droni a lungo raggio di sua produzione.
Concetto che era già emerso il 4 settembre dalle dichiarazioni di John Kirby che aveva sottolineato che la Russia ha spostato il 90% dei suoi aerei utilizzati per attaccare l’Ucraina fuori dal raggio di 300 chilometri dal confine ucraino raggiungibile dai missili ATACMS. Anche alla luce di queste considerazioni l’attacco a Bryansk è un pericoloso azzardo compiuto da un’amministrazione uscente e pesantemente sconfitta alle urne solo per danneggiare quella subentrante che ha vinto le elezioni.
Proprio ieri, il presidente Vladimir Putin ha firmato il decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa di valutare l’impiego di armi nucleari in caso di aggressione alla Russia da parte di uno stato non nucleare, se questo è stato portato a termine con il sostegno di una potenza nucleare.
Un caso che si adatta perfettamente all’attacco ucraino a Bryansk. Il governo russo ha inoltre affermato il diritto di valutare un attacco con armamenti nucleari anche in risposta a un attacco con armi convenzionali, se queste costituiscono una minaccia alla sua sovranità. Tra questi, figura un lancio su larga scala di missili, eseguito con aerei militari o droni, contro il territorio russo.
Lo stesso vale qualora tali armamenti attraversino il confine russo, e/o siano diretti alla Bielorussia. «Il principio fondamentale della dottrina è che l'uso di armamenti nucleari sia una misura di ultima istanza per proteggere la sovranità di un paese. L'emergere di nuove minacce e rischi militari ha spinto la Russia a chiarire le condizioni per l'uso di armi nucleari».
Da indiscrezioni era emerso che l’amministrazione Biden aveva chiarito che l'uso degli ATACMS avrebbe dovuto riguardare solo la regione frontaliera di Kursk. Bryansk si trova sempre al confine orientale dell'Ucraina, ma poco più a nord. Probabile che l’impiego di tali armi sia limitato alle regioni russe di frontiera con l’Ucraina e del resto il raggio d’azione degli ATACMS non consentirebbe attacchi a maggiore profondità.
Lunedì il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva dichiarato che «l’autorizzazione all’Ucraina a colpire obiettivi in territorio russo con missili a lungo raggio cambierà radicalmente l’essenza del conflitto. L’uso di missili a lungo raggio da parte di Kiev per attaccare il nostro territorio significherebbe il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e dei suoi satelliti nelle ostilità contro la Russia, così come un cambiamento radicale nella natura e nel carattere del conflitto». Zakharova ha sottolineato che la risposta di Mosca sarà «appropriata e tangibile».
Ieri invece il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che gli attacchi contro la regione di Bryansk con i missili ATACMS sarebbero stati impossibili senza la partecipazione degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ha sottolineato di non poter confermare con precisione l'informazione secondo cui gli Stati Uniti avrebbero effettivamente dato il via libera agli attacchi condotti con gli ATACMS in profondità nella Russia. L'attacco alla regione di Bryansk, secondo lui, dovrebbe essere comunque considerato un segnale dell'intenzione dei paesi occidentali di intensificare il conflitto tra Russia e Ucraina.
Lavrov ha anche espresso la speranza che l'Occidente «legga integralmente la dottrina nucleare aggiornata della Federazione Russa. Mosca - ha aggiunto - risponderà adeguatamente alla decisione degli Stati Uniti di colpire in profondità il territorio russo».
Quanto all’Europa colpisce innanzitutto che nessun alleato della NATO sembra sia stato avvisato o consultato da Washington dove peraltro nessuno si è finora assunto la responsabilità di questa decisione. Stona quindi l’assenza di reazioni da parte delle cancellerie europee, neppure per far notare la forzatura istituzionale e l’assenza di collegialità con gli alleati di cui si è reso responsabile lo staff di Biden.
Stona anche che a fronte del rischio di rappresaglie russe nessuno dei vassalli degli USA del Vecchio Continente abbia protestato o espresso critiche per una decisione tanto avventata quanto inutile per la guerra degli ucraini. In attesa di comprendere se vi saranno conseguenze militari gravi anche per la sicurezza dell’Europa è il caso di far notare che l’escalation determinata dal via libera al lancio di missili statunitensi sul suolo russo sta determinando un rialzo del prezzo del gas, oltre i 47 euro al megawattora la quotazione ad Amsterdam ieri (poi sceso a 45,9)
Forse per Stati Uniti e Russia, grandi esportatori di gas, potrebbe essere anche una buona notizia ma di certo non lo è per l’Europa in recessione economica e con l’inverno alle porte.
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