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IL CASO

Messa in latino, la stretta del Papa: proteste in arrivo

In Germania si sta consumando uno scisma, ma in Vaticano ci si scaglia contro la Messa in latino. Voci di una revisione restrittiva del Summorum Pontificum sono filtrate dall'assemblea Cei dopo le parole del Papa. Dalla Francia arrivano conferme. Sarebbe uno schiaffo a Benedetto XVI che ha voluto il motu proprio, ma dietro si cela un braccio di ferro tra Dottrina della Fede e Segreteria di Stato. Fedeli dei gruppi stabili pronti a scendere a Roma per una protesta che sarebbe clamorosa. 

Ecclesia 27_05_2021 English Español

Mentre in Germania metà della Chiesa cattolica si “accoda” ai venti scismatici filo protestanti nel silenzio di Roma, gli strali del Vaticano si stanno orientando sulla Messa in Latino. Contro i cosiddetti cattolici rigidi, quelli, per dirla con Papa Francesco alla Cei il 24 maggio scorso, che vengono accolti nei seminari e dai quali bisogna stare in guardia.

Prende corpo l’indiscrezione di questi giorni su una revisione in senso restrittivo del Summorum Pontificum, il motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007 ha liberalizzato la cosiddetta Messa tridentina e codificato la forma straordinaria dell’unico rito romano. La notizia, pubblicata in esclusiva dal sito specializzato Messa in Latino, trova conferme anche sulla sponda francese dove il sito Paix Liturgique ha riferito ulteriori dettagli circa l’incontro tra il Papa e alcuni vescovi italiani a margine dell’assemblea Cei di lunedì scorso.

Secondo MIL, che ha citato fonti all’interno della Cei, il Papa avrebbe preannunciato ai vescovi l’imminente riforma peggiorativa del Motu proprio. Che cosa, in particolare? Le informazioni ancora frammentarie non consentono conferme ufficiali, ma sembra che si voglia ritornare alla situazione precedente il Motu proprio, quella regolata dall’indulto del 1984 che concedeva la Messa in latino previo consenso del vescovo diocesano.

La grandezza del Motu proprio è stata proprio quella di liberare l’antica Messa di sempre dal ghetto in cui era stata relegata dopo il Vaticano II e dal possesso quasi esclusivo dei cosiddetti lefebvriani. Un ormai diffuso pregiudizio, vuole che il Motu proprio sia stato scritto da Benedetto XVI proprio per andare incontro alla comunità fondata a Econe dal vescovo francese. In realtà, il Summorum Pontificum non è stato mai considerato dai lefebvriani, dato che codifica l’esistenza di un unico rito, in due forme, ordinaria e straordinaria, ma è andato a vantaggio di centinaia di migliaia di fedeli, che si sono organizzati in forma di gruppo stabile e celebrano regolarmente nel mondo con frutti spirituali sotto gli occhi di tutti e vocazioni crescenti.

Oggi, a quasi 14 anni dal Summorum Pontificum, i fedeli che frequentano la Messa in latino pur non rifiutando la forma ordinaria sono tanti, e tanti sono i preti che celebrandola ne hanno tratto un beneficio spirituale e pastorale anche mentre celebrano la Messa in novus ordo, grazie ad una consapevolezza diversa. Questo deve dare fastidio al nuovo corso Vaticano, ecco il perché del riferimento alla rigidità di certi seminaristi. Una rigidità che, guarda caso, è sempre liturgica e mai teologica o psicologica.

Così come deve dar fastidio il fatto che la leggenda nera che i seguaci della Messa antica fossero in realtà dei nostalgici non trova gambe per camminare: i fedeli che sono sensibili alla forma straordinaria sono giovani, nati nel post Concilio e per nulla attratti da una sorta di vintagerie liturgica. Hanno semplicemente scoperto un tesoro e vogliono continuare a coltivarlo: la Messa di sempre. 

Secondo MIL, in Vaticano starebbero già lavorando alla terza bozza di riforma di un documento che il Papa sarebbe pronto a firmare, ma che sarebbe clamoroso perché sconfesserebbe, correggendolo e limitandolo, un documento di un pontefice ancora vivente. Ecco perché in molti pensano che una revisione del SP costituirebbe prima di tutto uno schiaffo a Benedetto XVI, il quale, promulgandolo, si augurava invece una contaminazione positiva tra le due forme.

Anche Paix Liturgique ha circoscritto le circostanze in cui il Papa ne avrebbe parlato. “Poi, una volta che i giornalisti hanno lasciato la sala del dibattito - si legge sul sito nella traduzione di MIL-, il Papa ha affrontato un tema che accomuna molti vescovi della Penisola: l'esecuzione del Summorum Pontificum. Francesco ha confermato la prossima pubblicazione di un documento che è stato sollecitato a scrivere, destinato a "reinterpretare" il Motu proprio di Benedetto XVI. La pubblicazione è stata effettivamente ritardata, in quanto il documento sembra aver provocato obiezioni e intoppi, soprattutto da parte del cardinale Ladaria e della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sostenevano che avrebbe provocato disordini e opposizioni incontrollabili in tutto il mondo. Nonostante ciò, la Segreteria di Stato starebbe spingendo per il rilascio del testo, le cui disposizioni essenziali sarebbero le seguenti:
- le comunità che celebrano secondo la forma antica potrebbero continuare a farlo;
- per contro, i sacerdoti diocesani dovrebbero ottenere un permesso specifico.

È ovvio che questo documento, inapplicabile in molti paesi tra cui la Francia, avrà soprattutto un significato simbolico: rendere la celebrazione della messa tradizionale non più un diritto, ma un'eccezione tollerata
”.

Si profila dunque uno scontro tra Congregazione per la Dottrina della fede, consapevole che una revisione del Motu proprio rappresenterebbe una ferita con migliaia di fedeli e la Segreteria di Stato.

Non è un caso che proprio la Francia sia uno dei Paesi più contrariati da questa rivoluzione, dato che la forma straordinaria si è diffusa tantissimo oltralpe così come negli Stati Uniti dove si è assistito ad una vera e propria rinascita spirituale e liturgica.

Ed è proprio dalla Francia che – stando a quanto la Bussola ha potuto appurare -, si stanno muovendo le reazioni più organizzate che puntano anche a scendere a Roma con una manifestazione sotto forma di filiale appello a salvare il Motu proprio che sarebbe anch’essa clamorosa. Migliaia di fedeli chiamati a raccolta per salvare l’antica Messa e opporsi ad una sua limitazione. Sarebbe dirompente, ma anche pericoloso per il Vaticano che, mentre in Germania si sta consumando uno scisma sotto gli occhi di tutti, si accanirebbe contro migliaia di fedeli senza alcunché da rimproverare loro, ma limitandoli nella loro sensibilità e privandoli di un diritto.

Sarebbe una forma di strabismo incomprensibile per una larghissima fetta di Chiesa sprezzantemente definita rigida o tradizionalista, ma che si sta allargando fino a comprendere fedeli che fino a pochi anni fa non avrebbero mai scommesso un centesimo sulla Messa antica e oggi ne sono attratti positivamente.